Dieu le veut, dans les temps contraires,
Chacun travaille et chacun sert.
Malheur à qui dit à ses frères:
Je retourne dans le désert!
Malheur à qui prend
des sandales
Quand les haines et
les scandales
Tourmentent le
peuple agité;
Honte au penseur
qui se mutile,
Et s'en va,
chanteur inutile,
Par la porte de la
cité!
Le poète en des jours impies
Vient préparer des jours meilleurs.
Il est l'homme des utopies;
Les pieds ici, les yeux ailleurs.
C'est lui qui sur
toutes les têtes,
En tout temps,
pareil aux prophètes,
Dans sa main, où
tout peut tenir,
Doit, qu'on
l'insulte ou qu'on le loue,
Comme une torche
qu'il secoue,
Faire flamboyer
l'avenir!
Il voit, quand les peuples végètent!
Ses rêves, toujours pleins d'amour,
Sont faits des ombres que lui jettent
Les choses qui seront un jour.
On le raille.
Qu'importe? il pense.
Plus d'une âme
inscrit en silence
Ce que la foule
n'entend pas.
Il plaint ses
contempteurs frivoles;
Et maint faux sage
à ses paroles
Rit tout haut et
songe tout bas!
Peuples! écoutez le poète!
Écoutez le rêveur sacré!
Dans votre nuit, sans lui complète,
Lui seul a le front éclairé!
Des temps futurs
perçant les ombres,
Lui seul distingue
en leurs flancs sombres
Le germe qui n'est
pas éclos.
Homme, il est doux
comme une femme.
Dieu parle à voix
basse à son âme
Comme aux forêts et
comme aux flots!
C'est lui qui, malgré les épines,
L'envie et la dérision,
Marche, courbé dans vos ruines,
Ramassant la tradition.
De la tradition
féconde
Sort tout ce qui
couvre le monde,
Tout ce que le ciel
peut bénir.
Toute idée, humaine
ou divine,
Qui prend le passé
pour racine
A pour feuillage
l'avenir.
Il rayonne! il jette sa flamme
Sur l'éternelle vérité!
Il la fait resplendir pour l'âme
D'une merveilleuse clarté.
Il inonde de sa
lumière
Ville et désert,
Louvre et chaumière,
Et les plaines et
les hauteurs;
À tous d'en haut il
la dévoile;
Car la poésie est
l'étoile
Qui mène à
Dieu rois et pasteurs! |
Dio lo vuole, nei tempi avversi,
Ognuno lavora ed ognuno serve.
Disgrazia a chi dice ai suoi fratelli:
Torno nel deserto!
Disgrazia a chi prende sandali
Quando gli odi e gli scandali
Tormentano il popolo agitato;
Vergogna al pensatore che si mutila,
E se ne va, inutile cantore,
Dalla porta della città!
Il poeta in giorni empi
Vien preparare giorni migliori.
E’ l’uomo delle utopie;
I piedi qui, gli occhi altrove.
E’ lui che su ogni testa,
In ogni tempo, simile ai profeti,
Nella sua mano, in cui tutto può tenere,
Deve, che lo si insulti o lo si lodi,
Come una torcia che egli scuote,
Far fiammeggiare l’avvenire!
Egli vede, quando i popoli vegetano !
I suoi sogni, sempre pieni d’amore,
Son fatti dalle ombre che gli gettano
Le cose che saranno un dì.
Lo si schernisce. Che importa? Egli pensa.
Più di un’anima iscrive in silenzio
Ciò che la folla non comprende.
Egli compiange i suoi frivoli spregiatori;
E molto falso saggio alle sue parole
Ride molto forte e pensa molto piano!
Popoli ! ascoltate il poeta !
Ascoltate il sacro sognatore!
Nella vostra notte, completa senza di lui,
Lui solo ha la fronte illuminata!
Squarciando le ombre dei tempi futuri,
Lui solo distingue nei loro cupi fianchi
Il germe che non è sbocciato.
Uomo, è dolce come una donna:
Dio parla a voce bassa alla sua anima
Come alle foreste e come ai flutti!
E’ lui che, malgrado le spine,
L’invidia e la derisione,
Cammina, curvo nelle vostre rovine,
Raccogliendo la tradizione.
Dalla tradizione feconda
Esce tutto ciò che copre il mondo,
Tutto ciò che il cielo può benedire.
