Foscolo dedica quest' ode ad Antonietta Fagnani
Arese che, guarita da una malattia, ritorna in società. Egli dice che
la bellezza può superare i vincoli del
tempo e della morte
se cantata dai versi dei poeti. Il poeta renderà immorale questo
alto attributo della figura femminile, idealizzandolo ed eternandolo.
Per rendere plausibile il suo tentativo celebrativo nei confronti della
nobildonna, fa riferimento a quei poeti che hanno
cantato come divinità donne mortali,
quali Bellona, Artemide e Venere, divinizzandole e rendendone eterno
il ricordo, grazie ai versi loro
dedicati. Anche Foscolo intende celebrare la bellezza di Antonietta Fagnani
Arese, rendendo eterna la sua
memoria e trasformando la bellezza in un attributo ideale, ormai staccato
dalla concretezza del tempo.
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Lei predicò la fama
Olimpia prole; pavido
Diva il mondo la chiama,
e le sacrò l'elisio
soglio, ed il certo telo,
e i monti, e il carro della luna in
cielo.
Are così a Bellona,
un tempo invitta amazzone,
die' il vocale Elicona;
ella il cimiero e l'egida
or contro l'Anglia avara
e le cavalle ed il furor prepara.
E quella a cui di
sacro
mirto te veggo cingere
devota il simolacro,
che presiede marmoreo
agli arcani tuoi Lari
ove a me sol sacerdotessa appari,
Regina fu, Citera
e Cipro ove perpetua
odora primavera
regnò beata, e l'isole
che col selvoso dorso
rompono agli Euri e al grande Ionio
il corso.
Ebbi in quel mar la culla,
ivi erra ignudo spirito
di Faon la fanciulla,
e se il notturno zeffiro
blando sui flutti spira,
suonano i liti un lamentar di lira:
ond'io, pien del nativo
Aër sacro, su l'itala
grave cetra derivo
per te le corde eolie,
e avrai divina i voti
fra gl'inni miei delle insubri
nipoti.
U.
Foscolo, All' amica risanata" vv. 61-96
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La
fama (creata dai poeti)
la proclamò figlia di Giove
gli uomini, pieni di timore religioso nei suoi confronti,
la chiamano Dea
e le hanno consacrato il trono degli inferi,
le frecce infallibili,
i monti e la luna.
Così il canto dei poeti consacrò altari a
Bellona,
un tempo semplice mortale, amazzone invincibile;
ora ella prepara contro l' avida Inghilerra l' elmo,
lo scudo , i cavalli
ed il furore guerriero dei soldati.
E colei a cui ti vedo cingere devota
di sacro mirto la statua,
che domina marmorea
le stanze più interne
dove a me sola appari sacerdotessa della dea,
fu una regina e regnò felice su Citera e Cipro,
dove profuma eternamente la primavera,
e sulle iole Ionie,
che con le loro dorsali montuose
coperte di selve
rompono il corso ai venti e alle onde del mare Ionio.
Nacqui a
Zacinto, in quelle stesse isole Ionie.
in quel mare erra Saffo,
ormai puro spirito;
e se il vento notturno
soffia dolcemente sui flutti,
le rive risuonano del lamento della sua lira:
Ispirato dall' aria della terra natale,
sacra per il ricordo che essa conserva della civiltà greca,
per celebrarti trasferisco la musicale poesia eolica
nei metri più gravi della poesia italiana
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