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La città che sale: lo sguardo è attratto dalle linee forza
nella percezione cubo-futurista della città


"
Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un capolavoro. La poesia deve essere concepita come un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi davanti all'uomo "

"
Voglio dipingere il frutto del nostro tempo industriale. Sono nauseato dai vecchi muri e dai vecchi palazzi, dai vecciti soggetti e dai vecchi ricordL.voglìo del nuovo, dell'espressivo, del formidabile " (Boccioni)

" Noi canteremo le grandi folle agitate dal lavoro..."

( dal
Manifesto del futurismo., 1909 )
 


U. Boccioni, Forze di una strada, 1913
 

 La città che sale (1910 - 1911 ) Boccioni cominciò a lavorare all'opera nell'estate del 1910, dopo la pubblicazione del "Manifesto dei pittori futuristi". Il quadro raffigura il risveglio di una moderna città industriale, che coincide con l'inizio del lavoro nei cantieri e nelle fabbriche. Con questo dipinto l'autore si proponeva di "erigere un nuovo vibrante e dinamico altare alla vita moderna" .La composizione è dominata dalla possente figura di un cavallo, teso nello sforzo di trainare un carro con l'aiuto di diversi uomini. Il gigantesco animale è assunto a simbolo del lavoro ed è, allo stesso tempo, una grandiosa rappresentazione della forza fisica. La sua struttura ed il suo movimento sono assimilabili a quelli di una ruota: si crea. in questo modo l'effetto i di una forza centrifuga, che struttura l'intera composizione. La scena ha come sfondo la periferia industriale, con cantieri edili e ciminiere fumanti. L'opera fu definita dallo stesso Boccioni "una sintesi di lavoro, luce e colore". I bozzetti preparatori di grande intensità espressiva presentano colori vibranti ( rosso acceso, blu, verde e giallo ) per creare una sensazione di incalzante aggressività, enfatizzata dagli energici tocchi di pennello e dall'esecuzione rapida. La visione del moto vorticoso e inarrestabile prosegue oltre i limiti della cornice, con linee-forza pluridirezionali.

 

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U. Boccioni, La città che sale, 1910-11

Visioni simultanee ( 1911 ). Il quadro venne esposto alla prima mostra futurista di - Parigi del 1912. I pittori che presentarono le loro opere ( Boccioni, Carrà, Russolo, Balla e Severini ) scrissero in questa occasione una Prefazione in cui ribadirono i concetti già espressi nei manifesti precedenti del movimento futurista e definirono la loro opera "pittura degli stati d'animo".

"Visioni simultanee" è realizzazione già compiutamente futurista. Il titolo è già indicativo. Nello spazio visivo del quadro si può osservare in sintesi tutto ciò che circonda l'osservatore che si sporge sulla strada.
Del resto anche chi osserva il quadro è catapultato nella stessa sensazione di immersione totale del soggetto nelle forze della vive della città.

Affacciandosi al balcone, una donna riceve l'impatto della vorticosa attività umana nella piazza sottostante. Gli oggetti si compenetrano, si sovrappongono, si intersecano: le verticali diventano oblique in relazione alle varie posizioni assunte dal riguardante nel giro di pochi attimi: tutto è frenetico e febbrile.
Lo stato d'animo è dunque in quest'opera come in altre il fulcro della concezione della pittura boccioniana

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U. Boccioni, Visioni simultanee, 1911

Quanto appare diverso lo sguardo "attivo", pervasivo, della donna dal balcone di La strada entra nella casa (1911 ) che sembra "assorbire" la vita che la circonda, rispetto al pacato e tranquillo "contemplare" dei personaggi di Manet e Caillebotte, che guardano pienamente padroni di sé da finestre e balconi il fluire della vita cittadina !
 

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Umberto Boccioni, La strada entra nella casa , 1911
 


C. Carrà, Donna al balcone, 1912

 

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