Pascoli rimane profondamente legato nella sua poesia ad una
visione della realtà analitica e rarefatta allo stesso
tempo, che lo immerge, come osservatore e come poeta, in aspetti
apparentemente marginali della campagna e della vita contadina; forme che
invece rivestono per lui una significatività simbolica
assoluta. Le composizioni di Myricae vivono tutte della
sospensione magica di atmosfere campestri, dalle quali
emerge un particolare inatteso dalla originale caratterizzazione.
Dunque l'atteggiamento di Pascoli è di attesa,
di ascolto attento, di
inazione trepidante di fronte ai misteri della
natura. Il poeta fanciullino si dice incapace
di agire, pensare e parlare come l'uomo maturo. Egli ha bisogno di cogliere
il particolare che alimenti la sua sensibilità dal profondo, sinceramente; e
per fare questo ha bisogno di poter penetrare nei segreti delle realtà più
quotidiane.
La nebbia è un elemento
naturale che pare adattissimo ad ovattare suoni e
colori, ad isolare ancor meglio nell'attesa di qualche sensibile voce della
natura. Il gesto paziente del contadino che sta arando, si stende
sempre uguale - a sanzionare il ritmo rassicurante delle attività dei campi
- mentre qualche foglia rosseggia nei filari ed il passero con il pettirosso
fanno sentire il loro verso nitido - a garantire la vitalità di una natura
che pare altrimenti assopita.
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G. Pascoli, Arano ( Myricae )
Al campo, dove roggio nel
filare
qualche pampano brilla, e dalle fratte
sembra la nebbia mattinal fumare,
arano: a lente grida, uno le
lente
vacche spinge; altri semina; un ribatte
le porche con sua marra paziente;
ché il passero saputo in cor già gode,
e il tutto spia dai rami irti del moro;
e il pettirosso: nelle siepi s'ode
il suo sottil tintinno come d'oro.
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