L. Pirandello - La mancata identità femminile all'interno delle dinamiche del matrimonio e della vita coniugale
Così è ( se vi pare )


F. Depero, Io e mia moglie


G. De Chirico, Ettore ed Andromaca

COSI' E' (SE VI PARE) (1917)

La vita di un paesino siciliano viene scossa dall'arrivo del nuovo impiegato comunale, il signor Ponza, e di sua suocera, la signora Frola. Si mormora che con loro sia arrivata anche la moglie dell'impiegato, ma nessuno l'ha mai vista.
Non basta nè al popolino, nè ai superiori del signor Ponza che questi compia perfettamente il suo lavoro, che sia una persona inappuntabile. Tutti vogliono fare della sua vita privata un caso pubblico, per avere qualcosa di cui (s)parlare. E cresce l'interesse della gente quando si viene a sapere che la moglie del signor Ponza vive segregata in casa, senza avere rapporti neanche con la madre. L'unico contatto tra loro è affidato a poche righe scritte dalla figlia e calate dalla finestra in un cestino.
La commedia ha il ritmo di una seduta in tribunale, dove si alternano a discolparsi e a dare la loro versione dei fatti la suocera e il genero.

- La prima, messa alle strette dalla curiosità popolare, finisce per ammettere che il signor Ponza è posseduto da un sentimento ossessivo per la moglie fino a volere tutto il suo amore per sè. Così che anche l'amore filiale che la moglie nutre per la madre sia filtrato dalla sua persona.
- Di contro, il signor Ponza sostiene che la suocera sia diventata pazza per la perdita della vera figlia: infatti la donna segregata in casa sarebbe la sua seconda moglie, ma rivelarlo alla suocera le procurerebbe un dolore grandissimo.

Nell'ultima scena, la signora Ponza, con un velo nero che le copre il volto dichiara: "Io sono colei che mi si crede.". La verità è in lei, dietro la sua maschera, nascosta dalla soggettività del personaggio.

Personaggio chiave della commedia è Laudisi che sin dall'inizio della discussione è convinto che la verità assoluta non sia raggiungibile: si è di fronte a verità possibili, soggettive, contrastanti fra loro e non oggettivamente certe. Situazione paradigmatica della visione di Laudisi è il suo colloquio davanti allo specchio. Si trova solo in casa e, salutando con due dita la propria immagine riflessa, dice: "Eh caro! - chi è il pazzo di noi due? Eh lo so: io dico TU! e tu col dito indichi me. Va là che, a tu per tu, ci conosciamo bene noi due. Il guaio è che, come ti vedo io, gli altri non ti vedono... Tu per gli altri diventi un fantasma! Eppure, vedi questi pazzi? senza badare al fantasma che portano con sè, in se stessi, vanno correndo, pieni di curiosità, dietro il fantasma altrui! e credono che sia una cosa diversa.".

Laudisi di fronte alla sua immagine può "comunicare", perché lo specchio gli mostra la sua maschera, ovvero ciò che appare agli altri e che lui non può vedere. Ed anche le persone sono maschere, senza interiorità e senza radici, e solo per questo possono parlare tra di loro. Ma, svuotata com'è della verità, che è irraggiungibile, la comunicazione non è fruttuosa, perché manca il suo punto d'arrivo. La comunicazione è quindi frutto di un compromesso; è farsi come gli altri ci vedono.
 

Grafo interpretativo

SCENA OTTAVA

DETTI, la SIGNORA FROLA, TUTTI GLI ALTRI.

La signora Frola s'introdurrà tremante, piangente, supplicante, con un fazzoletto in mano, in mezzo alla ressa degli altri, tutti esagitati.

SIGNORA FROLA Signori miei, per pietà! per pietà! Lo dica lei a tutti, signor Consigliere!
AGAZZI (facendosi avanti, irritatissimo) Io le dico, signora, di ritirarsi subito! Perché lei, per ora, non può stare qua!
SIGNORA FROLA (smarrita) Perché? perché?

Alla signora Amalia:
Mi rivolgo a lei, mia buona signora...
AMALIA Ma guardi... guardi, c'è lì il Prefetto...
SIGNORA FROLA Oh! lei, signor Prefetto! Per pietà! Volevo venire da lei!
IL PREFETTO No, abbia pazienza, signora! Per ora io non posso darle ascolto. Bisogna che lei se ne vada! se ne vada via subito di qua!
SIGNORA FROLA Sì, me n'andrò! Me n'andrò oggi stesso! Me ne partirò, signor Prefetto! per sempre me ne partirò!
AGAZZI Ma no, signora! Abbia la bontà di ritirarsi per un momento nel suo quartierino qua accanto! Mi faccia questa grazia! Poi parlerà col signor Prefetto!
SIGNORA FROLA Ma perché? Che cos'è? Che cos'è?
AGAZZI (perdendo la pazienza) Sta per tornare qua suo genero: ecco! ha capito?
SIGNORA FROLA Ah! Sì? E allora, sì... sì, mi ritiro mi ritiro... subito! Volevo dir loro questo soltanto: che per pietà, la finiscano! Loro credono di farmi bene e mi fanno tanto male! Io sarò costretta ad andarmene, se loro seguiteranno a far così; a partirmene oggi stesso, perché lui sia lasciato in pace! - Ma che vogliono, che vogliono ora qua da lui? Che deve venire a fare qua lui? - Oh, signor Prefetto!
IL PREFETTO Niente, signora, stia tranquilla! stia tranquilla, e se ne vada, per piacere!
AMALIA Via, signora, sì! sia buona!
SIGNORA FROLA Ah Dio, signora mia, loro mi priveranno dell'unico bene, dell'unico conforto che mi restava: vederla almeno da lontano la mia figliuola!

