Al primo posto Verlaine mette la musicalità,
intesa come mezzo tecnico per realizzare l'invito al sogno. Così è la sua
Arte poetica (Art poétique) in Jadis et naguère: Dice Verlaine:
il compito del poeta è quello di
suggerire, di accostarsi alle cose per coglierne l'essenza. La poesia è
strumento per raggiungere il nocciolo, l'intimo senso delle cose e della
realtà penetrando oltre il muro dell'apparenza sensibile. Così, in
Romanze senza parole, Ariette dimenticate ( Romances sans paroles,
Ariettes oubliées ), egli si abbandona al rumore della pioggia, simbolo
di pianto per il poeta che sente il suo cuore annoiato in armonia con la
tristezza di cui la pioggia è espressione |
Arte poetica
La musica prima di ogni altra cosa,
E perciò preferisci il verso dispari
Più vago e più solubile nell'aria,
Senza nulla in esso che pesi o posi...
È anche necessario che tu non scelga
le tue parole senza qualche errore:
nulla è più caro della canzone grigia
in cui l'Incerto al Preciso si unisce.
Sono dei begli occhi dietro i veli,
è la forte luce tremolante del mezzogiorno,
è, in mezzo al cielo tiepido d'autunno,
l'azzurro brulichio di chiare stelle!
Perché noi vogliamo la Sfumatura ancora,
non il Colore ma soltanto sfumatura!
Oh! la sfumatura solamente accoppia
il sogno al sogno e il flauto al corno
Fuggi lontano dall'Arguzia assassina,
dallo Spirito crudele e dal Riso impuro,
che fanno piangere gli occhi dell'Azzurro,
e tutto quest'aglio di bassa cucina
Prendi l'eloquenza e torcile il collo!
E farai bene, in vena d'energia,
a moderare un poco la Rima.
Fin dove andrà, se non la sorvegli?
Oh, chi dirà i torti della Rima?
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci ha forgiato questo gioiello da un soldo
che suona vuoto e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
che si sente che fugge da un'anima che va
verso altri cieli ad altri amori.
Che il tuo verso sia la buona avventura
Sparsa al vento increspato del mattino
Che porta odori di menta e di timo...
E tutto il resto è letteratura.
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Arte poetica
La Musica
La
ricerca dell'unione tra poesia e
musica è un ideale estetico che ha segnato tutta la storia della
poesia e che in varie epoche si è concretizzato in forme artistiche
importanti, componimenti poetici
dedicati al canto o pensati per imitare la musicalità attraverso la sonorità
della parola.
Ma è col romanticismo che questa ricerca tocca la sfera dei contenuti
spirituali e filosofici più profondi. A partire dalla Germania,
la musica entra ben presto nella
concezione romantica che vede nell'arte lo strumento di conciliazione del
conflitto tra vita terrea e Assoluto spirituale, e questo per via del
suo aspetto meno materiale - rispetto ad arti come pittura, scultura e
letteratura. Essa diventa la
rappresentazione di quell'indistinto
che è al centro dell'estetica romantica, inteso come rivelazione dello
Spirito.
Sostituendo i concetti tipicamente romantici, per altro molto importanti
nella formazione dei simbolisti francesi, con i
nuovi temi della ricerca estetica di
fine ottocento - l'inconscio,
l'ignoto, la lingua
dell'anima [vedi Rimbaud ] -
non è difficile comprendere come l'idea romantica abbia potuto trasfondersi
totalmente nella concezione poetica simbolista. La
musica, che per i romantici
era lo strumento dell'unione con lo
Spirito assoluto, qui - capovolta la prospettiva da un Infinito
"esterno" a un infinito "interiore" -
rimane la lingua privilegiata
attraverso cui l'anima del poeta può comunicare agli uomini ciò che ha colto
nella propria profondità, e che le parole del linguaggio "letterario"
ufficiale non potrebbero mai esprimere («E il resto è letteratura» - v. 36).
L'Indeciso
(unito al Preciso)
Si ripropone qui - espresso però con la chiarezza di un
programma poetico esplicito e consapevole - quanto affermavamo in merito
alle caratteristiche generali della poetica simbolista: l'essere cioè
l'immagine simbolica utilizzata da
questi poeti una figura priva di significato preciso ma dotata di grande
evidenza e concretezza.
È di grande interesse notare che la stessa posizione
sul valore poetico (e filosofico)
delle immagini "indeterminate" l'aveva già espressa
Giacomo Leopardi, in alcune
pagine fondamentali del suo Zibaldone. Questo non fa che confermare
il grande debito che la poesia simbolista deve riconoscere nei confronti
della cultura romantica.
La Sfumatura
La
sfumatura (in francese «nuance»)
è il termine centrale della poetica
simbolista. Esso rappresenta il capovolgimento in senso psicologico
ed estetico dell'atteggiamento romantico teso ad esaltare la drammaticità
dei contrasti e delle passioni.
