Il tema dell'esilio nell'opera di Ugo Foscolo

I brani selezionati sono accomunati dalla presenza del tema dell’esilio.

Nella tragedia Tieste Foscolo affronta il tema attraverso la narrazione della storia di Tieste e Atreo; nel primo brano esaminato Tieste si rivolge al fratello Atreo lamentando l’usurpazione del trono, la sua cacciata dal regno e la sua condizione di esule. Nella scena successiva Atreo propone al fratello l’alternativa fra la morte e l’esilio. Il personaggio della mitologia greca pare particolarmente adeguato per rappresentare la condizione di esule politico, cacciato dalla sua città per motivi legati alla gestione del potere. La crudele e violenta proposta di Atreo pare quanto mai moderna agli occhi del Foscolo, nella cui epoca molti dovettero scegliere fra l’esilio e la persecuzione, se non addirittura la morte.

Le Ultime lettere di Jacopo Ortis propongono in diversi passi una riflessione su questo tema: l’incipit dell’opera verrà analizzato di seguito per far notare l'intreccio di diverse tematiche care al Foscolo. Nel secondo passo considerato si parla dell’esilio come una forma di clemenza, lontana dalla violenza e dall’infamia delle persecuzioni; nel terzo si mette in rilievo tutto il peso dell’esilio e della solitudine che esso trascina con sé. Il quarto passo sconsiglia la paternità in esilio, che porterebbe alla generazione di schiavi e di infelici. Questo passo può fornire un collegamento con A Zacinto e In morte del fratello Giovanni, che rielaborano anche il tema dell’ossessione dell’illacrimata sepoltura, ovvero della morte in esilio. L’esilio è una condizione annullante, che cancella gli affetti e il legame con i propri cari e che impedisce la creazione, attraverso la paternità, di nuovi vincoli affettivi.  L’ultimo passo tratto da quest’opera consiste in una riflessione sulla tomba di Dante, simbolo dell’esule politico, che permette peraltro il collegamento intertestuale con il carme Dei Sepolcri, che nasce dalla constatazione dell’utilità della tomba e della sua solennità.

- Il sonetto 6 tratta il tema dell’esilio, al quale è stato costretto da uomini e dei, attraverso un amaro lamento.
 

- “ULTIME LETTERE DI JACOPO ORTIS” - Parte 1,2

       13 Ottobre.

   1     Ti scongiuro, Lorenzo; non ribattere più. Ho deliberato

      di non allontanarmi da questi colli. È vero ch'io aveva

      promesso a mia madre di rifuggirmi in qualche altro paese;

      ma non mi è bastato il cuore: e mi perdonerà, spero. Merita

      poi questa vita di essere conservata con la viltà, e con

      l'esilio? Oh quanti de' nostri concittadini gemeranno                  

      pentiti, lontani dalle loro case! perché, e che potremmo  

      aspettarci noi se non se indigenza e disprezzo; o al più,

      breve e sterile compassione, solo conforto che le nazioni

      incivilite offrono al profugo straniero? Ma dove cercherò    

      asilo? in Italia? terra prostituita premio sempre della          

      vittoria. Potrò io vedermi dinanzi agli occhi coloro che ci

      hanno spogliati, derisi, venduti, e non piangere d'ira?

      Devastatori de' popoli, si servono della libertà come i Papi

      si servivano delle crociate. Ahi! sovente disperando di

      vendicarmi mi caccerei un coltello nel cuore per versare      

      tutto il mio sangue fra le ultime strida della mia patria.

   2     E questi altri? - hanno comperato la nostra schiavitù,          

      racquistando con l'oro quello che stolidamente e vilmente

      hanno perduto con le armi. - Davvero ch'io somiglio un di

      que' malavventurati che spacciati morti furono sepolti vivi,

      e che poi rinvenuti, si sono trovati nel sepolcro fra le               

      tenebre e gli scheletri, certi [di] vivere, ma disperati del

      dolce lume della vita, e costretti a morire fra le bestemmie e la

      fame. E perché farci vedere e sentire la libertà, e poi ritorcerla

      per sempre…

 

tematiche biografico-affettive

esilio

incivilimento vs barbarie

temi politici

violenza, morte, suicidio

libertà vs schiavitù

sepolcri e tombe

libertà vs schiavitù


2     E questi altri? - hanno comperato la nostra schiavitù, racquistando con l'oro quello che stolidamente e vilmente hanno perduto con le armi. - Davvero ch'io somiglio un di que' malavventurati che spacciati morti furono sepolti vivi, e che poi rinvenuti, si sono trovati nel sepolcro fra le tenebre e gli scheletri, certi [di] vivere, ma disperati del dolce lume della vita, e costretti a morire fra le bestemmie e la fame. E perché farci vedere e sentire la libertà, e poi ritorcerla per sempre…

      E infamemente?

 

libertà vs schiavitù

sepolcri e tombe

libertà vs schiavitù