Le attività tradizionali della
cascina a corte |
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Alle solite operazioni di monda e di raccolta si aggiungevano le ordinarie mansioni per la sistemazione del terreno prima della semina e per le operazioni di trebbiatura, un ciclo di lavori che impegnava intere famiglie da marzo a ottobre. La lavorazione del riso aveva bisogno cure supplementari rispetto ad altre colture e gli obbligati d’entrambi i sessi si occupavano di una vasta gamma di attività per gran parte dell’anno. I lavoratori si distinguevano in:
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Concimazione
La concimazione tradizionale ha sempre utilizzato il
normale letame, composto da escrementi bovini o equini mescolati alla paglia
di riso o allo strame di frumento. Dai principi del XX secolo, con
un'impennata a partire dagli anni del dopoguerra, la concimazione naturale è
stata sostituita dalla più selettiva concimazione prodotta dall'industria
chimica, |
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Lavori di araturaOltre ai bifolchi con i buoi e l’aratro, sul campo, erano presenti le donne. Prima si approfondiva il vecchio solco e le obbligate con le zappe intervenivano a ripulirlo e ad abbassarlo. Questa lavorazione serviva a tener livellato il più possibile il campo. Il compito dell’aratura era affidato ai salariati fissi che si occupavano degli animali da tiro. L’aratro lasciava in superficie zolle troppo grosso che andavano sminuzzate, sia passando con l’erpice fisso, sia con la zappatura che era sempre affidata alle donne.
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Slottatura
Veniva poi
immessa l'acqua
che dava modo di evidenziare le parti di terreno affioranti, abbassate e
spoltigliate con zappe dalle obbligate (
slottatura
), mentre
un cavallante livellava ulteriormente il terreno passando con una tavola di
legno trainata dall'animale.
Questa operazione risultava particolarmente fastidiosa perché veniva
compiuta a piedi nudi nell'acqua ancora fredda di marzo-aprile.
Molto gravoso era
pure il lavoro di costipazione del terreno, attuato sulla risaia col
ripetuto passaggio di mandrie.
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Semina
Tale operazione era compiuta
un tempo da avventizi particolarmente esperti, e perciò molto pagati: i
seminatori. |
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Dopo la semina iniziava un
periodo di relativa stasi di lavoro in risaia. In aprile, cioè prima
dell’inizio dei lavori di monda, si rendevano spesso necessari
interventi di manutenzione e di pulitura. |
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La monda e il trapiantoCon il termine monda si sottintendono spesso lavori diversi; la monda vera e propria che avveniva da fine maggio a giugno e in luglio ( mentre il trapianto si eseguiva quaranta giorni dopo la nascita delle piantine nel vivaio ). Le operazioni di monda, in genere, avvenivano una sola volta nelle risaie trapiantate, ed erano appannaggio delle locali, due volte nelle risaie seminate, dove intervenivano anche le migranti. Nella monda ogni squadra di mondine procedeva allineata in avanti, le erbe estirpate venivano fatte passare di mano in mano e depositate nei solchi dalle due lavoratrici che si trovavano ai lati del "pianón". L’allineamento favoriva la comunicazione e l’operazione era considerata meno faticosa di quella del trapianto dove era richiesto un ritmo incalzante. A luglio e ad agosto, le obbligate venivano mandate sia ad estirpare il riso crodo, un riso selvatico che maturava precocemente, sia a rivoltare le erbacce lasciate nei solchi. Con il trapianto si poteva utilizzare il terreno per altre colture (per esempio foraggio) prima della creazione della risaia. Esso avveniva agli inizi di giugno se si era coltivato il fieno, e tra la fine di giugno e gli inizi di luglio se si era mietuto il grano. Il trapianto manuale richiedeva grandi quantità di manodopera, poiché doveva essere realizzato in un tempo breve. Nella risaia, mentre un uomo o un ragazzo gettavano i mazzetti di riso nell’acqua, le donne si occupavano di impiantarli, procedendo a squadre allineate. Si trattava di un lavoro faticoso in quanto si doveva arretrare velocemente, sempre curve, mentre con una mano si reggeva il mazzetto e con l’altra si conficcava la piantina nel terreno. Questa lavorazione divenne ben presto l’occupazione tipica delle mondine forestiere, perché più veloci, e dei trapiantini. |
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l trapianto era la tecnica tradizionale che portava la piantina di riso dai semenzai alla risaia. Inoltre evitava una precoce lotta agli infestanti. Il trapianto era il primo dei due lavori stagionali affidati alle mondine. (Foto Ente Risi Fondo Marabelli). |
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MietituraNella mietitura chi non riusciva a mantenere il ritmo, rischiava di infortunarsi, poiché era costantemente incalzata dalla falce della compagna che le stava dietro. Per la mietitura erano impiegati sia uomini che donne del luogo e, in piccola parte, almeno in Lomellina, anche lavoratori immigrati. Per la trebbiatura invece bastavano quasi esclusivamente gli avventizi e le obbligate locali. Oggi, le mietitrebbiatrici tagliano veloci il riso e lo separano dalla paglia, concentrano su larghe superfici in tempi brevi una grande quantità di lavoro. Il riso greggio o risone è poi immesso negli impianti di essiccazione.
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L’essiccazione
L’essiccazione un tempo avveniva nelle aie delle cascine, riempiendo tutti
gli spazi dell’aia esposti al tiepido sole di inizio autunno con la marea di
chicchi di riso ancora ricoperti dalla lolla. Oggi, si usano essiccatoi che
immettono aria a temperatura variabile tra i 30 e i 45 gradi. Una volta
essiccato, il riso viene immesso nei
silos.
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La lavorazione
Nei secoli passati il riso
era consumato, in buona quantità, ridotto in farine, come avviene per il
grano. Per questo esistevano mulini adatti alla completa polverizzazione dei
chicchi. |