G. Ungaretti , da Sentimento del tempo - La madre ( 1929 )




Boccioni, La madre ( studio )
 




Boccioni, La madre ( 1907 )
 


E il cuore quando d'un ultimo battito
avrà fatto cadere il muro d'ombra
per condurmi, Madre, sino al Signore,
come una volta mi darai la mano.

In ginocchio, decisa,
Sarai una statua davanti all'eterno,
come già ti vedeva
quando eri ancora in vita.

Alzerai tremante le vecchie braccia,
come quando spirasti
dicendo: Mio Dio, eccomi.

E solo quando m'avrà perdonato,
ti verrà desiderio di guardarmi.

Ricorderai d'avermi atteso tanto,
e avrai negli occhi un rapido sospiro.
 

L’autore rivolgendosi alla madre, esalta il ruolo di tutte le madri nella vita degli uomini sia quando essi sono in vita sia dopo la morte. La madre che ci ha messo al mondo e aiutato in vita, dopo la morte interviene nuovamente per ottenere il perdono di Dio e impetrare la grazia divina affinché il figlio sia perdonato e ammesso in Paradiso.

Il testo è diviso in quattro strofe di diversa lunghezza: due quartine, una terzina e due distici. I versi, endecasillabi e settenari, non sono rimati.

Nel primo enunciato, che corrisponde alla prima strofa, il poeta afferma con certezza che nell'attimo della sua morte la madre gli sarà nuovamente accanto e, come quando era un bambino bisognoso della sua guida, lo condurrà per mano al cospetto di Dio («muro d’ombra» è l'indefinibile barriera che separa la vita terrena da quella eterna).
Quando il cuore cesserà di battere e la morte farà scomparire quel confine impalpabile come un velo che separa l'uomo da Dio, tu madre mi guiderai fino al Signore tenendomi per mano, come eri solita fare quando eri in vita.

Nel secondo enunciato, che occupa la seconda quartina, il poeta rappresenta la madre inginocchiata davanti all’Eterno. Ella se ne sta così immobile ed è tanto assorta nella preghiera che è simile ad una statua. Qui l’aggettivo «decisa» esprime tutta la determinazione della madre di ottenere da Dio il perdono per il figlio. I verbi, ora al futuro («sarai») ora all’imperfetto («eri»; «vedeva») scandiscono il passare della scena dal futuro rispetto al momento in cui il poeta scrive alla vita passata della madre.

Inginocchiata decisa ad ottenere da Dio che mi accetti in Paradiso, starai davanti all'Eterno immobile come una statua, così come egli ti vedeva, assorta in preghiera, quando eri ancora viva. La madre occupa la scena anche nel terzo enunciato: ella alzerà a fatica (tremante) le vecchie braccia, ripetendo lo stesso gesto di quando spirò, dicendo:" Mio Dio eccomi sono pronta a venire da te" 


«La madre» è stata pubblicata nel 1930 e fa parte della raccolta di poesie Sentimento del tempo. Ungaretti la scrisse per la morte della madre, per questo motivo tutta la poesia è concentrata sulla visione dell' nell’Aldilà e c’è solamente un riferimento alla vita terrena. Nei versi il poeta sottolinea il bisogno della protezione della madre, egli sa che avrà bisogno della sua guida dopo la morte così come ne aveva avuto bisogno da bambino quando lo teneva per mano. Dalla poesia emerge anche la ritrovata fede cristiana di Ungaretti: egli si immagina sottoposto al giudizio divino, che è necessario per la serenità e la tranquillità della madre, devota credente. Essa funge infatti funge da mediatrice fra il Padre eterno e il penitente Ungaretti.

liberamente tratto da http://www.riccati.it/anto_ita/testi_af/ungare_1.htm

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