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Terza giornata
Lo Stato romano dalla repubblica all’Impero
-  Paola Montano - Margherita Isola
La territorialità nello stato romano - L'impero romano - I grafi relativi allo Stato romano
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DISTILLAZIONE DELLA TERZA GIORNATA: LO STATO ROMANO DALLA REPUBBLICA ALL’IMPERO

 

Categorie storiche di sviluppo delle forme istituzionali (  diacronia )

 

Categorie funzionali di tipo

 giuridico.

(  attualizzazione sincronica )

Eventi nodo

Periodizzazioni

Contesti storici

Fenomeni

strutturali

Forme di potere

Tipologie di statualità

Territorialità

Demografia

Economia

 

Società

Organizzazione  della popolazione

Roma
756 – 31 a.C

Patronus / patronato
Re
Imperium
Coercitio

Monarchia 

( Dittatura )

 

 

Città-stato

 

Pomerio

Pastori
Agricoltori

Populus
Gens
Familia

 

Popolo / Popolazione

 

Famiglia come società naturale

Senato
Patres
Comizi Centuriati
Comizi tributi
Consoli
Pretori
Tribuni della plebe
Intercessio
Inviolabilità

Repubblica oligarchica 

( consolato )
Proconsoli
Propretori

Stato territoriale
Confederazione

Province

Proprietà fondiaria
Milizia

 

Commercio
Imprenditori edili
Pubblicani
Appaltatori

Patrizi / Plebei

 

 

Cavalieri
Homines novi

• Consenso / opposizione
• Servizio militare
• Diritti / Doveri

• Decentramento
• Diritto di veto
• Immunità parlamentare

Clientes
Commendatio

Clientelismo

Principato di Augusto 31 a.C.

 

 

Severi
Crisi del IIIsecolo.

Imperium
Potestas
Auctoritas

 

 

Esautorazione senato

Principato / Impero

 

 

 

Autocrazia militare

Imperialismo

Integrazione economica /

 

 

Decadenza delle città
Autosufficienza economica delle villae

Liberti

 

 

Crisi della schiavitù

Schiavi semi-liberi
Coloni semi-schiavi
 

Coercibilità

Sovranità

Ratifica

 

Titolarità / Sovranità
Stato burocratico

L’intervento della terza giornata ripercorre l’evoluzione dello Stato romano sotto due prospettive diverse.

Da una parte esamina il discorso della  territorialità della compagine statale romana a partire dalle origini della città, fino alla  compiuta realizzazione del dominio imperiale del  primo secolo d.C. D’altro canto si  prende in considerazione l’organizzazione delle magistrature romane nel loro passaggio dall’età repubblicana a quella imperiale, tentando di porre in evidenza le differenze sostanziali che le distanziano dallo Stato contemporaneo.

Del periodo delle origini è stato messa in evidenza la pregnanza etimologica dei seguenti concetti :

- Populus : popolo in armi. Si ribadisce la natura militare della società romana che non conosce esercito privato e che riconduce allo stato la funzione di difesa dell’ager pubblicus. La base di reclutamento dell’esercito avverrà dapprima a partire dalle curie ( divisioni delle originarie tre tribù ) e poi a partire dalle centurie quando si sfalderà la società a carattere chiuso e gentilizio e ci sarà bisogno di allargare i quadri del reclutamento.
-
Gens : strirpe,  insieme di famiglie con un comune capostipite , che assumono una chiara funzione politica nello Stato arcaico. La gens dal punto di vista territoriale può considerarsi corrispondente al villaggio.
-
  Familia: nucleo ampio di persone che danno vita ad  aggregati di cui fanno parte anche schiavi e clienti ( persone che si ponevano sotto la protezione di un patrono di familia ricca in cambio di appoggio politico e personale ). All’interno della familia vi era il culto degli antenati ( Penati, protettori delle derrate alimentari poste nel penus , parte più interna della casa ) e dei Lari ( i capostipiti della famiglia )
-
   Pater : come ci ha tramandato anche il diritto romano dei secoli successivi, rappresenta un piccolo sovrano in seno alla familia, con potere di vita e di morte sui membri della stessa.
-
   Patronus ( protettore ): capo familia in grado di offrire sistematicamente protezione e tutela ai clienti allargando il raggio della sua influenza politica: in epoca storica tale protezione  si configurò come assistenza ai processi. 
-
   Clientes ( clienti, obbedienti, dipendenti…da “cluo = obbedisco ). Era una classe subordinata rappresentata da elementi espulsi da altri gruppi, da schiavi affrancati, da stranieri assoggettati, da piccoli proprietari con insufficienti risorse. Si impegnavano ufficalmente a prestare servizio militare alle dipendenze del loro patronus, lo appoggiavano politicamente, eseguivano lavori di varia natura. Quando si spezzerà l’omogeneità delle gentes, in concomitanza della nascita della compagine statale, verrà meno anche il tradizionale rapporto di protezione ed i clientes confluiranno nella plebe.
 


