C.Achillini, La bellissima indemoniata

       

               Là nel mezzo del tempio, a l'improviso,

          Lidia traluna gli occhi e tiengli immoti,

          e mirano i miei lumi a lei devoti

          fatto albergo di furie un sì bel viso.

 

               Maledice ogni lume errante e fiso

          e par che contra Dio la lingua arroti.

          Che miracolo è questo, o sacerdoti,

          che Lucifero torni in paradiso?

 

               Forse costui, che non potea nel saggio

         sovrastar, per superbia, al suo Fattore,

         venne in costei per emolarne un raggio?

 

              Torna confuso al tuo dovuto orrore,

         torna al nodo fatal del tuo servaggio,

         e sgombra questa stanza al dio d'amore!

 

 

 

 

 

 

Il gusto dell’accostamento ardito, proprio del Barocco, trova uno dei suoi massimi esempi in questo sonetto, in cui la donna è presentata in preda ad una crisi che ne deforma la fisionomia. La donna angelicata della lirica tradizionale si trasforma così, arditamente,  in una “posseduta dal demonio”.

 

 

Achillini, Claudio (Bologna 1574 – 1640): poeta italiano, insegnò diritto civile a Ferrara e a Bologna; soggiornò anche a Roma (dove entrò nell’Accademia dei Lincei) e presso la corte di Parma. Amico e seguace del Marino, ne prese le difese nella famosa disputa con lo Stigliani. La sua raccolta di Rime e prose (1632), più volte ristampata dai contemporanei, è uno degli esempi più vistosi di linguaggio barocco, farcito di metafore bizzarre e sorprendenti.

 

 

 

 

Home, Attività, La dimensione del corpo e la bellezza femminile nella lirica barocca