L' animo di Ugo Foscolo lo ha sempre portato a cercare di cambiare
- nel contesto storico dell'età napoleonica - il destino di asservimento
dell'Italia. Egli, più di una volta, sembra idealizzare
la prospettiva della rivolta contro ogni
sorta di calcolo e di opportunità. Questo
atteggiamento caratterizza certamente gli ideali concreti dell'uomo Foscolo,
giacobino e sostenitore della Repubblica democratica veneziana, tradita da
Napoleone nel 1796.
A livello letterario il personaggio di Jacopo Ortis - protagonista dell'omonimo
romanzo epistolare - incarna i valori del giovane poeta, costretto all'esilio
dal ritorno degli Austriaci a Venezia, ma pronto a
ritentare l'avventura militare per ridare la libertà alla sua città.
Gli entusiasmi di Jacopo si infrangono contro la dura realtà storica, che vede
la lenta trasformazione di Napoleone da liberatore dell'Europa a uomo di potere
( Impero napoleonico ).
La vicenda
dell'Ortis lega la problematica politica ad una posizione ideale del giovane
Foscolo, che si trova ad agire nella società veneziana di fine secolo. La sua condizione economica non gli permetteva i lussi delle classi abbienti
, per contro egli ostentava la sua povertà ,
esaltando i principi egualitari della
rivoluzione francese. Dunque la sua protesta è anche indirettamente di tipo
sociale. Il giovane Jacopo si
sente estraneo agli stili di vita dell'aristocrazia
, che è ancora la classe
dominante, chiusa a difesa dei suoi privilegi di casta. Egli dunque - come il
giovane Werther di Goethe - lega nella sua protesta valori politico-culturali ad
una ribellione più privata
di tipo esistenziale, che si
manifesta letterariamente nella negatività
del personaggio del ricco
Odoardo,
promesso sposo di Teresa. Egli
è il simbolo di una cultura fredda e scientifica, fine a se stessa, espressione
di una società senza ideali che non sente la prepotente tensione civile di
Jacopo e dei suoi giovani coetanei. |
Le ultime lettere di Jacopo Ortis - Il personaggio di Odoardo
"
Suo suocero me n'andava tessendo jer sera un lungo elogio in forma di
commendatizia: buono - esatto - paziente! e niente altro? possedesse queste doti
con angelica perfezione, s'egli avrà il cuore sempre così morto, e quella
faccia magistrale non animata mai né dal sorriso dell'allegria, né dal dolce
silenzio della pietà, sarà per me un di que' rosaj senza fiori che mi fanno
temere le spine. Cos'è
l'uomo se tu lo abbandoni alla sola ragione fredda,
calcolatrice? scellerato, e scellerato bassamente.
- Del resto, Odoardo sa di musica; giuoca bene a scacchi; mangia, legge,
dorme, passeggia, e tutto con l'oriuolo alla mano; e non parla con enfasi se non
per magnificare tuttavia la sua ricca e scelta biblioteca. Ma quando egli mi
va ripetendo con quella sua voce cattedratica, ricca e scelta, io sto lì lì
per dargli una solenne smentita. Se le umane frenesie che col nome di scienze e
di dottrine si sono iscritte e stampate in tutti i secoli, e da tutte le genti,
si riducessero a un migliajo di volumi al più, e' mi pare che la presunzione
de' mortali non avrebbe da lagnarsi - e via sempre con queste dissertazioni.
|
L' atteggiamento
ribelle di Jacopo-Foscolo giovane, principalmente si caratterizza
attorno a tre dimensioni psicologiche, che si
sviluppano tragicamente e dinamicamente nel tempo, fino al gesto estremo del suicidio
-
L' atteggiamento passionale, fiducioso
nelle forze degli ideali della patria e dell'amore.
Quando scoppiò la rivoluzione Foscolo era un giovane patriota che viveva il
fermento di chi ha voglia di cambiare le cose.
-
La disillusione. Jacopo
diviene via via più disilluso dagli sviluppi storici dell'azione di Napoleone.
A ciò si assomma la delusione amorosa
-
La scelta del suicidio.