Famiglia e cliente - L’analisi di alcuni concetti è servita per operare confronti interessanti con i termini che dal latino sono passati nella nostra lingua in significati talvolta molto diversi.

Ad esempio si è ripercorsa l’etimologia del termine italiano “famiglia”, evidenziando la sua attuale connotazione di nucleo chiuso di persone conviventi, dotate di legami di sangue in un contesto privato entro il quale si colloca eminentemente la sua funzione. Si è posto a confronto tale termine con  il corrispondente latino che fa riferimento all’organismo ben più complesso presente nella società romana, nucleo allargato e base di iniziativa pubblica.

Si è proposta quindi una riflessione sui termini cliente / clientela / clientelismo”, che sono passati talvolta a definire, nella nostra lingua,  rapporti  poco limpidi di dipendenza da un potente, per realizzare fini privatistici. Le accezioni negative, assunte oggi dal termine clientelismo, mancavano nella società romana, dove  l’essere cliente di un patrono si configurava come un normale rapporto di sostegno politico oltre che una pratica di privata subordinazione, che richiedeva l’atteggiamento di ossequio.
 

Sul piano della territorialità lo stato romano si va formando tramite aggregazioni successive di aree conquistate da parte dei popoli Latini  nell’Italia centrale, a cui fa seguito lo sfruttamento del territorio ( ager romanus ).

 

-   L’esercito veniva arruolato sulla base delle curie, suddivisioni delle tre tribù originarie del popolo latino-sabino. Ogni curia – ne esistevano 10 per tribù , cioè 30 in tutto – doveva fornire 100 fanti e 10 cavalieri. E’ evidente la base ancora gentilizia della società.
-
    Struttura politica. Della monarchia primitiva non si hanno notizie precise, ma pare che nel periodo latino-sabino fossero i capi-villaggio a divenire re, basandosi sull’autorità carismatica del condottiero.
-
  La legittimazione del sovrano in periodo etrusco ha come fondamento invece la volontà divina e la forza della tradizione.


La presentazione di questa sezione ha permesso di aprire un breve discorso sulle forme di legittimazione del potere e della sovranità, che in modo trasversale caratterizzano tutto l’arco della storia. E’ stato presentato il seguente schema grafico riassuntivo.
 


La legittimazione dell'autorità e del potere carismatico
 

¨      
Il re concentrava nella sua persona tutti i diritti, essendo il capo dell’esercito, amministrando la giustizia ed esercitando le funzioni di sommo sacerdote. In periodo etrusco la monarchia si configurò come una successione dinastica di diversi capi militari, venuta a realizzarsi talvolta in forme caotiche. Egli era assistito dal senato ( da senex = vecchio ) consiglio di anziani di cento membri, organo consultivo, che raccoglieva i rappresentanti più anziani delle maggiori 100 familiae ( patres conscripti ).
 

Un importante rinnovamento in seno agli ordinamenti romani avviene nel periodo che oscilla tra la fine del VII e l’inizio del VI secolo a.C. ad opera della monarchia etrusca.

