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Il Mosaico, giornale di Istituto degli anni '60

Ma ecco, sempre in quel 1954, e negli anni immediatamente successivi, accanto a questi “monumenti” un nuovo gruppo di incaricati, alcuni un po’ più “giovani” anagraficamente, non ancora in ruolo, o appena passati in ruolo, destinati, a loro volta, a rimanere all’Istituto per una vita intera. Balza agli occhi, in questo secondo gruppo, il nome dell’avvocato Piero Codegoni, vicepreside dalla metà degli anni Settanta ai primi anni Ottanta e responsabile della sezione staccate presso il Seminario arcivescovile; quello di Ettore Puccinelli (Diritto, Economia) e ancora  quello di Bianca Grondona, ovvero la Steno-dattilografia, più anziana degli altri, famosa per la sua tremenda severità e ancor più per la montagna spaventosa di esercizi che era solita assegnare di sabato, secondo quanto ricorda Giovanni Grolla, suo allievo all’epoca, poi per anni docente di inglese al «Cavour», fino al 2002, Valentino Ciocchetti (Agronomia, Estimo), Giuseppe Bottero (Topografia). E di nuovo, naturalmente, il nome di Emilio Raisaro.
Stando all’immagine trasmessa, l’Istituto era una scuola in cui vigevano  rispetto, alto senso del dovere, un insieme di regole consuetudinarie, che non era neppure il caso di mettere per iscritto: non è stato trovato un Regolamento interno d’Istituto (in guisa di quello che, ad esempio, negli anni Venti era dettato istituzionalmente per gli Istituti di Istruzione media, di competenza del Preside), ma tuttavia la disciplina era severa, senza essere coercitiva; generalmente all’interno dei Consigli dei docenti risultavano condivisi gli obiettivi e le finalità pedagogiche e didattiche, in accordo con le linee stabilite dalla Presidenza. Infatti dalla consultazione di numerosi Verbali e Relazioni non emergono casi di deroga particolare a quanto sopra detto. Si potrebbe dire che siano stati, forse, gli anni importanti per il «Cavour», in quanto a prestigio: in città si diceva semplicemente l’Istituto, con un certo qual orgoglio.
Vi fioriva una vita intellettuale vivace grazie a docenti culturalmente all’avanguardia, tra cui ricordiamo anche Gualtiero Castri, professore di Lingua e Letteratura inglese, docente dalla laurea pionieristica, essendosi specializzato anche in lingua araba e berbera presso l'Università Orientale di Napoli.
 


Gualtiero Castri (Rieti, 1909- Vercelli 1971).
 

«IL MOSAICO», il giornale d’Istituto degli anni Sessanta

Nella prima metà degli anni Sessanta il «Cavour» si muove secondo questa precisa traccia ministeriale: nella IV legislatura (1963-1968), istituita la Commissione di indagine su Stato e Pubblica Istruzione nel Paese, all’interno della programmazione economica nazionale, si prevede un aumento della spesa pubblica molto rilevante nel settore della Scuola secondaria superiore. In particolare sia l’amministrazione scolastica, sia gli istituti statistici nazionali, indirizzano la scelta scolare post-obbligatoria verso gli Istituti di Istruzione tecnica e scientifica allo scopo di sviluppare la “mobilità sociale” connessa con il possesso di un titolo tecnico. Tutte  le ipotesi di lavoro puntano su una scuola in totale sintonia con “il sistema”.

I documenti parlano un linguaggio generico e rassicurante, ma in filigrana ben più esplicito: insomma è indispensabile che «l’istituzione scolastica si collochi in maniera aderente al modello di società prefigurato» senza però che la sua «autonomia possa risolversi in una forza critica sovvertitrice ». Ma il «modello di società prefigurato» istituzionalmente, nel giro di pochi anni, incomincia a differire notevolmente da quello del decennio precedente e coincide sempre meno con quello della nuova società reale che si incontra anche appena fuori della soglia del «Cavour»: tuttavia a Vercelli solo verso la fine degli anni Sessanta comportamenti, rifiuti ad accogliere acriticamente regole e convenzioni scolastiche tradizionalmente condivise, coveranno lentamente sotto la cenere, specie all’interno dell’universo giovanile: esso sta però procedendo a metabolizzare, sebbene con lentezza, le trasformazioni che invece già ribollono in modo più acceso nella società italiana. Precauzionalmente, perciò, anche in provincia si bada ai giornali studenteschi, che fioriscono numerosi nel giro di poco tempo, forse più che incoraggiati, prudentemente tenuti d’occhio, per timore che divengano un possibile rischio.



«IL Mosaico», il giornale d’Istituto degli anni Sessanta. Archivio storico dell’Istituto.
 

