La prima parte del
XX secolo rappresenta un'epoca di sperimentazione in tutti i campi della
cultura. Nella narrativa la ricerca di nuove forme espressive conduce i
romanzieri ad un interesse nuovo
nell'interiorità dei personaggi, nel contenuto e negli aspetti formali del
romanzo.
Sperimentando nuove forme i modernisti
concentrano la loro attenzione sui
processi che si sviluppano nella mente umana, cercando di esplorarli
attraverso la tecnica dello "
stream of consciousness " ( flusso di coscienza).
Questo processo riguarda quell'area
della mente umana che sta al di là della comunicazione e che non è quindi
controllata razionalmente né logicamente ordinata.
Le tecniche usate per esprimere il flusso di coscienza includono il
" flash back ", la storia
nella storia, l'uso di similitudini e metafore e di una
particolare punteggiatura.
Il metodo utilizzato per tradurre in parole il flusso di coscienza è il
monologo interiore che
disdegna i passaggi logici, la sintassi formale e la punteggiatura
convenzionale proprio per riflettere
la sequenza caotica dei pensieri.
James Joyce andò oltre, con l'uso del monologo interiore diretto,
e passa improvvisamente da un
pensiero ad un altro senza alcun apparente rispetto delle regole
grammaticali e sintattiche della lingua.
Ammiratore di Walter Pater, Joyce fu influenzato
dall'estetismo, soprattutto
nel suo estremo interesse per la forma e
nell'idea della totale indipendenza
dell'arte dalla morale, sebbene dell'estetismo non condividesse il
credo dell' " Arte per l'Arte " poiché per lui l'arte era necessariamente
uno strumento di conoscenza.
" Ulisse ", scritto nel 1922, è considerato il capolavoro di
Joyce e il punto di arrivo della sua sperimentazione. E' ambientato a
Dublino e descrive gli eventi di un singolo giorno, il 16 giugno 1904,
seguendo il percorso fisico e psicologico dei tre personaggi principali:
Lepold Bloom, un uomo comune, sua moglie Molly e l'artista
Stephen Dedalus.
Il romanzo si apre con Dedalus che, rifiutato il padre, è alla ricerca di
una figura che possa sostituirlo. La seconda parte descrive le attività
giornaliere di Leopold dal momento in cui esce da casa per recarsi al lavoro
al suo incontro con Dedalus. Leopold conduce quest''ultimo a casa dove sua
moglie Molly è già a letto.
Il romanzo, che non ha un intreccio tradizionale, è basato sui dettagli
insignificanti della vita di tutti i giorni e della vita interiore dei
personaggi. E' scritto con una varietà di stili e tecniche, è realistico ma
anche altamente simbolico ed
una chiave per la sua interpretazione è data dal
parallelo con l'odissea omerica.
I suoi 18 capitoli, infatti,
corrispondono ad altrettanti episodi del poema omerico; Leopoldo
Bloom rappresenta Ulisse, Molly Penelope e Stephen il figlio Telemaco. Ma
l'eroe di Joyce è un uomo comune e
le sue avventure sono gli avvenimenti della vita di un giorno qualunque in
una città moderna.
Alla fine della giornata egli fa ritorno a casa da una moglie infedele.
Il monologo di Molly appartiene all'ultima parte del romanzo, intitolata
Penelope, e ne è la conclusione. I pensieri e le impressioni di Molly sono
presentati così come affiorano nella sua mente. L'autore non interviene mai
a spiegarli, commentarli e ordinarli, raggiungendo in tal modo
il massimo dell'oggettività.
Essi non seguono né un ordine cronologico, passando dal presente al futuro
immediato a specifici episodi del passato, né un ordine di causa - effetto.
Le caratteristiche più evidenti del monologo sono: l'assenza di
punteggiatura e di connessioni logiche, l'uso della prima persona, la
ricorrenza di certe parole ed immagini.
tratto da
http://www.rudolfnureyev.it/culturali/joyce.html
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