U. Foscolo - La quiete della sera e la pace della notte
fanno presagire l'idea del nulla eterno - Alla sera


La notte, nell'immaginario romantico, è ricca di valenze simboliche dal carattere talvolta irrazionale, che fanno capo soprattutto al mistero del buio avvolgente che circonda la natura e le cose.
Tuttavia in Foscolo
la pace notturna non è sinonimo di incombente minaccia o di segreto inquietante; essa diventa piuttosto referente analogico della pace eterna, del sonno profondo della morte ( che significa  a sua volta abbandono definitivo alle forze della natura, aderendo ad un equilibrio e ad un'armonia naturalmente acquietanti  ).

Il
momento della sera anticipa l'idea rasserenante della notte. Il pensiero della morte induce a guardare da una distanza infinita la realtà e quindi a distanziarsi dai turbamenti che segnano il presente. La notte è appunto rappresentazione  e presagio della finale ricongiunzione del corpo con gli elementi naturali; nella sua prefigurazione si placa lo spirito tormentato del poeta: essa assume un'efficacia liberatrice. L'indole appassionata, ribelle, insofferente alle miserie e alle costrizioni dell'età presente, in continuo conflitto con esse, si placa, dimenticando, a contatto con la natura, l'urgenza delle passioni terrene. 


Ugo Foscolo
 

Alla sera

Forse perché della fatal quiete fatal quiete
tu sei l'immago a me sì cara vieni
o Sera! E quando ti corteggian liete
le nubi estive e i zeffiri sereni,

e quando dal nevoso aere inquiete
tenebre e lunghe all'universo meni
sempre scendi invocata, e le secrete
vie del mio cor soavemente tieni.

Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme
che vanno al nulla eterno; e intanto fugge
questo reo tempo, e van con lui le torme

delle cure onde meco egli si strugge;
e mentre io guardo la tua pace, dorme
quello spirto guerrier ch'entro mi rugge


Alla sera

O sera, forse giungi a me così cara perché sei l'immagine della pace eterna, sia
quando ti accompagnano liete le nubi estive 
e i venti tiepidi che rasserenano il cielo,

sia quando dal cielo nuvoloso protendi all'universo tenebre lunghe ed inquiete, 
scendi sempre invocata e sai raggiungere
dolcemente le zone più segrete del mio cuore

<O sera > mi fai soffermare con il pensiero
sulle tracce che volgono all'idea della morte,
mentre scorre questo tempo doloroso e malvagio; e con lui si trascina la folla

degli affanni
per cui ci consumiamo sia io sia l'età presente. E mentre osservo la tua pace, si placa dentro di me quell'indole indomita che si agita nel mio animo.

 


Il sonetto è diviso in due parti, che corrispondono alle due quartine e alle due terzine di cui è composto.
La prima parte è prevalentemente descrittiva, quindi statica: descrive lo stato d'animo dell'io lirico dinanzi alla sera, colta in due momenti diversi ma equivalenti nelle risonanze affettive, l'imbrunire di una bella giornata estiva ed il calare delle tenebre in una fosca sera invernale.

La seconda parte del sonetto è più dinamica, poiché riflette su alcuni processi di trasformazione. Qui si colloca, infatti, il nucleo centrale del componimento, da cui si sprigiona tutto il suo movimento lirico, il riferimento al "nulla eterno". Si chiarisce perché la sera, in quanto immagine della morte, è cara al poeta. L'idea della a morte ha un'efficacia liberatoria, perché rappresenta l'annullamento totale della distanza tra il soggetto e la natura, tra il corpo e le forze materialistiche che animano la vita dell'uomo. Nella morte si perde l'istanza dei bisogni di realizzazione esistenziale che, in vita, spesso costituiscono vincolo invalicabile al raggiungimento della serenità. L'esistenza - nel suo armonico sviluppo - pare ricondursi alle necessarie leggi meccaniche che la regolano, senza che illusioni ed ideali mancati facciano sentire il loro peso tragicamente opprimente. La struttura dinamica di questa parte del sonetto si organizza in una duplice opposizione

nulla eterno  vs  reo tempo

pace della sera vs spirito guerriero

I primi termini sono positivi, i secondi negativi. Il primo membro dell'opposizione annulla il secondo, la struttura è quindi dinamica. Il "reo tempo" si vanifica dinanzi all'immagine del  "nulla eterno", lo "spirito guerriero" si placa dinanzi alla "pace" della sera. Risalta inoltre l'omologia tra "reo tempo" e "spirto guerrier": appare cioè chiaro che l'irrequietudine ribelle e tormentata dell'eroe è legata a un momento storico negativo. Lo scontro dell'eroe generoso ed appassionato con un contesto fortemente negativo, genera sradicamento, infelicità, irrequietudine, rivolta; anche in questo caso l'unica soluzione che si offre è il distanziamento da una situazione intollerabile con la contleplazione delle forze della natura, che rimadano alla loro necessaria legge di vita e di morte, intesa materialisticamente come annullamento totale nel tutto. 

Prima pagina - Presentazione del percorso