¨       Il leggendario re Servio Tullio realizzò una riforma relativa alla classificazione censitaria dei cittadini. In base a tale riforma il reclutamento avveniva soltanto in base al censo e gli oneri militari spettavano ai ceti più abbienti come commercianti ed artigiani. L’innovazione corrispondeva alla graduale sostituzione della cavalleria aristocratica con la fanteria dotata di armi pesanti, secondo il modello oplitico importato dalla Grecia.

¨       Ordinamento centuriato : contemplava  una fondamentale distinzione tra cittadini in grado si armarsi e cittadini che non avevano un censo sufficiente per provvedere all’armamento. Venivano introdotte venti tribù territoriali di cui 16 rustiche e 4 urbane. Questo sistema di suddivisione in classi della popolazione, basato sul censo, verrà perfezionato in età repubblicana con la creazione dei comizi centuriati, che assumeranno importanti funzioni politiche oltre a quelle tradizionali legate alla riscossione delle imposte ed al reclutamento militare. 

¨       Patrizi e plebei : in età regia appare già chiaramente definita la tradizionale divisione tra patrizi e plebei, che produrrà nei primi secoli della repubblica una conflittualità legata alle rivendicazioni sociali dei plebei per far parte delle magistrature repubblicane. Quelle sott'indicate  sono le ipotesi relative alla distinzione dei due gruppi ora operata in chiave territoriale, ora politica, ora economica..
 

PATRIZI
 

PLEBEI

Nucleo più antico della cittadinanza che abitò il Lazio

Elementi di altre comunità inseritisi a Roma posteriormente e divenuti clienti dei patrizi
 

Grandi proprietari terrieri

Braccianti e piccoli proprietari che versano in gravi condizioni di inferiorità
 

I latini stanziati sul Palatino

I Sabini stanziati sul Quirinale
 

Popoli vincitori
 

Popoli vinti

 

Macrologiche
¨       Definire in chiave contrastiva il concetto di res publica romana e quello di governo repubblicano
¨
       Definire il concetto di sovranità nell’ambito del quadro istituzionale della repubblica romana, attualizzandolo in relazione ai moderni concetti di sovranità delle leggi e di sovranità popolare.
¨
       Evidenziare la differenza che tocca il concetto di magistratura , passando dal modo classico all’odierna realtà. Con il termine magistratura non si identificava semplicemente il potere giudiziario ma si indicavano tutte quelle cariche pubbliche che riunivano in sé anche compiti amministrativi.

       La tradizione fa coincidere la cacciata dell’ultimo re di Roma, Tarquinio il Superbo, con un dramma privato ( l’oltraggio della nobile Lucrezia subìto da Sesto Tarquinio, figlio del re etrusco, provocò l’insurrezione del popolo romano e portò all’abbandono definitivo dell’istituto monarchico) e avalla la tesi rivoluzionaria del colpo di stato.
       E’ più plausibile pensare ad un’evoluzione graduale del passaggio dalla monarchia alla repubblica, poiché nella Roma del VI secolo non esistevano né teorici del diritto pubblico né programmi riformistici già predisposti tali da far pensare al sorgere improvviso di una costituzione tanto complessa.
      L’istituto monarchico non scomparve del tutto nella nuova costituzione repubblicana e sopravvisse nominalmente  nel Rex Sacrorum cui spettavano funzioni religiose e nell’Interrex eletto ad ogni temporanea assenza della suprema magistratura.
      Inoltre i supremi magistrati della repubblica, i due Consoli, esercitavano l’imperium , sorta di potere coercitivo, che era stata l’attribuzione propria dell’antico titolare di sovranità, il re.