Si metterà a piangere.

IL PREFETTO Ma chi glielo dice? Lei non ha bisogno di partirsene! La invitiamo a ritirarsi ora per un momento. Stia tranquilla!
SIGNORA FROLA Ma io sono in pensiero per lui! per lui, signor Prefetto! sono venuta qua a pregare tutti per lui; non per me!
IL PREFETTO Sì, va bene! E lei può star tranquilla anche per lui, gliel'assicuro io. Vedrà che ora si accomoderà ogni cosa.
SIGNORA FROLA E come? Li vedo qua tutti accaniti addosso a lui!
IL PREFETTO No, signora! Non è vero! Ci sono qua io per lui! Stia tranquilla!
SIGNORA FROLA Ah! Grazie! Vuol dire che lei ha compreso...
IL PREFETTO Sì, sì, signora, io ho compreso.
SIGNORA FROLA L'ho ripetuto tante volte a tutti questi signori: è una disgrazia già superata, su cui non bisogna più ritornare.
IL PREFETTO Sì, va bene, signora... Se le dico che io ho compreso!
SIGNORA FROLA Siamo contente di vivere così; la mia figliuola è contenta. Dunque... - Ci pensi lei, ci pensi lei... perché, se no, non mi resta altro che andarmene, proprio! e non vederla più, neanche così da lontano... Lo lascino in pace, per carità!

A questo punto, tra la ressa si farà un movimento; tutti faranno cenni; alcuni guarderanno verso l'uscio; qualche voce repressa si farà sentire.


VOCI Oh Dio... Eccola, eccola!
SIGNORA FROLA (notando lo sgomento, lo scompiglio, gemerà perplessa, tremante) Che cos'è? Che cos'è?


SCENA NONA

DETTI, la SIGNORA PONZA, poi il SIGNOR PONZA.

Tutti si scosteranno da una parte e dall'altra per dar passo alla signora Ponza che si farà avanti rigida, in gramaglie, col volto nascosto da un fitto velo nero, impenetrabile.

SIGNORA FROLA (cacciando un grido straziante di frenetica gioja ) Ah ! Lina... Lina... Lina...
E si precipiterà e s'avvinghierà alla donna velata, con l'arsura d'una madre che da anni e anni non abbraccia più la sua figliuola. Ma contemporaneamente, dall'interno, si udranno le grida del signor Ponza che subito dopo si precipiterà sulla scena.

PONZA Giulia !... Giulia !... Giulia!...

La signora Ponza, alle grida di lui, s'irrigidirà tra le braccia della signora Frola che la cingono. Il signor Ponza, sopravvenendo, s'accorgerà subito della suocera così perdutamente abbracciata alla moglie e inveirà furente:

Ah! L'avevo detto io i sono approfittati così, vigliaccamente, della mia buona fede?
SIGNORA PONZA (volgendo il capo velato, quasi con austera solennità) Non temete! non temete! Andate via. PONZA (piano, amorevolmente, alla signora Frola ) Andiamo, sì, andiamo...
SIGNORA FROLA (che si sarà staccata da sé, tutta tremante, umile, dall'abbraccio, farà eco subito, premurosa, a lui) Sì, sì... andiamo, caro, andiamo...

E tutti e due abbracciati, carezzandosi a vicenda, tra due diversi pianti, si ritireranno bisbigliandosi tra loro parole affettuose. Silenzio. Dopo aver seguito con gli occhi fino all'ultimo i due, tutti si rivolgeranno, ora, sbigottiti e commossi alla signora velata.

SIGNORA PONZA (dopo averli guardati attraverso il velo dirà con solennità cupa) Che altro possono volere da me, dopo questo, lor signori? Qui c'è una sventura, come vedono, che deve restar nascosta, perché solo così può valere il rimedio che la pietà le ha prestato.
IL PREFETTO (commosso) Ma noi vogliamo rispettare la pietà, signora. Vorremmo però che lei ci dicesse - SIGNORA PONZA (con un parlare lento e spiccato) - che cosa? la verità? è solo questa: che io sono, sì, la figlia della signora Frola -
TUTTI (con un sospiro di soddisfazione) - ah !
SIGNORA PONZA  - .....e la seconda moglie del signor Ponza -
TUTTI (stupiti e delusi, sommessamente) - oh! E come?
SIGNORA PONZA  - .... sì; e per me nessuna! nessuna!
IL PREFETTO Ah, no, per sé, lei, signora: sarà l'una o l'altra!
SIGNORA PONZA Nossignori. Per me, io sono colei che mi si crede.

Guarderà attraverso il velo, tutti, per un istante; e si ritirerà. In silenzio.


LAUDISI Ed ecco, o signori, come parla la verità

Volgerà attorno uno sguardo di sfida derisoria.

Siete contenti?

scoppierà a ridere.

Ah! ah! ah! ah!

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