Durante la presidenza dell’emiliano Umberto Cuppini, a Vercelli dal 1959 fino alla morte sopraggiunta nell’ottobre del 1964, anche in Istituto nasce infatti il quindicinale degli studenti del «Cavour», nell’anno scolastico 1963-1964.

Era il secondo periodico studentesco del «Cavour», in quanto seguiva il giornale murale dei Geometri e dei Ragionieri degli anni Quaranta, «Il Geoniere» appunto, ricordato dalla redazione in un articolo comparso proprio sul  “numero unico” del «Mosaico», il primo del giornale.
Il nome della nuova testata derivava dall’intenzione di farvi collaborare tutte le componenti dell’Istituto: il giornale era opera principalmente degli allievi, ma sembra innegabile che docenti e presidenza vagliassero bene le scelte redazionali, anche nell’intento di  seguire da vicino quelle “stilistiche”: diamine, mica si poteva sfigurare con le altre scuole e agli occhi della città. Parola d’ordine: evitare di esporsi a critiche imbarazzanti.

E mi raccomando: niente nomi nello “stupidario”, possibilmente sigle, allusioni, soprannomi: furoreggiavano all’epoca  alcune allieve, sempre chiamate per nome, ma soprattutto “la segretaria bionda” (la giovane Carla Sarasso, spesso contrapposta alla simpatica, ma certo molto meno avvenente “bruna” Jane Bertolino, la Teacher di Inglese).
In realtà le rubriche più autentiche e divertenti sono proprio quelle satiriche autoreferenziali in cui si fanno eccome i nomi e i cognomi di allievi, docenti, bidelli. Anche se alcuni amano servirsi di pseudonimi: William è Guglielmo Ivaldi, “bidellus poeticus” perché amante del “bello stile”  alquanto ampolloso, a dire la verità; Foster è Valeriano Agnesina, l’anima vera della redazione dei primi anni insieme a Carlo Perego e a Mario Martinotti. Responsabile del giornale Paolo Sangrigoli, all’epoca maggiorenne, che ne continuò la direzione come ex allievo.
Bisogna riconoscere loro un buon grado di preparazione nel trattare un po’ tutti gli argomenti: gli articoli sono generalmente scritti con notevole proprietà linguistica e dimostrano di conoscere perfettamente le regole del giornalismo.

Tra le grandi novità di quegli anni il giornale riferisce circa il Progetto «Fulbright scholarship», promosso dal senatore americano Fulbright con lo scopo di fare approfondire le conoscenze, nel campo della scuola, fra  Stati Uniti e Italia. L’articolo «A Fulbright Teacher in Cavour», firmato M.M., ovvero Mario Martinotti, uno dei redattori più attivi (nel n. 3 Anno II  del «Mosaico», a.s.1965-1966) cita in particolare Jane Bertolino, la docente che affiancava Gualtiero Castri nell’insegnamento della lingua inglese.
 


«Il Mosaico», n. 3 Anno II  articolo «A Fulbright Teacher in Cavour».
 Archivio storico dell’Istituto.


Una foto dell’a.s. 1964- ’65: il preside Magrassi premia un allievo. Si riconoscono Gualtiero Castri e Jane Bertolino. Vercelli, collezione privata


«Il Mosaico» ospita articoli scritti dal preside, dai professori, dai bidelli, conduce inchieste presso i coetanei, intervista i rappresentanti del mondo del lavoro e dello sport. Propone rubriche di letteratura, promuove le novità culturali, fa il punto sulla cronaca d’Istituto attraverso vignette e  rubriche ironiche; insomma la redazione si  impegna a fondo.

Nel numero unico risultano soprattutto interessanti i brevi articoli della prima pagina, il saluto del preside Cuppini, e un “pensiero” di Eugenio Treves sul suo compito di docente metaforicamente descritto nel semplice gesto quotidiano di «spargere ogni mattina minuzzoli di pane» per i passeri (allievi) che «vengono saltellando intorno, si accostano fiduciosi, beccano avidi e ghiotti, volano via». Ma i piatti forti del numero unico sono l’intervista dei geometri Alberto Gonella e Gaetano Romano al professor Eusebio Buffa sulla figura professionale del geometra degli anni Sessanta e un articolo del professor Emilio Raisaro sulla figura professionale del ragioniere.


