Il poeta è come un mago, un profeta che illumina il popolo.
Victor Hugo - Raggi ed ombre


Dieu le veut, dans les temps contraires,

Chacun travaille et chacun sert.
Malheur à qui dit à ses frères:
Je retourne dans le désert!
Malheur à qui prend des sandales
Quand les haines et les scandales
Tourmentent le peuple agité;
Honte au penseur qui se mutile,
Et s'en va, chanteur inutile,
Par la porte de la cité!

Le poète en des jours impies
Vient préparer des jours meilleurs.
Il est l'homme des utopies;
Les pieds ici, les yeux ailleurs.
C'est lui qui sur toutes les têtes,
En tout temps, pareil aux prophètes,
Dans sa main, où tout peut tenir,
Doit, qu'on l'insulte ou qu'on le loue,
Comme une torche qu'il secoue,
Faire flamboyer l'avenir!

Il voit, quand les peuples végètent!
Ses rêves, toujours pleins d'amour,
Sont faits des ombres que lui jettent
Les choses qui seront un jour.
On le raille. Qu'importe? il pense.
Plus d'une âme inscrit en silence
Ce que la foule n'entend pas.
Il plaint ses contempteurs frivoles;
Et maint faux sage à ses paroles
Rit tout haut et songe tout bas!

Peuples! écoutez le poète!
Écoutez le rêveur sacré!
Dans votre nuit, sans lui complète,
Lui seul a le front éclairé!
Des temps futurs perçant les ombres,
Lui seul distingue en leurs flancs sombres
Le germe qui n'est pas éclos.
Homme, il est doux comme une femme.
Dieu parle à voix basse à son âme
Comme aux forêts et comme aux flots!

C'est lui qui, malgré les épines,
L'envie et la dérision,
Marche, courbé dans vos ruines,
Ramassant la tradition.
De la tradition féconde
Sort tout ce qui couvre le monde,
Tout ce que le ciel peut bénir.
Toute idée, humaine ou divine,
Qui prend le passé pour racine
A pour feuillage l'avenir.

Il rayonne! il jette sa flamme
Sur l'éternelle vérité!
Il la fait resplendir pour l'âme
D'une merveilleuse clarté.
Il inonde de sa lumière
Ville et désert, Louvre et chaumière,
Et les plaines et les hauteurs;
À tous d'en haut il la dévoile;
Car la poésie est l'étoile
Qui mène à Dieu rois et pasteurs!

 

Dio lo vuole, nei tempi avversi,
Ognuno lavora ed ognuno serve.
Disgrazia a chi dice ai suoi fratelli:
Torno nel deserto!
Disgrazia a chi prende sandali
Quando gli odi e gli scandali
Tormentano il popolo agitato;
Vergogna al pensatore che si mutila,
E se ne va, inutile cantore,
Dalla porta della città!

Il poeta in giorni empi
Vien preparare giorni migliori.
E’ l’uomo delle utopie;
I piedi qui, gli occhi altrove.
E’ lui che su ogni testa,
In ogni tempo, simile ai profeti,
Nella sua mano, in cui tutto può tenere,
Deve, che lo si insulti o lo si lodi,
Come una torcia che egli scuote,
Far fiammeggiare l’avvenire!
 

Egli vede, quando i popoli vegetano !

I suoi sogni, sempre pieni d’amore,

Son fatti dalle ombre che gli gettano

Le cose che saranno un dì.

Lo si schernisce. Che importa? Egli pensa.

Più di un’anima iscrive in silenzio

Ciò che la folla non comprende.

Egli compiange i suoi frivoli spregiatori;

E molto falso saggio alle sue parole

Ride molto forte e pensa molto piano!

 

Popoli ! ascoltate il poeta !

Ascoltate il sacro sognatore!

Nella vostra notte, completa senza di lui,

Lui solo ha la fronte illuminata!

Squarciando le ombre dei tempi futuri,

Lui solo distingue nei loro cupi fianchi

Il germe che non è sbocciato.

Uomo, è dolce come una donna:

Dio parla a voce bassa alla sua anima

Come alle foreste e come ai flutti!

E’ lui che, malgrado le spine,
L’invidia e la derisione,
Cammina, curvo nelle vostre rovine,
Raccogliendo la tradizione.
Dalla tradizione feconda
Esce  tutto ciò che copre il mondo,
Tutto ciò che il cielo può benedire.
Ogni idea, umana o divina,
Che prende il passato per radice
Ha per fogliame l’avvenire.

