La seconda metà degli '70 e gli anni '80
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    Nella seconda metà degli anni Settanta al «Cavour» due 
    brevissime presidenze: prima quella di Guido Ricotti (a.s.1975-1977), 
    già docente di Lettere all’Istituto negli anni Cinquanta; in seguito quella 
    di Salvatore Guerrera Rocca (a.s.1977-1979), eccentrica figura un po’ 
    d’antan, passato alla storia del «Cavour» come “l’ammiraglio”, per la sua 
    devozione assoluta per la Marina militare: mai prima d’allora tante visite 
    d’istruzione ai grandi porti genovesi e all’Arsenale della Marina militare 
    di La Spezia.  
    Accanto a questi docenti in quegli anni ve ne furono 
    naturalmente anche altri che, già da tempo in Istituto, vi sarebbero rimasti 
    ancora a lungo, e che hanno saputo rappresentare dei sicuri punti di 
    riferimento non solo per i propri allievi, ma anche per i giovani colleghi 
    che stavano arrivando numerosi: ad accogliere con cordialità il nuovo 
    ricambio generazionale, ricordiamo Maria Rosa Cumino (Matematica), 
    Giovanna Roncarolo (Materie letterarie), anche per la loro straordinaria 
    carica umana. Né vogliamo dimenticare due tra i sacerdoti che in quegli anni 
    furono continuativamente più  a lungo in Istituto: don Osvaldo Carlino, 
    don Paolo Orecchia.  
    Nella metà degli anni Settanta la scuola era molto 
    cambiata rispetto al decennio precedente: la contestazione dopo il 1972 e il 
    1974 si affievolì; all’Istituto si respirava il malessere generale dei 
    periodi di transizione: per quanto riguarda l’indirizzo per Geometri allora 
    in difficoltà nell’incremento, poco lasciava presagire la sua ripresa degli 
    anni Ottanta; mentre i dati riguardanti la sezione Commerciale mostravano 
    tutto sommato ancora una certa stabilità, sia nel numero degli iscritti che 
    nelle possibilità occupazionali, ma una delle antiche tradizionali 
    aspirazioni dei ragionieri (il famoso posto in banca) sembrava conoscere 
    qualche inversione di tendenza a favore della continuazione degli studi. Tra 
    le facoltà prescelte quelle dell’area linguistica o le tradizionali 
    discipline economiche e giuridiche. Anche i geometri per la prima volta, con 
    dati interessanti in ragione dei numeri, sceglievano di accedere alla 
    facoltà di Ingegneria o di Architettura e si apprestavano a divenire corsi 
    con una maggiore presenza femminile.  | 
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    I geometri: al solito, più turbolenti, ancora 
    prevalentemente un indirizzo maschile, un po’ goliardi, un po’eredi dei 
    vecchi “pistapauta” (a detta dei ragionieri), ottimi atleti, di sicuro 
    aitanti (a detta delle ragioniere).  I ragionieri: “pistini”, “troppi”, con 
    “la fissa del posto in banca” (secchioni, noiosi, a detta dei geometri).  
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    Per il corso Geometri, alcuni docenti da tanto in 
    Istituto: Lidia Bagnasco, Florindo Borgarelli, Giuseppe Bottero (“se 
    c’era uno con il camice bianco, quello era l’ingegner Bottero”), 
    Valentino Ciocchetti, Angelo Ferraris, Giovanna Roncarolo, Caterina Perazzo accanto al 
    gruppo dei più “giovani”, giunti verso la metà o la fine degli anni 
    Settanta, i “matematici” Ferruccio Gherzi, Oscar Renzulli (a dire il 
    vero all’Istituto dalla metà degli anni Sessanta). All’epoca cominciarono la 
    loro carriera nella sezione Geometri anche alcuni che oggi si apprestano 
    quasi ai trenta anni continuativi di servizio al “Cavour”: Domenico 
    Barillà, Roberto Crosio, Luisa Facelli, Immacolata Fazzone, Gaetano Lo 
    Priore (“Nino”),  Margherita Pasquino, Andreina Ruiti; tra questi anche
    Laura Corona, da non molto tempo in pensione.  
    L’Istituto all’epoca era ancora in espansione: l’Ala 
    nuova, appena conclusa, già tanto capiente non era più, tant’è che presto si 
    sarebbe dovuto ricorrere  alle succursali.  Non si stava poi tanto male 
    nelle succursali, a parte le corse di alcuni docenti che, avendo più classi, 
    mantenevano una linea perfetta scapicollandosi di qua e di là (per fortuna 
    alla sezione staccata del Seminario le suorine preparavano caffè e panini 
    succulenti durante l’intervallo).  | 
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     All’epoca, nel giro di poco tempo, si avvicendarono due presidenze: innanzitutto quella di Antonino Scandaliato (a.s.1979-1984), messinese, ma “naturalizzato” felicemente a Vercelli, città “più scandinava” di Oslo, a suo dire. Non alludeva al clima (il freddo e la nebbia infatti gli piacevano: in quanto a questo era un meridionale piuttosto atipico), ma all’efficienza nordica che, secondo lui, i vercellesi possedevano. Li stimava perché erano dei lavoratori abbastanza tenaci, come lui. 
     - Attraverso i vetri di quella finestra [la finestra 
    della presidenza] si vedeva sempre la luce accesa, fin di primo mattino; la 
    sera, a volte già a tardi, si doveva andare, con un po’ di imbarazzo, a 
    ricordargli che bisognava chiudere il portone… - ricorda Liberata Perri, in 
    quegli anni già tra il personale ATA. 
    Seguì la presidenza del casalese Franco Romussi la 
    più breve in assoluto tra quelle dell’Istituto, durata un solo anno, eppure 
    in grado di lasciare un segno, avendo dato avvio al riordino della bibloteca 
    proprio in quell’a. s. 1984-1985. Nella seconda metà degli anni Ottanta 
    l’immobilismo della secondaria superiore è obbligato a fare i conti con 
    nuove realtà territoriali, in ambito provinciale, con spinte socio-culturale 
    di segno diverso, con decisive trasformazioni nella mentalità e nel costume 
    di docenti e allievi, con la sfida tecnologica che tutte le scuole devono 
    impegnarsi a gestire velocemente. L’Istituto sarà fra le prime scuole ad 
    averne piena consapevolezza.   |