Quest’ultimo informa sulle tre nuove aule dell’Istituto, quella di “Macchine contabili” con parco “Audit Scuola Olivetti” per le applicazioni pratiche di ragioneria e di contabilità; l’aula di “Macchine calcolatrici”per le esercitazioni di computisteria e di tecnica mercantile; l’aula “Banca” donata e arredata dall’Istituto bancario San Paolo di Torino per le esercitazioni-simulazione delle operazioni di gestione bancaria: uniche novità davvero di rilievo nel panorama italiano, per anni stagnante, sia nell’ambito dell’istruzione tecnica sia in quello della secondaria superiore in generale.

Una certa deferenza più marcata verso l’istituzione caratterizza soprattutto i primi numeri del giornale: ad es. nel n. 1 del quindicinale un articolo di Agostino Visconti delinea con toni elogiativi il curriculum del preside. Grazie a questo veniamo a sapere che dopo le due lauree in Chimica pura e in Farmacia, presso l’Università di Modena, Cuppini diresse dal 1937 la rivista «Vernici» e  nel 1938 fu consulente stampa della Fiera di Milano. Membro del C.L.N., dopo la guerra fu a capo di varie commissioni governative nell’ambito del settore chimico “vernici e colori”. Nel 1953 ottenne l’idoneità a preside negli Istituti industriali e nel 1959 fu destinato a Vercelli.


Il primo numero del « Mosaico»: foto del preside Umberto Cuppini. Archivio storico dell’Istituto.


Ma il giornale gli dedica soprattutto un commosso addio in occasione della morte e della trigesima, nel numero 2, novembre 1963, con articoli scritti da docenti e allievi.
Ora «Il Mosaico» si proponeva di essere lo specchio della realtà scolastica del «Cavour», come «Il Prisma» per l’Itis, e «Il coccio», venuto dopo lo “storico” Conciliatore,  per il Liceo classico: uno specchio tutto sommato abbastanza fedele della provincia, specie nelle pagine di satira tutte dedicate al mondo giovanile degli studenti, che all’epoca differiva abbastanza da quello delle metropoli dove cominciavano a farsi invece sentire le avvisaglie della contestazione e i primi movimenti studenteschi. Anche nelle pagine d’attualità, pur  trattando davvero gli argomenti che stanno loro a cuore, gli allievi sono lontani dalle inchieste spericolate del giornale milanese allora più famoso, «La zanzara», nato al liceo Parini. «Il Mosaico» tuttavia non manca di una sua autenticità, e seppure timidamente, negli ultimi numeri cerca di addentrarsi in argomenti più delicati: femminismo, politica, rapporti allievi-docenti: grandi tabù della scuola pre-Sessantotto. Serpeggia per la prima volta il vocabolo ideologia anche nei corridoi del «Cavour».

Per la prima volta, un intero corso osa (scandalo! è la “mitica” sezione A tutta femminile) presentare “lamenti unanimi” per l’eccessiva rigidità e l’autoritarismo della docente di Computisteria e Tecnica (doppio scandalo!: le ragazze “maltrattate” insorgono contro la irreprensibile signorina Maria Moscatelli, puntualità e rigore teutonico in grembiule nero dal primo all’ultimo suo giorno di scuola). Proprio nel momento culminante del dibattito tra vecchie e nuove leve «Il Mosaico» chiude i battenti. Prendono corpo schieramenti più politicizzati, il giornale potrebbe divenire uno strumento per dare fiato alle richieste troppo avanzate degli studenti, si fiuta aria di contestazione. La redazione si spacca in due e, dopo avere superato senza burrasche il maggio del 1968, naufraga perché un numero, l’ultimo, viene censurato e vi compaiono articoli diversi da quelli che alcuni allievi tra i più indomiti avevano preparato. Anche l’uscita dall’Istituto dei redattori più anziani, alcuni ormai all’università o nel mondo del lavoro, contribuì alla cessazione della testata. Ma forse l’apparente disinteresse delle nuove generazioni per il quindicinale sembra lasciare intendere che nei primi anni Settanta esse in realtà fossero più intenzionate a vivere da protagoniste i grandi cambiamenti in atto piuttosto che limitarsi a raccontarli, con o senza rischio di censura, sul giornale d’Istituto. 

Oggi in Istituto, dopo il lungo periodo nel quale fu abbandonata ogni attività giornalistica, grazie ad una redazione motivata, prosegue il giornale d’Istituto, «Cavouriamo», nato intorno agli anni Novanta, caratterizzato dall’impegno di molti studenti  che si interessano specialmente dei problemi del mondo giovanile e delle tematiche riguardanti la professionalità. Nell’anno scolastico 2003-2004 «Cavouriamo» ha vinto un importante premio al concorso nazionale dedicato al giornalismo scolastico, qualificandosi come una delle testate più originali.

Alla morte di Cuppini assunse l’incarico di presidenza per quell’anno1964-1965 Pietro Magrassi da tempo in Istituto.

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