Sovranità
- Si apre a questo punto una nuova riflessione sul concetto giuridico di sovranità. Sovrano è chi ha il potere in ultima istanza non riconosce potere più alto sopra di sé e  lo detiene legittimamente. In tempi e secondo punti di vista diversi il titolare della sovranità sarà individuato nel principe, nel popolo o nello stato. Il potere sovrano si esercita su due fronti, uno interno – mantenimento della pace sociale,  esazione delle tasse e amministrazione della giustizia - e uno esterno che consiste nella difesa dai nemici che minacciano l’integrità territoriale dello Stato. Le magistrature romane realizzano una prima forma di sovranità, che si incarna tuttavia  nell’azione dei patrizi, che escludono almeno all’inizio rigorosamente la plebe da ogni magistratura. Si tratta perciò di una repubblica oligarchica ( dei pochi ) e non popolare.
 

-   Pretori ( da prae-itor = colui che cammina innanzi ) magistrati annuali che esercitavano inizialmente il potere militare. Successivamente  saranno chiamati consules ( da consulo = consulto, perché dovevano sempre consultare il Senato e consultarsi reciprocamente).
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  I poteri dei pretori si estesero poi in ambito di giurisdizione civile ( amministrazione della giustizia) e penale ( condanne capitali e multe ). Essi inoltre potevano imporre tributi di guerra, disporre la distribuzione del bottino e la costruzione di opere di difesa: quindi assommavano competenze nel campo finanziario e potevano avanzare proposte di legge. La pretura, forse la più antica  magistratura, assommava un cumulo di compiti che saranno in seguito ricoperti da altre magistrature ( questori, censori, comizi tributi ).
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   I due consoli erano i supremi magistrati della repubblica ed esercitavano l’imperium, con diritto di vita e di morte sui cittadini in armi. Caratteristica di questa magistratura era l’annualità e la collegialità per cui i due colleghi avevano assoluta parità di poteri e ciascuno poteva opporre il veto ( intercessio ) alle decisioni dell’altro.
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  Tale potere cessava entro il pomerio ( fascia di terreno consacrato intorno alla città all’interno e all’esterno delle mura. Non poteva essere oltrepassato in armi).
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   Littori accompagnavano in numero di 12 i Consoli con fasci di verghe e scuri e rappresentavano simbolicamente il potere consolare.
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   Questori si occupavano di questioni finanziarie con l’amministrazione dell’erario statale e di giustizia penale di primo e secondo grado.
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   Dittatori venivano nominati in caso di grave pericolo interno od esterno, restavano in carica sei mesi ed avevano poteri assoluti anche all’interno del pomerio.
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   Res publica designa il nuovo ordinamento subentrato al regime monarchico. Non indicava  in maniera specifica la forma costituzionale, bensì semplicemente il complesso degli interessi pubblici in antitesi alla res privata cioè agli interessi personali.


Res publica / Repubblica.
Può risultare interessante confrontare il concetto romano di res publica con l’analogo concetto moderno di repubblica. Nell’uso moderno per repubblica si intende quella forma di governo a carattere rappresentativo nella quale la carica di capo dello stato viene affidata ad un Presidente, eletto dal popolo o dal Parlamento, e mantenuta per il periodo di tempo e nei limiti sanciti dalla Costituzione.
I principali tipi di governo repubblicano sono: la repubblica presidenziale ( Presidente eletto dal popolo che è anche capo del governo senza dipendenza dal parlamento), repubblica parlamentare ( il governo è espressione di una maggioranza del Parlamento, di cui deve godere la fiducia).

Nell’antichità è improprio parlare di repubblica, infatti gli stati erano caratterizzati da molte forme di privilegi e il potere non apparteneva di diritto a tutti i cittadini. Il termine res publica è impiegato come antitetico a quello di monarchia e può essere attribuito sia alle città-stato greche sia allo stato romano succeduto alla caduta della monarchia, in quanto i poteri erano assegnati dalle assemblee popolari ed erano limitati dalla temporaneità e dalla collegialità.
 

Nei primi due secoli di vita della repubblica ci furono violenti contrasti interni tra patrizi e plebei. I patrizi, principali artefici della caduta della monarchia, intendevano mantenere una posizione di assoluto predominio con l’accesso esclusivo alle magistrature. Poiché non esistevano leggi scritte, i magistrati patrizi interpretavano la tradizione giuridica in modo parziale.

