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L'istruzione tecnica negli ultimi anni dell''800


Negli anni successivi, che ci portano sul finire del secolo XIX,  le ore saranno aumentate fino a trentadue e trentasei, a seconda dei vari corsi. L'istruzione secondaria tecnica fa capo al Ministero dell'Industria Agricoltura e Commercio, perché a questo spetta il compito di accudire la formazione professionale. Invece al Ministero della Istruzione Pubblica erano state in origine affidate le istituzioni propedeutiche alle facoltà universitarie.

Ma già negli anni '80 questa distinzione non ha più ragione d'essere: negli anni '90, anche sotto la spinta del movimento operaio cattolico, si torna ad insistere, con generale richiesta del mondo industriale, perché il ministero dedichi più attenzione alla qualità dell'istruzione tecnica, da tempo, comunque, scuola specialistica sul versante della formazione matematico-scientifica. Una nuova idea di cultura si va affermando.
Versante da incrementare senz'altro per lo sviluppo del paese: l'età del positivismo aveva riposto fiducia incondizionata nell'applicazione della scienza in ogni campo, perché da questa ci si attendevano prosperità e crescita economica: mentre Gran Bretagna, Francia, Germania e Stati Uniti erano già potenze industriali, l'Italia darà vita al decollo industriale solo tra il 1896 e il 1914, nell'età giolittiana: sono gli anni in cui si compiono grandi progressi nel settore siderurgico, meccanico, chimico e dell'industria elettrica.  

Ma ci vorrà poco ad accorgersi che le proprio le classi sociali impiegate nel processo di industrializzazione devono fare i conti, proprio su questo versante e in questi settori, con lampanti carenze; la scuola del giovane Regno, per altro, ha cominciato da poco a fronteggiare la serissima piaga dell'analfabetismo.
 


Una nuova idea di cultura sul finire del secolo.

Alla fine del XIX e all'inizio del XX secolo muta l'idea di  "cultura". Lo sviluppo delle arti applicate contribuirà ulteriormente a tracciare la linea di demarcazione fra i due volti del sapere: da una lato la  tradizionale cultura di stampo umanistico e scientifico; dall'altro una più recente forma di cultura, di "pubblica utilità" , frutto anche dell'istruzione professionale.
 



 


L'analfabetismo

Una rapida occhiata alle percentuali dell'analfabetismo negli anni post-risorgimentali: nel 1861 il 78%, nel 1871 il 72,96%, nel 1881 il 67,26%. Le cose migliorano in parte nel Novecento: nel 1901 il 56%; nel 1911 il 46,7%; nel 1921 il 35%; nel 1931 il 21%, nel 1951 il 12,5%. Negli anni Sessanta persiste un 8,3% e nell'ultimo ventennio, dal 1971 al 1991 la percentuale scenderà al 2,14%.

 

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