Si giustifica come protesta all'estrema
negatività della storia e della sua privata vicenda esistenziale.
|
Resistere
all'oppressore straniero: modelli di eroismo morale e militare nel carme dei
Sepolcri |
Vittorio
Alfieri, modello di forte animo acceso dalle urne dei forti
Nel carme "Dei
Sepolcri" riappare la tensione
foscoliana a reagire alla secolare oppressione straniera
nella
figura di Vittorio
Alfieri, che dalle tombe di S.Croce
trae spunto per la sua poesia civile e libertaria
|
Ma più
beata chè in un tempio accolte
Serbi l'Itale glorie, uniche forse
Da che le mal
vietate Alpi e l'alterna
Onnipotenza* delle umane sorti
Armi e sostanze t'invadeano ed are
E patria e, tranne la memoria, tutto.
Che ove speme di gloria agli animosi
Intelletti rifulga ed all'Italia,
Quindi trarrem gli auspicj. E a questi marmi
Venne spesso Vittorio ad
ispirarsi.
Irato a' patrii Numi, errava muto
Ove Arno è più deserto, i campi e il cielo
Desioso mirando; e poi che nullo
Vivente aspetto gli molcea la cura,
Qui posava l'austero; e avea sul volto
Il pallor della morte e la speranza.
Con questi grandi abita eterno: e l'ossa
Fremono amor di patria.
Dei Sepolcri, vv.180 - 196
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Nella rappresentazione del
personaggio di Alfieri
si rende emblematico
il sentimento di ideale
protesta e ribellione dell'intera generazione prerisorgimentale,
che
vuole uscire dal secolare asservimento del nostro Paese.
Nel carme Dei Sepolcri altri esempi storici confermano l'alto valore ideale
della lotta per la libertà
della patria: il sacrificio
dei Greci vittoriosi a
Maratona contro i Persiani invasori è
significativo dell'universalità di questo tipo di lotta, di resistenza per la
difesa del suolo patrio. Foscolo rende evidente il
coinvolgimento
emotivo per tale rievocazione
con una serie di immagini nettissime che imprimono nella mente del lettore
l'evidenza della battaglia, la sua durezza e crudeltà nella notte attraversata
da sinistri bagliori. I morti in battaglia non vengono tuttavia dimenticati:
sono le divinità della morte, le Parche, che hanno il compito di ricordare il
senso del sacrificio dei combattenti.
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Ah sí! da
quella
religïosa pace un Nume parla:
e nutria contro a' Persi in
Maratona
ove Atene sacrò tombe a' suoi prodi,
la virtú greca e l'ira. Il
navigante
che veleggiò quel mar sotto l'Eubea,
vedea per l'ampia oscurità scintille
balenar d'elmi e di cozzanti brandi,
fumar le pire igneo vapor, corrusche
d'armi ferree vedea larve
guerriere
cercar la pugna; e all'orror
de' notturni
silenzi si spandea lungo ne' campi
di falangi un tumulto e un suon di tube
e un incalzar di cavalli accorrenti
scalpitanti su gli elmi a' moribondi,
e pianto, ed inni, e delle Parche il canto.
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Nei versi finali dei Sepolcri si riconferma l'atteggiamento di Foscolo teso
a valorizzare il sacrificio eroico,
che
muove dalla rivolta interiore
contro il nemico della propria terra.
Ettore,
che si sacrificò per la città di Troia, assalita dai Greci guidati dal forte
Achille,
offre un modello chiaro per l'età presente. La sua memoria sarà eternamente ed
universalmente conservata grazie ai versi di
Omero.
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Gemeranno gli
antri
secreti, e tutta narrerà la tomba
Ilio raso due volte e due risorto
splendidamente su le mute vie
per far piú bello l'ultimo trofeo
ai fatati Pelídi. Il sacro
vate,
placando quelle afflitte alme col canto,
i prenci argivi eternerà per quante
abbraccia terre il gran padre Oceàno.
E tu onore di pianti, Ettore,
avrai,
ove fia santo e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane.
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