I plebei, che avevano partecipato alle guerre di difesa e di conquista territoriale, avevano del resto acquistato consapevolezza di essere parte integrante dello stato e non si rassegnavano all’emarginazione sociale nella quale venivano relegati.
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    I plebei arricchiti col commercio e l’artigianato reclamavano che al loro peso economico corrispondesse un pari peso politico.
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   I plebei piccoli proprietari terrieri dovevano affrontare il dissesto economico delle loro terre causato dalle assenze durante i lunghi periodi di guerra; costretti a contrarre debiti , non erano tutelati contro i debitori insolventi e potevano essere privati della libertà personale.
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   I conflitti si espressero sul piano politico e giuridico: i plebei ricchi guidarono i plebei poveri contro il conservatorismo degli aristocratici.


Lo scontro politico tra patrizi e plebei serve a farci capire il legame che esiste in ogni tempo tra gli interessi economici delle classi sociali e le rispettive rivendicazioni politiche. Quando una classe sociale assume potere economico, automaticamente  rivendica una maggiore rappresentatività politica.
 


I plebei riuscirono ad ottenere proprie magistrature creando quasi uno Stato nello Stato. Più spesso conseguirono l’accesso l’accesso a tutte le cariche dello Stato, affiancandosi ai patrizi.

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   I Tribuni della plebe ( 2 e poi 10 )  avevano il diritto di veto ( intercessio ) sulle decisioni delle assemblee, che parevano lesive degli interessi della plebe. Siamo nel  449 a.C.
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    I concilia plebis ( assemblee della plebe )  produssero deliberazioni  con valore di leggi.
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    Gli edili ( in numero di 2 ) furono altri magistrati plebei. Avevano il compito inizialmente di amministrare il tesoro della plebe. In epoca storica ebbero la cura dei templi, degli edifici pubblici e delle strade. Ai due edili plebei si affiancarono due patrizi detti edili curuli.
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    I decemviri ( dieci uomini,  anche di origine plebea ) compilarono per la prima volta nel 451 a.C. leggi scritte,  impedendo che la giustizia fosse legata all’arbitrio  dell’interpretazione orale delle leggi consuetudinarie.
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     Nel 445 i plebei videro approvato il diritto di matrimonio con i patrizi e fu loro aperto l’accesso al tribunato militare , una sorta di  consolato.
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     I censori (2) potevano invece essere solo patrizi e dovevano provvedere al censimento dei cittadini ogni cinque  anni, scegliendo i nomi dei senatori. Tale magistratura rafforzò la posizione dei patrizi in senato.
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    Comizi centuriati . Tutta la popolazione fu divisa in cinque classi di censo ( riforma timocratica ). Si andava dalla prima classe con una rendita di 100.000 assi, fino alla quinta di 12.500. Le 5 classi erano divise in centurie  ( perché fornivano ciascuna 100 uomini all’esercito ). La prima ne forniva 98, la seconda e la terza 20, la quarta e la quinta rispettivamente 20 e 30. Al di sotto esistevano i capitecensi ( censiti come individui ) o proletari ( ricchi solo di prole )  fornivano solo addetti ai servizi.
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   Tale assemblea assunse anche connotazioni politiche oltre che militari. Infatti a Roma cittadini e soldati si identificavano perfettamente. I comizi centuriati dichiaravano la guerra, eleggevano i magistrati, si pronunziavano negli appelli per le condanne penali. Ogni centuria esprimeva un solo voto. La maggioranza era di 97 voti sul totale di 193.
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    Nel 367 a.C. fu approvato un provvedimento in base al quale si prevedeva la distribuzione dell’agro pubblico anche ai plebei evitando l’accaparramento delle terre da parte dei ricchi proprietari.
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    L’accesso al consolato fu aperto anche ai plebei nel 366 a.C.
