Il ricordo del passato come bisogno umano è la dimensione fondamentale del carme foscoliano Dei Sepolcri.


La valorizzazione delle memorie del passato è il vero tema dei Sepolcri. La dimensione del ricordo è perlustrata nel lungo carme in tutte le sue articolazioni: personali, storiche, civili ed infine anche attraverso alcune suggestive rievocazioni di leggende del mondo greco ( che  fungono da veri e propri emblemi mitologici attualizzati ). Strutturalmente il ricordo per Foscolo è desiderio di permanenza di alti valori, fama di gloriose imprese, ma anche - privatamente - testimonianza di affetti dopo la morte, continuità nell'impegno civile, pietà verso la sventura dei caduti. Quindi, come si vede, l'area semantica del concetto tocca tutte le sfere dell'immaginario poetico foscoliano, ma, prima di tutto, coinvolge profondamente la personalità dell'uomo-Foscolo. Una costante è leggibile: la memoria del passato non è mai pura rievocazione, ma essa ha sempre come obiettivo il futuro, in cui si oggettiveranno i valori che il passato ha espresso. Il ricordo è innanzitutto annullamento dell'oblio naturale dato dal trascorrere del tempo ( che distrugge le testimonianze materiali delle azioni umane ). Tale annullamento degli spazi temporali si realizza sfruttando ogni strumento in possesso dell'uomo, capace di rinsaldare il suo sguardo verso ciò che non è più: il sepolcro innanzitutto e poi la poesia che rende immortale quanto è altrimenti irrevocabile.
Sinteticamente si richiamano i versi che nel carme Dei sepolcri richiamano il tema della memoria.
- vv.16-22:
Tesi materialistica - La Ragione ci dice che la morte è negazione di ogni valore umano: il sepolcro sembra essere inutile, il ricordo impossibile in quanto il tempo con la sua forza irresistibile è destinato ad eliminare ogni traccia della vita dell'uomo sulla Terra.

- vv. 23-40 : L'illusione del sepolcro - L' illusione della sopravvivenza è affidata alle tombe: l' uomo può illudersi di continuare a vivere anche dopo la morte, poiché la tomba mantiene vivo il ricordo ed istituisce un rapporto affettivo con i familiari e gli amici. La possibilità di un rapporto affettivo tra morti e vivi strappa l' uomo alla sua condizione effimera e gli conferisce quasi l' immortalità che è propria degli dèi.  

- vv. 91 - 96: Valore storico delle tombe - Intorno alle tombe si raccolgono inoltre i valori fondamentali di un popolo: esse sono dunque un metro per misurare il grado di civiltà di una  società. Solo la capacità di richiamare il senso del passato fa nascere le tradizioni civili dei popoli.

- vv. 151- 154 e 186 - 197: - le tombe dei Grandi - Nella terza parte del Carme, si affronta il tema del valore civile delle tombe: il sepolcro nasconde precisi valori che l'età presente ha il dovere di attualizzare. In questa prospettiva il ricordo del passato viene stimolato proprio dai vincoli storici del presente, che significativamente rinvia ai momenti più gloriosi della tradizione nazionale. Il poeta ci parla delle tombe dei Grandi Italiani del passato  (Macchiavelli, Michelangelo, Galileo, Dante, Petrarca, Alfieri) il cui ricordo dura nei secoli. Domina in questa parte il motivo delle tombe di Santa Croce che stimolano gli animi generosi a compiere grandi azioni e rendono sacra la terra che le accoglie. Foscolo dedica un elogio a Firenze sia per la bellezza del suo paesaggio, sia per le sue glorie letterarie, ma soprattutto perché accoglie  le glorie italiane, le uniche rimaste da quando iniziò a manifestrasi con la dominazione straniera il declino politico dell' Italia.  Ma proprio dalle memorie del passato può venire lo stimolo al riscatto. Il giorno in cui si presenterà di nuovo una speranza di gloria alle anime generose dei patrioti italiani, dalle tombe dei Grandi del passato si trarrà ispirazione ad agire. Questo è il senso dell'interrogazione di Alfieri.

- vv.226 - 234: La poesia pertetua il ricordo del passato - Nella parte finale del carme si fa riferimento ad un mezzo ulteriore,  che può venire in aiuto alla memoria umana. Quando il tempo avrà distrutto materialmente ogni monumento e resto delle passate civiltà, sarà la poesia con i suoi grandi miti ( vicende e leggende dal valore universale ) a tramandare ricordi e valori  delle antiche civiltà ai posteri. Sulla poesia si regge la tradizione dei singoli popoli.

