W. Blake, La tigre


L'immagine della
tigre serve a rappresentare l'universo infuocato, esplosivo sconosciuto ed affascinante, che si contrappone alla natura di tutti i giorni (simboleggiata dall'agnello); la tigre brucia nelle foreste della notte, e, infatti, il cosmo riempie le menti del suo misterioso fascino nell'oscurità, e porta terrore e stupore, e ci si domanda chi abbia fatto la tigre e chi l'agnello, e se si tratta della stessa persona, e se egli sia contento della tigre come dell'agnello; la convivenza della tigre e dell'agnello, della creatura selvaggia e dell'essere mite, vanno interpretate simbolicamente, come la denuncia della presenza nella mente umana di due qualità
contrastanti.

2. È importante notare come Blake si rivolga all'idea piuttosto che alle cose, alla Tigre piuttosto che alle tigri, all'Agnello piuttosto che agli agnelli; la figura, cioè la trasposizione dell'idea nell'immaginazione, viene esagerata, distorta, esasperata per far risaltare l'idea; l'effetto viene ottenuto mediante un linguaggio di simboli e significati.

3. In questo caso, la questione filosofica sul creatore assume un significato ambiguo: può trattarsi d'una semplice domanda, di un dubbio di natura teologica, oppure di un'accusa al creatore, per aver tollerato convivesse con il bene, forse d'aver addirittura voluto che essi convivessero (e, quindi, abbia più che accada).

4. La prima e l'ultima strofa differiscono per un verbo: nella prima si chiede chi poté foggiare l'agghiacciante simmetria della tigre, nell'ultima di chi osa foggiarla; nella prima la tigre è immanente, creata una volta per sempre, nell'ultima la tigre è un continuo di sensazioni analoghe ma distinte (create di volta in volta);
nella prima
un ente universale sovrasta il mondo, nell'ultima la mente scorre in un continuo di sensazioni, tra le quali quelle simboleggiate dalla tigre. Le due interpretazioni sono compatibili: l'idea universale della tigre, una volta creata, viene presentata alla mente; la poesia afferma, quindi, implicitamente l'esistenza del creatore sotto forma di forza creatrice e continuatrice.

 

La Tigre

Tigre! Tigre! Divampante fulgore
Nelle foreste della notte,
Quale fu l'immortale mano o occhio
Che ebbe la forza di formare
La tua agghiacciante simmetria?

In quale abissi o in quali cieli
Accese il fuoco dei tuoi occhi?
Sopra quali ali osa slanciarsi?
E quale mano afferra il fuoco?

Quali spalle quale arte
Potè torcerti i tendini del cuore?
E quando il tuo cuore ebbe il primo palpito,
Quale tremenda mano?
Quale tremendo piede?

Quale mazza e quale catena?
Il tuo cervello fu in quale fornace?
E quale incudine?
Quale morsa robusta osò serrarne
I terrori funesti?

( traduzione di G. Ungaretti )
 

 

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