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    Dopo le grandi conquiste del III e del II secolo si acuirono i contrasti fra i gruppi politici e le varie classi sociali. Accanto al notevole incremento nel numero degli schiavi, si affermò la nuova classe dei cavalieri   ( inizialmente coloro che militavano nella cavalleria per il loro censo, provvedendo a proprie spese ad una costosa armatura e a un cavallo, successivamente coloro che per il loro dinamismo negli affari avevano realizzato grandi concentrazioni di capitali: appaltatori, pubblicani < addetti alla riscossione dei tributi, anticipati precedentemente allo Stato>, usurai, imprenditori edili…...)
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   Questi uomini nuovi accedevano talvolta alla carica di senatori, contrapponendosi per i loro interessi all’antica classe dei patrizi, formato dai tradizionali gruppi agrari che avevano monopolizzato la carica senatoriale fino a quel momento.
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   Talvolta il ceto dei cavalieri si appoggiò anche al sottoproletariato urbano ed al proletariato rurale per ridurre l’influenza dell’aristocrazia agraria sul senato.
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    Nel 133 a.C. la legge agraria voluta da Tiberio Gracco prevedeva la ridistribuzione ai contadini poveri di parte dell’agro pubblico, precedentemente detenuto in possesso dai grandi latifondisti agrari. La legge trovò difficile applicazione e costò la vita a Tiberio. Si stava profilando una dura lotta tra classi sociali.
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    Il fratello Caio ripropose, migliorandola, la legge agraria e avanzò anche la proposta di concedere la cittadinanza agli Italici, nella prospettiva di ridurre l’influenza senatoriale. Il fallimento di questo tentativo – conclusosi con la morte di Caio – testimonia la rinata violenza dello scontro di classe in Roma, con nuove alleanze tra proletariato romano e cavalieri contro l’antico patriziato agrario.
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    Le guerre civili del  I secolo a.C. che porteranno prima alla dittatura di Cesare e quindi al principato di Augusto, sono da interpretarsi come lo sviluppo di tali scontri tra classi, sempre più generalizzati e personalizzati attorno a figure guida dei due principali schieramenti, quello degli optimates ( ottimati, aristocratici ) e quello dei populares ( democratici).
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    La riforma militare di Caio Mario ad esempio, sostituendo  al criterio della coscrizione obbligatoria, quello del servizio volontario, esteso anche ai capitecensi ( nullatenenti ), agli Italici ed agli alleati delle province  in cambio di un soldo (stipendio), trasforma l’esercito della repubblica in uno strumento di affermazione personale del comandante vittorioso ( imperator ) . I soldati divenivano clientes di un capo militare.
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    La fine della repubblica oligarchica avviene con Giulio Cesare, che, dopo la battaglia di Farsalo vittoriosa contro Pompeo ( 48 a.C.), concentra nella sua persona le cariche e le funzioni più importanti già vigenti nella stessa repubblica. Gli vennero conferiti la dittatura ed il tribunato vitalizi con poteri straordinari e l’inviolabilità, il titolo di imperator ( comando degli eserciti ) oltre   alla carica di pontefice massimo ( vertice della gerarchia religiosa ).                                      

Glossario    

Patres - Capi delle famiglie. Maschi più anziani dotati di ^potestas", potere assoluto anche di vita o di morte su tutti i membri della famiglia e sui loro beni.
Patrizi – Etimologicamente significa: membri della famiglia, figli del pater
Plebei -  Folla, moltitudine', coloro che non hanno una gens -> originariamente famiglie contadine povere
Famiglia - Discendenti maschi sottoposti all'autorità del pater, nonché schiavi e clienti
Gens – Formata da più famiglie legate da vincolo di parentela rappresentato dal fatto di avere un capostipite in comune

Clienti - Famiglie contadine che, in cambio di vantaggi economici e politici, riconoscono I’autorità di un pater. Il patto cliente-pater è sacro. I clienti venerano i Penati ( divinità legate ai defunti ) della famiglia cui appartengono.
Populus - Originariamente forse il termine designava coloro che appartenevano all'esercito, i combattenti.

 

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