Ferrara e Ravenna: le città del silenzio: G. D'Annunzio

Ferrara

O deserta bellezza di Ferrara,
ti loderò come si loda il volto
di colei che sul nostro cuor s'inclina
per aver pace di sue felicità lontane;

e loderò la chiara
sfera d'aere ed'acque
ove si chiude la mia malinconia divina
musicalmente

E loderò quella che più mi piacque
delle tue donne morte

e il tenue riso ond'ella mi delude
e l'alta immagine ond'io mi consolo
nella mia mente.
Loderò i tuoi chiostri ove tacque
l'uman dolore avvolto nelle lane
placide e cantò l'usignolo
ebro furente.

Loderò le tue vie piane,
grandi come fiumane,
che conducono all'infinito, chi va solo
col suo pensiero ardente,
e quel loro silenzio ove stanno in ascolto
tutte le porte
se il fabro occulo batte su l'incude,
e il sogno di voluttà che sta sepolto
sotto le pietre nude con la tua sorte.

Ravenna

Ravenna, glauca notte rutilante d'oro,
sepolcro di violenti custodito
da terribili sguardi,

cupa carena grave d'un incarco
imperiale, ferrea, construtta
di quel ferro onde il Fato
è invincibile, spinta dal naufragio
ai confini del mondo,
sopra la riva estrema!
Ti loderò pel funebre tesoro
ove ogni orgoglio lascia un diadema.
Ti loderò pel mistico presagio
che è nella tua selva quando trema,

che è nella selvaggia febbre in che tu ardi.
O prisca, un altro eroe tenderà l'arco
del tuo deserto verso l'infinito.
O testimone, un altro eroe farà di tutta
la tua sapienza il suo poema.
Ascolterò nel tuo profondo
sepolcro il Mare, cui 'l Tempo rapì quel lito
che da lui t'allontana; ascolterà il grido
dello sparviere, e il rombo
della procella, ed ogni disperato
gemito della selva.
"È tardi! È tardi!"
Solo si partirà dal tuo sepolcro
per vincer solo il furibondo
Mare e il ferreo Fato.
 

Prima pagina - Percorso tematico