C. Baudelaire - I fiori del
male
La dimensione inconscia del linguaggio simbolico ed il rapporto tra il disagio
sociale e la sua rappresentazione.
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L'ispirazione, lo spirito creativo del poeta che sa interpretare la realtà, ma che pure la trascende con la sua forma artistica, sono il vero elemento distintivo di queste personalità, che fanno della coerenza interna al linguaggio espressivo il primo codice di riconoscimento della loro autenticità esistenziale ed estetica.
La costante trasgressione dei modelli imposti dalla
società impone assoluta purezza ed
incisività al loro
universo simbolico, sorta di
sublimazione inconscia di fronte ad una realtà troppo bassa e
coinvolta nelle aspirazioni economiche al profitto, proprie della borghesia
dominante. |
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Rilevate queste implicazioni - che segnano per il
soggetto una complessità nuova delle dinamiche psicologiche - resta
il tentativo di recuperare anche
artificialmente ( attraverso l'alcool e le droghe, la sensualità del corpo
femminile inteso come legame quasi demoniaco.... ) un
rapporto più pieno, quasi mistico con la natura, che alimenti tra l'altro
l'ispirazione poetica. Tuttavia la polarità di spleen e ideal, di noia - melanconia - alienazione e di elevazione poetica, di materialità e di spirito, di male e di bene ( emblematico l'ossimoro che dà il titolo alla raccolta I fiori del male ) se è segno indubbio di un disagio storico ed esistenziale non ci parla ancora - sul piano espressivo - di una piena e totale liberazione del linguaggio dell'inconscio. Il controllo della forma poetica, l'impiego costante dell'analogia e della sinestesia, se inaugurano la poetica del simbolismo, vedono ancora riaggregati strutturalmente i campi semantici del reale e dell'immaginario simbolico in modi sostanzialmente prevedibili e razionalizzabili.
Non si è ancora operata quella decisiva rarefazione
concettuale e linguistica, che consentirà di parlare di significati
latenti e di codici espressivi puramente interni alla forma poetica,
dettati dalle dinamiche inconsce del soggetto, che nulla hanno da
condividere apparentemente con i bisogni comunicativi del lettore. Questo
passaggio avverrà solo con S. Mallarmé,
che porterà alle estreme conseguenze le ricerche di
A.Rimbaud e di P.
Verlaine sulle potenzialità del poeta
veggente magico creatore di linguaggi oscuri, complessi e
visionari. |
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in ardore trasudante veleni, spalancava in posa cinica e indolente il ventre saturo di miasmi. come a cuocerlo di tutto punto e per restituire centuplicato alla grande Natura Tale il puzzo, che crederesti di svenire là sull'erba. tutto scendeva, saliva come onda, o si slanciava sfrigolando; o il grano che un vagliatore con ritmico moto un abbozzo che tarda a definirsi sulla tela dimenticata, e che l'artista compie ci guardava con occhio ostile, spiando il momento in cui riprendere allo scheletro tu stella dei miei occhi, tu che sei il sole della mia natura, |
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Guardali, anima mia: sono veramente orribili. I
loro occhi, abbandonati dalla divina scintilla,
Traversano così l'oscurità senza confini, |
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E' un tempio la Natura ove viventi |
Analizziamo un'intervista a
Fausto Petrella (
presidente della Società Psicoanalitica Italiana.
) sul rapporto difficile dei poeti maledetti con il loro pubblico.
da
http://www.emsf.rai.it/grillo/trasmissioni.asp?d=429#freud
PETRELLA: Intanto avrei difficoltà a considerare l'opera di Baudelaire nel suo complesso come l'espressione di una follia creativa. Baudelaire aveva un controllo assoluto sul testo ed è uno dei massimi poeti francesi, che appartiene a una temperie particolarissima del decadentismo - è uno dei massimi esponenti di questo - e quindi l'opera di Baudelaire è stata censurata, ma mi risulta che venisse censurata per motivi morali, diciamo, perché si riconosceva nelle sue opere l'espressione di una sorta di pornografia intollerabile per i benpensanti dell'epoca. Quindi molti testi sono stati proprio censurati. Ma questo è successo anche per pittori, per Le déjeuner sul l'herbe. Insomma questo atteggiamento di censura era diffuso, soprattutto in riferimento al tema della sessualità e di una sessualità un po' perversa come quella di Baudelaire. I tempi sono straordinariamente cambiati. Nessuno oggi si sognerebbe di restare colpito dalla trasgressività di Baudelaire. Ecco, quindi qui non vedrei tanto l'espressione di una follia. Baudelaire era anzi un poeta altamente formale, molto ordinato nella sua espressione, molto travagliato emotivamente. Però mi sembra che tra la sua attività poetica e i vari rimedi che dava alla sua depressione, alle sue difficoltà emotive, al suo pessimo rapporto con la famiglia, che era un rapporto disastroso, ecco, mi sembra che lui se la sia cavata abbastanza bene, alla fin fine. STUDENTESSA: Baudelaire comunque rifiutava la società, cioè fu condannato in quanto esprimeva concetti che andavano contro la società. Per questo fu ritenuto pazzo.
PETRELLA: Non mi risulta che Baudelaire sia
stato ritenuto proprio pazzo. O meglio: uno può dare dei giudizi di per sé,
ma non è scattato un giudizio medico, specifico su Baudelaire o degli
internamenti a causa della sua pazzia, ecco, in questo senso. Che poi
potesse essere considerato pazzo è possibile, ma noi consideriamo pazze
molte persone. Per fortuna questi giudizi non hanno in genere degli
effetti pratici, perché non comportano dei provvedimenti. Quindi la
situazione di Baudelaire fu scandalosa perché ci fu una
pesante censura su
un'attività artistica, che poteva avere una sua legittimità. Infatti il
mondo si divise tra pro e contro. Ma questo può succedere. |
Con il termine genialità creativa la
studentessa tenta di identificare una categoria di
giudizio privilegiata, che ingloba nello stesso tempo il
riconoscimento postumo della validità artistica delle
opere di Baudelaire e la marginalità storica
del soggetto, apertamente contestato dalla società e poi
coerentemente escluso con la censura morale delle sue idee. Il termine
pazzia viene qui impiegato come sinonimo di
anormalità, che si esprime in colpevole
trasgressione, in mancanza di rapporti sociali,
di relazionatità comunicativa. Non viene recuperato invece il significato di
disagio oggettivo del poeta a misurarsi con
modelli e codici comunicativi impersonali e sostanzialmente falsi come
quelli del tempo. |