- vv. 235 - 295 - Il mito di Troia ( Elettra, Cassandra, Omero ed Ettore ) - A partire dal valore della poesia come strumento eternatore di memorie, viene da Foscolo proposto un mito dal forte valore attualizzante. E' rievocata la memoria della città di Troia, attraverso quattro grandi immagini emblematiche: La ninfa Elettra, la profetessa Cassandra, il poeta Omero e l'eroe Ettore, il valoroso e sfortunato avversario di Achille. Ognuno di questi personaggi leggendari è emblema di una forma di ricordo. Elettra diviene, attraverso il culto ad essa riservato per volere di Giove, divinità protettrice di Troia, Cassandra avrà il compito di ricordare alle nuove generazioni troiane il destino funesto della città ma anche la sua dignità culturale e storica, Omero infine perpetuerà l'eroismo disinteressato di Ettore per la sua patria, tanto da farne un modello d'azione per ogni futuro combattente per la libertà.
 

Vero è ben, Pindemonte! Anche la Speme,
ultima Dea, fugge i sepolcri: e involve
tutte cose l'obblío nella sua notte;
e una forza operosa le affatica
di moto in moto;
e l'uomo e le sue tombe
e l'estreme sembianze e le reliquie
   della terra e del ciel traveste il tempo.
Ma perché pria del tempo a sé il mortale
invidierà l'illusîon che spento
pur lo sofferma al limitar di Dite?
Non vive ei forse anche sotterra, quando
gli sarà muta l'armonia del giorno,
se può destarla con soavi cure
nella mente de' suoi?
Celeste è questa
corrispondenza d'amorosi sensi,
celeste dote è negli umani; e spesso
per lei si vive con l'amico estinto
e l'estinto con noi, se pia la terra
che lo raccolse infante e lo nutriva,
nel suo grembo materno ultimo asilo
porgendo, sacre le reliquie renda
dall'insultar de' nembi e dal profano
piede del vulgo, e serbi un sasso il nome,
e di fiori odorata arbore amica
le ceneri di molli ombre consoli.

Dal dí che nozze e tribunali ed are
diero alle umane belve esser pietose
di se stesse e d'altrui, toglieano i vivi
all'etere maligno ed alle fere
i miserandi avanzi che Natura
con veci eterne a sensi altri destina.

Testimonianza a' fasti eran le tombe,
ed are a' figli; e uscían quindi i responsi
de' domestici Lari, e fu temuto
su la polve degli avi il giuramento:

religîon che con diversi riti
le virtú patrie e la pietà congiunta
tradussero per lungo ordine d'anni.

 A egregie cose il forte animo accendono
l'urne de' forti
, o Pindemonte; e bella
e santa fanno al peregrin la terra
che le ricetta.

Che ove speme di gloria agli animosi
intelletti rifulga ed all'Italia,
quindi trarrem gli auspici
. E a questi marmi
venne spesso Vittorio ad ispirarsi.
Irato a' patrii Numi, errava muto
ove Arno è piú deserto, i campi e il cielo
desîoso mirando; e poi che nullo
vivente aspetto gli molcea la cura,
qui posava l'austero; e avea sul volto
il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
fremono amor di patria.

E me che i tempi ed il desio d'onore
fan per diversa gente ir fuggitivo,
me ad evocar gli eroi chiamin le Muse
del mortale pensiero animatrici.
Siedon custodi de' sepolcri, e quando
il tempo con sue fredde ale vi spazza
fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
di lor canto i deserti, e l'armonia
vince di mille secoli il silenzio.

Ed oggi nella Troade inseminata
eterno splende a' peregrini un loco,
eterno per la Ninfa a cui fu sposo
Giove
, ed a Giove diè Dàrdano figlio,
onde fur Troia e Assàraco e i cinquanta
talami e il regno della giulia gente.
Però che quando Elettra udí la Parca
che lei dalle vitali aure del giorno
chiamava a' cori dell'Eliso, a Giove
mandò il voto supremo:
- E se, diceva,
a te fur care le mie chiome e il viso
e le dolci vigilie, e non mi assente
premio miglior la volontà de' fati,
la morta amica almen guarda dal cielo
onde d'Elettra tua resti la fama.
-
Cosí orando moriva. E ne gemea
l'Olimpio: e l'immortal capo accennando
piovea dai crini ambrosia su la Ninfa,
e fe' sacro quel corpo e la sua tomba.

Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
cenere d'Ilo; ivi l'iliache donne
sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
da' lor mariti l'imminente fato;
ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
le fea parlar di Troia il dí mortale,
venne; e all'ombre cantò carme amoroso,
e guidava i nepoti, e l'amoroso
apprendeva lamento a' giovinetti.

E dicea sospiranda: - Oh se mai d'Argo,
ove al Tidíde e di Läerte al figlio
pascerete i cavalli, a voi permetta
ritorno il cielo, invan la patria vostra
cercherete! Le mura, opra di Febo,
sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
in queste tombe; ché de' Numi è dono
servar nelle miserie altero nome.

E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l'altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
e interrogarle. Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l'ultimo trofeo
ai fatati Pelídi.
Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.

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