Victor Hugo - Il «grottesco» come tratto distintivo dell'arte moderna - Prefazione al dramma Cromwell
 




Arlecchino



Faust


L'ampia Prefazione, premessa dal giovane Hugo al suo dramma storico Cromwell nel 1827, costituisce il manifesto del Romanticismo franceseRiprendendo una tesi del Corso di letteratura drammatica di Schlegel, Hugo individua la discriminante tra mondo classico e civiltà moderna nel Cristianesimo.
 

 

Ecco dunque una religione nuova, una società nuova: su questa duplice base, vedremo svilupparsi una poesia nuova.  Fino allora (e chiediamo venia d'esporre una conclusione che il lettore avrà già ricavata da quanto precedentemente detto), fino allora la musa puramente epica degli antichi, comportandosi in ciò come il politeismo e la filosofia antica, non aveva studiato la natura che sotto un unico aspetto. escludendo senza pietà dall'arte pressoché tutto quello che, nel mondo sottoposto alla sua imitazione, non si accordava con un tipo determinato di bello.  Tipo sulle prime magnifico, ma, come sempre accade di quanto è sistematico, fattosi negli ultimi tempi falso, meschino e convenzionale.  Il cristianesimo conduce la poesia alla verità.  Con esso la musa moderna vedrà le cose sotto un aspetto più elevato e più ampio.  Sentirà che tutto nella creazione non è umanamente bello, che il brutto vi esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male col bene, l'ombra con la luce; si chiederà se la ragione limitata e relativa dell'artista debba averla vinta sulla ragione infinita, assoluta del creatore; se è dell'uomo il correggere Dio; se una natura mutilata diverrà per questo più bella; se l'arte ha il diritto di scindere, per così dire, l'uomo, la vita, la creazione; se ogni cosa camminerà meglio quando sia stata privata dei suoi muscoli e della sua carica vitale; se finalmente sia il vero mezzo di essere armoniosi l'essere incompleti. E’ allora che, fisso l'occhio su avvenimenti tutti insieme ridicoli e formidabili, e sotto l'influsso di quello spirito di malinconia cristiana e di critica filosofica cui accennavamo or ora, la poesia compirà un grande passo, un passo decisivo, un passo che, pari allo scossone di un terremoto, muterà tutta la faccia del mondo intellettuale.  Si metterà a fare come la natura, a mischiare cioè nelle sue creazioni, senza tuttavia confonderle, ombra e luce, grottesco e sublime: in altri termini, corpo ed anima, bestia e intelletto: perché il punto di partenza della religione è sempre anche il punto di partenza della poesia.  Tutte le cose si tengono per mano.

Ecco dunque un principio estraneo all'antichità, un tipo nuovo introdotto nella poesia; e, come nell'individuo una condizione di più modifica l'essere tutto quanto, ecco una forma nuova che si sviluppa nell'arte.  Questo tipo è il grottesco.  Questa forma è la commedia.

E qui ci sia consentito d'insistere: giacché abbiamo indicato il tratto caratteristico, la differenza fondamentale che separa, secondo noi, l'arte moderna dall'antica, la forma d'oggi dalla forma morta, o - per servirci di parole più vaghe ma più accreditate - la letteratura romantica da quella classica.

[... ] Nel pensiero dei moderni, al contrario, il grottesco ha una parte immensa.  E dovunque: da un lato crea il deforme e l'orribile; dall'altro il comico e il buffonesco.  Conferisce alla religione mille superstizioni originali, alla poesia mille immaginazioni pittoresche. E’ esso che semina a piene mani nell'aria, nell'acqua. nella terra, nel fuoco, quelle miriadi di esseri intermedi che ritroviamo ben vitali nelle tradizioni popolari del medioevo; è esso che fa nuotare nell'ombra lo spaventevole carosello del sabba, è esso ancora che dà a Satana le corna, gli zoccoli di caprone, le ali di pipistrello. E’ esso, sempre esso, che ora getta nell'inferno cristiano le repellenti figure di cui Dante e Milton, di cui col loro aspro genio, diverranno gli evocatori; ora lo popola di quelle forme ridicole in mezzo alle quali - Michelangelo da burla - scherzerà Callot. 
Se poi dal mondo ideale passa al mondo reale, vi suscita parodie innumerevoli dell'umanità.  Nascono dalla sua fantasia gli Scaramuccia. i Crispini, gli Arlecchini, sogghignanti immagini dell'uomo, tipi del tutto sconosciuti alla gravità degli antichi, e tuttavia usciti dalla classica Italia.  E’ esso infine che, dando di volta in volta a un medesimo dramma i colori dell'immaginazione meridionale e quelli dell'immaginazione nordica, fa sgambettare Sganarello intorno a don Giovanni e strisciare Mefistofele intorno a Faust.

 

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