Egli irraggia ! getta la sua fiamma
Sulla verità eterna!
La fa splendere per l’anima
Di una meravigliosa  luminosità.
Inonda della sua luce
Città e deserto, Louvre e capanna,
E le pianure e le alture;
A tutti dall’altro la svela;
Poiché la poesia è la stella
Che conduce a Dio re e pastori!
 



Delacroix, La libertà guida il popolo ( 1830 )


Hugo è nella schiera dei romantici militanti che si riuniscono per dare vita a importanti focolai di uno spirito rivoluzionario che si rivelerà fondamentale per incanalare e rendere efficace e costruttiva l'incredibile e straordinaria forza propulsiva del Romanticismo. In particolare la stagione delle riviste, il "Conseravetur litteraire" fondato con il fratello nel 1818, ma soprattutto il "Globe", fondato nel 1824. Riunendo nello stesso indirizzo Liberalismo e Romanticismo, il giornale costituisce l'unica piattaforma possibile per un'azione comune e risolutiva per abbattere i resti dell'assolutismo in Francia.

A soli diciassette anni, nel 1819, fondava la rivista Conservateur littéraire; tre anni dopo pubblicava la sua prima raccolta Odes et poésies diverses, seguite dalle Nouvelles Odes (1824). Le Odes et Ballades (1826) preannunciano un nuovo indirizzo poetico dell’autore e già rivelano in lui il futuro capofila della scuola romantica (che troverà presto la prima, decisiva espressione nella Preface del dramma storico Cromwell). Dopo il 1830, anno della clamorosa espugnazione del feudo conservatore della Comedie Francaise con Hernani, Victor Hugo pubblica non solo il celeberrimo Notre-Dame de Paris, ma anche nuove raccolte liriche come Feuilles d’automne (1831) e Les chants du crépuscule (1835), ponendosi come poeta –evocatore che attinge sia alle esperienze intime e ai ricordi d’infanzia, sia ad argomenti storici.
Dal legittimismo fideistico delle prime Odes, lo scrittore approda ad aperture repubblicane, anticlericali e umanitarie che culmineranno nella rivoluzione del 1848 e influenzeranno il resto della sua vita. L’inarrestabile forza creativa e l’indomito spirito di romantico militante si riversano in un lirismo iperbolico, magmatico, che negli anni della maturità assumerà toni visionari ed apocalittici. La vocazione di poeta morale diviene con il passare degli anni, certo anche a causa delle vicende familiari e degli accadimenti politici, sempre più forte. Nei lunghi gli anni di esilio volontario in opposizione al regime di Napoleone III, anni di grande fecondità letteraria e di nuove esperienze, vide la luce Les Contemplations (1856), considerata la sua più bella raccolta poetica, dove il dolore per la morte della figlia Leopoldine si fa riflessione universale sull’umano destino. La dimensione storica, sviluppata prevalentemente nella produzione teatrale, trova spazio anche nella poesia, che il prolifico autore non tralasciò mai: La Legendes des Siècles, in cui la storia assurge a immensa epopea mitologica, fu pubblicata due anni prima della morte avvenuta a Parigi nel 885.
Pare che Hugo morendo, fosse persuaso - ipotesi avanzata non senza una certa ironia da parte di Mallarmé - di avere sotterrato, almeno per un secolo, ogni forma di poesia. Claudel paragonava Hugo ad un vento impetuoso, che tutto trascina nella sua corsa, e spira con inesauribile entusiasmo in tutte le direzioni. Claudel, che non era un grande ammiratore di Hugo, ne indicò però un aspetto essenziale: l’abbondanza, la forza di un’ispirazione inarrestabile e vorticosa. Fra gli abissi del passato e dell’avvenire il poeta si libra e si atteggia a mago, profeta, veggente. Si pensi alle definizioni, proprio di Hugo, del poeta come prophète, mage o voyant, di colui che possiede il Verbo. La poesia diviene mezzo di conoscenza, 1’unico mezzo per accedere al mistero del mondo per un uomo che vede improvvisamente spalancarsi di fronte ai propri occhi la realtà di un mondo altro che viene percepito, ma non ancora conosciuto.

tratto da http://www.bresciaweb.com/focus.asp?categoria=14&ID=3379 

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