Ogni idea, umana o divina,
Che prende il passato per radice
Ha per fogliame l’avvenire.
Egli irraggia ! getta la sua fiamma
Sulla verità eterna!
La fa splendere per l’anima
Di una meravigliosa luminosità.
Inonda della sua luce
Città e deserto, Louvre e capanna,
E le pianure e le alture;
A tutti dall’altro la svela;
Poiché la poesia è la stella
Che conduce a Dio re e pastori!
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Hugo è nella schiera dei romantici militanti che si riuniscono per
dare vita a importanti focolai di uno spirito rivoluzionario che si
rivelerà fondamentale per incanalare e rendere efficace e costruttiva
l'incredibile e straordinaria forza propulsiva del Romanticismo. In
particolare la stagione delle riviste, il "Conseravetur litteraire"
fondato con il fratello nel 1818, ma soprattutto il "Globe",
fondato nel 1824. Riunendo nello stesso indirizzo
Liberalismo e Romanticismo, il giornale costituisce l'unica piattaforma
possibile per un'azione comune e risolutiva per abbattere i resti
dell'assolutismo in Francia.
A soli diciassette anni, nel 1819, fondava la rivista Conservateur
littéraire; tre anni dopo pubblicava la sua prima raccolta
Odes et poésies diverses, seguite dalle Nouvelles
Odes (1824). Le Odes et Ballades
(1826) preannunciano un nuovo indirizzo poetico dell’autore e già
rivelano in lui il futuro capofila della scuola romantica (che troverà
presto la prima, decisiva espressione nella Preface del dramma storico
Cromwell). Dopo il 1830, anno della clamorosa espugnazione del feudo
conservatore della Comedie Francaise con Hernani,
Victor Hugo pubblica non solo il celeberrimo Notre-Dame de Paris, ma anche
nuove raccolte liriche come Feuilles d’automne (1831) e Les chants du crépuscule
(1835), ponendosi come poeta –evocatore che attinge sia alle esperienze
intime e ai ricordi d’infanzia, sia ad argomenti storici.
Dal legittimismo fideistico delle prime Odes, lo
scrittore approda ad aperture repubblicane, anticlericali e umanitarie che
culmineranno nella rivoluzione del 1848 e influenzeranno il resto della
sua vita. L’inarrestabile forza creativa e l’indomito spirito di
romantico militante si riversano in un lirismo iperbolico, magmatico, che
negli anni della maturità assumerà toni visionari ed apocalittici.
La vocazione di poeta morale diviene con il passare degli anni, certo
anche a causa delle vicende familiari e degli accadimenti politici, sempre
più forte. Nei lunghi gli anni di esilio volontario in opposizione al
regime di Napoleone III, anni di grande fecondità letteraria e di nuove
esperienze, vide la luce Les Contemplations
(1856), considerata la sua più bella raccolta poetica, dove il dolore per
la morte della figlia Leopoldine si fa riflessione universale sull’umano
destino. La dimensione storica, sviluppata prevalentemente nella
produzione teatrale, trova spazio anche nella poesia, che il prolifico
autore non tralasciò mai: La Legendes des Siècles,
in cui la storia assurge a immensa epopea mitologica, fu pubblicata due
anni prima della morte avvenuta a Parigi nel 885.
Pare che Hugo morendo, fosse persuaso - ipotesi avanzata non senza una
certa ironia da parte di Mallarmé - di avere sotterrato, almeno
per un secolo, ogni forma di poesia. Claudel paragonava Hugo ad un vento
impetuoso, che tutto trascina nella sua corsa, e spira con inesauribile
entusiasmo in tutte le direzioni. Claudel,
che non era un grande ammiratore di Hugo, ne indicò però un aspetto
essenziale: l’abbondanza, la forza di un’ispirazione inarrestabile e
vorticosa. Fra gli abissi del passato e dell’avvenire il poeta si libra
e si atteggia a mago, profeta, veggente. Si pensi alle definizioni,
proprio di Hugo, del poeta come prophète, mage o voyant, di colui che
possiede il Verbo. La poesia diviene mezzo di conoscenza, 1’unico mezzo
per accedere al mistero del mondo per un uomo che vede improvvisamente
spalancarsi di fronte ai propri occhi la realtà di un mondo altro che
viene percepito, ma non ancora conosciuto.
tratto
da http://www.bresciaweb.com/focus.asp?categoria=14&ID=3379
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