Ciro Di Pers

       L’orologio a rote

    

        Nobile ordigno di dentate rote

        lacera il giorno e lo divide in ore,

        ed ha scritto di fuor con fosche note

        a chi legger le sa: SEMPRE SI MORE.

 

        Mentre il metallo concavo percuote,

        voce funesta mi risuona al core;

        né del fato spiegar meglio si puote

        che con voce di bronzo il rio tenore.

 

       Perch'io non speri mai riposo o pace,

       questo, che sembra in un timpano e tromba,

       mi sfida ognor contro all'età vorace.

 

       E con que' colpi onde 'l metal rimbomba,

       affretta il corso al secolo fugace,

       e perché s'apra, ognor picchia alla tomba.

 

L’orologio, nobile ordigno frutto dell’invenzione umana, diventa metafora dello scorrere del tempo che è morte continua: si tratta di un tema che si ritrova in più di una lirica dell’età barocca. Il sonetto di Ciro di Pers ne costituisce un’espressione particolarmente sintetica e riuscita: la sensazione uditiva dei rintocchi, voce di bronzo del fato, echeggia nei suoni cupi delle rime, mentre su tutto il discorso si proietta l’immagine finale della tomba..

 

Ciro di Pers (1599 - 1663) fu uno scrittore e poeta friulano.

Nacque in una nobile famiglia, che possedeva il castello avito di Pers in Friuli. In età giovanile condusse studi filosofici; una bruciante delusione amorosa lo indusse ad entrare nell'Ordine di Malta. Partecipò a una spedizione militare contro i Turchi. Rientrato in Friuli, trascorse il resto della sua vita a San Daniele del Friuli, dove lo colse la morte. Fu autore di una tragedia, intitolata L'umiltà esaltata overo Ester regina (1664), e di una raccolta di Poesie che, uscita postuma nel 1666, ebbe dodici edizioni nell'arco di venticinque anni. Essa rappresenta una delle manifestazioni più significative della poesia del secolo, per la profondità e la coerenza con cui l'autore seppe affrontare i temi più legati alla sensibilità barocca.

 

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