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Presentazione del percorso
Mappa di riferimento

Il XIX secolo ha conosciuto uno dei fenomeni più caratteristici della civiltà contemporanea: la nascita e lo sviluppo della moderna città industriale. Questo fenomeno tuttavia non ha interessato omogeneamente tutta l'aIrea europea ed il nostro Paese, che ha realizzato con ritardo l'industrializzazione e ha dovuto attendere i primi anni del Novecento – l’età giolittiana - per offrire un quadro compiuto della modernità.

La città ottocentesca è infatti   molto diversa nelle sue connotazioni, passando dall'Europa all'Italia e mentre la Parigi degli Impressionisti è già una moderna metropoli, Roma vive ancora delle sue rovine e della sua storia, mentre Venezia è ritratta per la suggestione del suo paesaggio. Solo negli anni del primo Novecento anche in Italia la città industriale. farà la sua comparsa nell'immaginario artistico, e sarà oggetto di interesse e di studio da parte dei Futuristi.

La ricerca si propone di presentare un insieme di immagini, relative al panorama figurativo dell'Ottocento e del primo Novecento italiano ed europeo, che si collegano appunto al tema della città, come luogo di esperienza estetica e di ricerca espressiva.

Le varie schede non hanno come obiettivo l'approfondimento relativo ad un'opera o a un artista in particolare, ma piuttosto vogliono ricercare la continuità di questo tema ricorrente nell'arte degli ultimi due secoli, cogliendo differenze e parallelismi. Lo schema di riferimento generale ha il compito di richiamare sinteticamente i nessi tematici e cronologici. Nelle singole schede compaiono brevi commenti critici alle immagini tratti da opere generali di consultazione oppure, in alcuni casi, da testi più specifici, consultati unicamente in relazione agli autori o alle opere esaminate.

Le testimonianze iconografiche dell'immaginario urbano sono soprattutto relative al secondo Ottocento ed al primo Novecento. Infatti è la città industriale ad essere al centro dell'interesse degli artisti per i numerosi richiami che suggerisce a livello di ricerca espressiva. Parigi è ritratta da un'intera generazione di pittori, che vanno dagli anni ’60 a fine secolo, dagli Impressionisti fino al Puntinismo di Seurat, con il fascino dei suoi luoghi pubblici di divertimento, ma anche con la degradazione del lavoro operaio, con l’animazione dei boulevard e la solitudine della sua folla anonima, che, sulle rive della Senna, trascorre pigri pomeriggi estivi.   

In altri gruppi di pittori, come i Fauves o gli Espressionisti si può valutare come gli ambienti cittadini, diano lo spunto per una costante deformazione espressiva, che punta sulla violenza del colore, sulla caricatura di alcune forme di vita sociale o sulla critica della freddezza e dell’alienazione del vivere urbano.

Essenziale è infine la ricerca operata sull'immaginario urbano forse dall'unica vera avanguardia italiana, il Futurismo. Boccioni, Carrà, Severini, Balla, Russolo, Dottori e altri ancora sono attratti sistematicamente da tutte le manifestazioni del lavoro e della città industriale. Fanno oggetto, delle loro ricerche espressive, fortemente rivoluzionarie il movimento, la luce, il volo degli aerei, la velocità delle automobili... creando un vero e proprio mito del progresso industriale, quale si sta realizzando per la prima volta nell’Italia giolittiana.

Un altro aspetto notevolmente suggestivo della rilettura della città si ha con la metafisica di Giorgio De Chirico. Questa volta è la memoria del passato che, magicamente, dà forma ad una nuova immateriale città, fatta di ombre inquietanti, che parlano del dramma esistenziale dell’uomo moderno. Le esperienze parigine del pittore, che lo hanno messo a contatto con il surrealismo ed il cubismo, ci permettono di cogliere la novità della sua ispirazione; capace di fare della città un palcoscenico per magiche apparizioni.

La ricerca si conclude con la presentazione delle opere di due pittori che hanno interpretato la città industriale come una pura astrazione di solitarie ed essenziali geometrie ( Mario Sironi ), oppure riproponendola nella sua anima metallica e meccanica ( Fernand Léger).

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