Il liberalismo e il suo sviluppo nel corso del XIX e XX secolo
Liberalismo e democrazia

 


Alexis de Tocqueville ( 1805 - 1859 )
 

Democrazia in America ( 1840 - 1846 )

La democrazia liberale degli Stati Uniti d'America rende possibile il successo di tutti i soggetti, valorizzando le individualità. La libertà è libertà di pensiero, di azione, di associazione. Tocqueville è però spaventato dalla "tirannia della maggioranza", cioè dal fatto che il corpo sociale si identifica come l'unico soggetto di libertà, diventando potenzialmente oppressivo dei singoli e delle minoranze.

"La sola libertà che meriti questo nome è quella di perseguire il nostro bene a nostro modo, purché non cerchiamo di privare gli altri del loro o li ostacoliamo nella loro ricerca"


J. Sruart Mill (1806-1873)
 

Saggio sulla libertà ( 1859 )
 
Per l'uomo e per la società è importante la varietà di caratteri che valorizza la più completa libertà della natura umana.
L'individuo è sovrano per quanto riguarda il suo benessere fisico e morale. E' soprattutto importante la libertà di opinione valorizzata dalla diffusione della stampa.
Ciò presuppone il principio di limitazione dell'intervento statale: la società può interferire sulla sfera delle private decisioni, solo per proteggersi di fronte ad abusi del singolo su altri componenti della compagine sociale. La limitazione del potere del singolo si esercita attraverso pene e l'azione dell'opinione pubblica.

 


La dottrina
liberale ha dimostrato una straordinaria capacità di influenzare con i suoi principi di base - la libertà di pensiero, di opinione, di associazione, di religione, il diritto proprietario, il diritto di partecipazione politica - le società occidentali negli ultimi due secoli.
 
Esistono
premesse culturali  legate al giusnaturalismo,  al protestantesimo, al razionalismo cartesiano.  Tuttavia il vero liberalismo si sviluppa dopo la Rivoluzione francese da un lato come superamento dei vincoli posti dall'antico regime allo sviluppo politico ed economico, dall'altro come correzione e superamento del radicalismo democratico rivoluzionario ( giacobinismo ).
La Rivoluzione francese non viene rifiutata, ma adeguata alle necessità dell'emergente classe borghese.
Inizia così l'età del
liberalismo europeo, che abbraccia la prima metà dell'Ottocento: patrie d'elezione sono la Francia, con  Tocqueville e Constant, e l'Inghilterra, con Stuart Mill.  Qui l'empirismo liberale si era già manifestato come tutela delle libertà individuali e limitazione delle prerogative regie con il Bill of rights  fin dal 1689.
 
 Nel corso del Settecento il termine "liberale" indicava un generico atteggiamento di apertura e tolleranza, mentre nell'Ottocento acquisisce una precisa valenza etico - politica. Il regime costituzionale come garante dei diritti e di libertà dei cittadini, la nascita del dibattito parlamentare, la limitazione dell'ingerenza statale nelle attività individuali, la divisione dei poteri, la laicità delle istituzioni e la tolleranza religiosa sono i principi fondanti dell'età liberale.


Alla fine del secolo XIX l'idea liberale si trasforma. Concepita fino ad allora in termini quasi esclusivamente individualistici ed elitari, è l'avvento delle masse e dell'industrializzazione su scala europea rendono impraticabile il liberalismo nelle vecchie forme puramente garantiste, che assicurano le libertà fondamentali ai cittadini nelle forme costituzionali ( concesse dai sovrani ).

Si fanno strada nuovi bisogni collettivi che conducono alla rivendicazione di
più ampi diritti sociali ( al lavoro, all'istruzione, alla salute, alla lotta contro la povertà, al suffragio universale ). Il socialismo si fa portatore di tali istanze e le costituzioni dovranno a poco a poco divenire programmatiche in questa direzione, superando i limiti del semplice garantismo individuale di matrice ottocentesca.

Del resto il liberalismo, come rivendicazione di libertà collettive del popolo- nazione, che aveva portato alla nascita delle moderne nazioni nell'Ottocento, svincolandole dal controllo di potenze straniere, sul finire del secolo degenera lentamente nel nazionalismo. La libertà dei singoli stati-nazione, riconosciuti nella loro legittima sovranità, legata all'omogeneità etnico-culturale della sua popolazione, non si inserisce più in un rapporto di reciproca accettazione e di pacifica coesistenza. Le nazioni assumono ruolo più aggressivo, teso ad allargare la loro sfera di influenza al di là dei confini nazionali, per riaffermare pienamente il loro ruolo storico. Nasce il nazionalismo, l'imperialismo ed il colonialismo.


E. Delacroix, La libertà guida il popolo, 1830






A. Hitler come espressione della degenerazione
del nazionalismo tedesco nel XX secolo.
 


Le
ideologie autoritarie e poi totalitarie trovano nelle masse e nella figura del capo carismatico in grado di interpretarne le passioni collettive il terreno fertile per la nascita dei totalitarismi. A partire dagli anni Venti del Novecento nacquero e si svilupparono il fascismo, il nazismo e il comunismo, ideologie dalla marcata vocazione statalista e antindividualista.


Liberismo

Esiste una distinzione tra liberalismo e liberismo: mentre il primo è una teorizzazione politica, il secondo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello Stato dall'economia: perciò un'economia liberista pura è un'economia di mercato non temperata da interventi esterni.

La formulazione della dottrina liberista si deve ad Adam Smith e al suo saggio La Ricchezza delle Nazioni. Le idee di Smith furono entusiasticamente accolte dai primi liberali. Il liberalismo classico era espressione di una elite borghese legata al mondo del commercio e degli affari che si opponeva al protezionismo e al mercantilismo imposti dalle monarchie dell'epoca. Secondo questi pensatori i compiti dello Stato sarebbero dovuti venire ridotti al minimo indispensabile ( funzione giurisdizionale, difesa, ordine pubblico ).

da http://it.wikipedia.org/wiki/Liberismo

moduli della classe 4^a, MODULI DI STORIA CLASSE 5^, PAGINA INIZIALE, DOCUMENTI