La poesia vince il silenzio del tempo e 
perpetua il ricordo delle grandi imprese

U. Foscolo, Dei sepolcri


  
.....Siedon custodi de' sepolcri e quando
   il tempo con sue fredde ale vi spazza
   fin le rovine, le Pimplèe fan lieti
   di lor canto i deserti, e l' armonia
   vince di mille secoli il silenzio.

vv.230-234 da "Dei Sepolcri
 

Quando il tempo distrugge la tombe e ne cancella persino le rovine, la poesia eredita la loro funzione di conservare la memoria e ridà vita al deserto col suo canto che vince la dimenticanza.


La violenza del tempo appare capace di distruggere non solo la vita degli uomini ma anche ogni suo ricordo. Il deserto è metafora dell' abbandono e della possibile assoluta assenza di tracce che gli esseri umani possono lasciare di sé, qualora abbiano il sopravvento le pure leggi materialistiche della natura. In base a queste leggi non solo vengono meno le memorie dei singoli, ma anche quelle dlegate ai popoli ed alle antiche civiltà.

La poesia sfida i secoli, vince il silenzio destinato agli uomini e alle loro opere, conservando un ricordo eterno dei fatti notevoli. Foscolo insiste sul valore eterno delle gesta umane, che la poesia può proiettare nei secoli futuri. Le  Muse, divinità greche della poesia, hanno il compito di raccogliere l' eredità del più antico passato, evitando la sua totale cancellazione.
 


Omero, il sacro vate
 


La difesa di Troia
 

E voi, palme e cipressi che le nuore
piantan di Priamo, e crescerete ahi presto
di vedovili lagrime innaffiati,
proteggete i miei padri: e chi la scure
asterrà pio dalle devote frondi
men si dorrà di consanguinei lutti,
e santamente toccherà l'altare.
Proteggete i miei padri. Un dí vedrete
mendico un cieco errar sotto le vostre
antichissime ombre, e brancolando
penetrar negli avelli, e abbracciar l'urne,
e interrogarle.
Gemeranno gli antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l'ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.

vv. 279 - 295 da "Dei Sepolcri"


E voi palme e cipressi, che crescerete ben presto.
nutriti dalle lacrime delle vedove troiane,
proteggete i miei padri; chi la scure 
terrà lontana  pietoso dalle sacre foglie
meno avrà da dolersi della morte dei congiunti,
e potrà toccare gli altari degli dei con mano pura:
< palme e cipressi > proteggete i miei padri
Un giorno vedrete mendico e cieco un poeta vagare
sotto le vostre antichissime ombre, e brancolando
entrare nei sepolcri, abbracciare le urne, 
e interrogarle: Gemeranno le tombe
nelle parti più interne, e narreranno la vicenda
di Troia rasa al suolo due volte e due volte ricostruita
splendidamente sui suoi resti
per fare più bello e grande l'ultima vittoria
dei Greci baciati dal destino. Il sacro poeta Omero
placando quelle anime con i suoi versi,
renderà eterno il ricordo dei Greci vincitori
per tutte le terre che abbraccia il grande oceano.
Anche tu avrai l'onore del ricorso; Ettore,
ovunque sia consacrato e compianto il sangue 
versato per la propria patria, per sempre
finché il sole risplenda sulle sciagure uman

 

La rievocazione del sacrificio eroico di Ettore da parte di Omero

L'esempio più alto della funzione civile della poesia è dato - negli ultimi versi dei Sepolcri - dalla figura di Omero. Costui, cantando la guerra di Troia, placherà il dolore dei padri della patria troiana, afflitti per la rovina della loro città ( la poesia ha la funzione consolatoria del dolore). Al tempo stesso renderà eterna la fama dei principi greci ( Argivi ) vittoriosi  ( la poesia ha anche infatti una funzione celebrativa ).

Per Foscolo il ruolo del poeta è sacro. Omero nel comporre l'Iliade, interrogherà le tombe dei padri di Troia, tramandando il ricordo di quella civiltà scomparsa.  E per rendere davvero memorabile la vicenda legata all'antica civiltà egli celebrerà anche il sacrificio degli sconfitti ( Ettore ), perpetuando il ricordo di chi è morto per la sua patria.

La poesia non ha solo il compito di conservare la memoria delle azioni vittoriose ( celebrandone la grandezza ), ma deve serbare anche il ricordo degli sconfitti, delle sofferenze, delle sventure patite, del sangue versato eroicamente ( venerando religiosamente anche questo tipo di sacrificio ). Essa  stimolando all' azione eroica attraverso l'emulazione, contemporaneamente desta sentimenti più miti, quali la compassione e la solidarietà per le sventure e le sofferenze degli uomini. Quindi il suo ruolo è pieno ed insostituibile.

Gli ultimi versi ci ricordano infine l'universalità del mito e la sua possibilità di essere continuamente attualizzato. Infatti Foscolo ci dice  che la memoria delle gesta sfortumnate di Ettore - grazie alla poesia eternatrice di Omero - si diffonderanno  per tutte le terre circondate dall'Oceano, il grande fiume che, secondo la mitologia greca, circondava la Terra. La poesia avrà cioè per sempre la funzione di rendere vivo l'esempio dell'eroe troiano in ogni luogo segnato dalla civiltà umana.
 

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