Se l'oggetto dell'indagine poetica è
l'indistinto e
indicibile abisso dell'interiorità
pre-cosciente, l'atteggiamento di chi persegue questa indagine - che
è soprattutto ascolto - non
può che essere quello del silenzioso
abbandono semi-cosciente, quel
saper cogliere l'immagine che si
svela con la "coda dell'occhio" più che con l'eroismo della volontà.
Da qui, l'importanza delle sfumature più impercettibili e sottili, la cui
fragilità è il correlativo della profondità su cui si aprono, come miraggi
passeggeri.
E ancora una volta, l'immagine più adatta a rappresentare
l'incantesimo dell'evanescente apparizione della profondità, è di tipo
musicale: la sottile differenza tra
il timbro dell'oboe e quello del flauto (v. 16).
Il
verso
è lo strumento del poeta. Esso riassume nella
sua forma tutte le intenzioni espressive enunciate dal programma verlainiano:
e a tal fine fa' l'abitudine
all'Impari, vago e solubile
nell'aria
cioè composto da un numero dispari
di sillabe (la sillaba è l'unità di misura della metrica poetica)
poiché ciò favorisce la sensazione
di incompletezza e di sospensione del ritmo che crea vaghezza e
indeterminatezza.
E torci il collo all'Eloquenza;
la Rima, è meglio che lo domi.
E sempre musica. Il verso
Sia soltanto l'essenza viva
Di un'animo già sulla via
D'altri amori, nel cielo terso.
tratto da
http://www.soscuola.it/Simbolismo/testi/arpo.htm
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È
significativo notare la vicinanza cronologica tra la pubblicazione di questa
poesia e quella del romanzo di
D'Annunzio Il piacere. In
esso troviamo, all'inizio della Parte II, un'enunciazione estetica che
condivide, esasperandoli, molti elementi della poetica verlainiana. Eccone
un estratto:
«Altri
versi gli vennero alla memoria, altri ancora, altri ancora,
tumultuariamente. La sua anima si
empì tutta d'una musica di rime e di sillabe ritmiche. Egli gioiva;
quella spontanea improvvisa agitazion poetica gli dava un iesprimibile
diletto. Egli ascoltava in sé medesimo que' suoni, compiacendosi delle
ricche imagini, degli epiteti esatti, delle metafore lucide, delle armonie
ricercate, delle squisite combinazioni di iati e di dieresi, di tutte le più
sottili raffinatezze che variavano il suo stile e la sua metrica, di tutti i
misteriosi artifizii dell'endecasillabo appresi dagli ammirabili poeti del
XIV secolo e in ispecie dal Petrarca. La magia del verso gli soggiogò di
nuovo lo spirito; e l'emistichio sentenziale d'un poeta contemporaneo gli
sorrideva singolarmente. - «Il Verso è tutto.»
Il verso è tutto. Nella imitazion della Natura nessuno
istrumento d'arte è più vivo, agile, acuto, vario, moltiforme, plastico,
obediente, sensibile, fedele. Più compatto del marmo, più malleabile
della cera, più sottile d'un fluido, più vibrante di una corda, più luminoso
d'una gemma; più fragrante d'un fiore, più tagliente d'una spada, più
flessibile d'un virgulto, più carezzevole d'un murmure, più terribile d'un
tuono, il verso è tutto e può tutto. Può rendere i minimi moti del
sentimento e i minimi moti della sensazione; può definire l'indefinibile e
dire l'ineffabile; può abbracciare l'illimitato e penetrare l'abisso; può
avere dimensioni d'eternità; può rappresentare il sopraumano, il
soprannaturale, l'oltramirabile; può inebriare come un vino, rapire come
un'estasi; può nel tempo medesimo possedere il nostro intelletto, il nostro
spirito, il nostro corpo; può infine, raggiungere l'Assoluto, Un verso
perfetto è assoluto, immutabile, immortale; tiene in sé le parole con la
coerenza d'un diamante; chiude il pensiero come in un cerchio preciso che
nessuna forza mai riuscirà a rompere; diviene indipendente da ogni legame e
da ogni dominio; non appartiene più all'artefice, ma è di tutti e di
nessuno, come lo spazio, come la luce, come le cose immanenti e perpetue. Un
pensiero esattamente espresso in un verso perfetto è un pensiero che già
esisteva
preformato
nella oscura profondità della lingua.
Estratto dal poeta, seguita ad esistere nella coscienza degli uomini.
Maggior poeta è dunque colui che sa discoprire, disviluppare, estrarre un
maggior numero di codeste preformazioni ideali.
Quando il poeta è prossimo alla
scoperta d'uno di tali versi eterni, è avvertito da un divino torrente di
gioia che gli invade d'improvviso tutto l'essere.»
liberamente tratto da
http://www.soscuola.it/Simbolismo/testi/arpo.htm
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