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    1. Funzioni delle mappe concettuali
 Possiamo intendere per mappa concettuale la 
    rappresentazione in forma grafica di un insieme di concetti in relazione fra 
    di loro: i concetti sono indicati da termini o da brevi espressioni e 
    generalmente sono racchiusi in box che ne evidenziano il maggiore o minore 
    livello di generalità; i legami fra i concetti sono rappresentati da linee o 
    frecce e spesso il loro significato viene dichiarato con "etichette" 
    verbali, in modo da favorirne un'interpretazione univoca (1).
 A questo mezzo di rappresentazione della conoscenza, utilizzato in diversi 
    ambiti disciplinari (2), vengono riconosciute molte funzioni.
 In prima istanza, le mappe sono considerate come strumenti utili per 
    rappresentare il pensiero di un soggetto, per dar conto delle modalità 
    attraverso le quali questi percepisce l'esperienza e il mondo; esse 
    consentono di evidenziare il patrimonio di conoscenza personale e le 
    modalità di ragionamento, elementi che risultano spesso impliciti o non 
    sempre di immediata comunicazione con l'uso del linguaggio verbale. Spesso, 
    per distinguere tale funzione delle mappe concettuali, si parla di mappe 
    cognitive: ad esse si può riconoscere una funzione diagnostica, esplicativa 
    e predittiva. La mappa, che rappresenta ciò che un soggetto sa o pensa in un 
    dato ambito, consente a chi la legge di cogliere le categorie utilizzate per 
    conoscere la realtà, le leggi individuate tra i fenomeni e mette in evidenza 
    eventuali lacune, distorsioni, inadeguatezze… Le mappe vengono considerate 
    anche strumenti utili per comprendere e spiegare le azioni e le decisioni 
    individuali, in quanto possono mettere in evidenza le rappresentazioni sulle 
    quali esse si basano; la conoscenza del sistema di rappresentazioni che 
    guida le azioni di un soggetto consente anche, in certa misura, di fare 
    previsioni in merito agli orientamenti che guidano le scelte personali (3).
 Dal punto di vista del soggetto autore di una mappa, lo sforzo nella 
    rappresentazione dei propri processi di pensiero aiuta a porvi ordine, a 
    potenziarne l'efficacia ed il potere euristico, ad acquisire consapevolezza 
    e capacità di gestione autonoma. Alla costruzione di mappe viene 
    riconosciuta una funzione rielaborativa e creativa, metacognitiva e 
    strategica (4): l'"oggettivazione" in forma grafica di conoscenze e pensieri 
    consente infatti di cogliere legami che inizialmente potevano risultare poco 
    evidenti, di vedere nuove relazioni fra elementi, di sviluppare nuclei 
    concettuali di partenza per raggiungere esiti originali; la rappresentazione 
    iconico-simbolica favorisce la presa di coscienza delle risorse 
    logico-conoscitive personali e la meta-riflessione di fronte a situazioni 
    nuove o aperte, che richiedono di trovare risposte non ripetitive.
 Le mappe sono considerate, infine, come strumento di comunicazione culturale 
    in quanto consentono di rappresentare in forma sintetica e strutturata 
    ambiti di sapere codificati, quali quelli disciplinari: la schematizzazione 
    grafica mette in evidenza i concetti portanti, le fondamentali "logiche" di 
    discorso e gli sviluppi raggiunti in un certo ambito di conoscenza, 
    favorendone la comprensione.
 
    2. Mappe e comunicazione formativa
 Vogliamo ora occuparci più direttamente di alcune questioni connesse 
    all'utilizzo delle mappe concettuali in ambito formativo.
 
 2.1. Mappe e apprendimento significativo
 L'affermarsi delle mappe concettuali come strumento per favorire 
    l'insegnamento/apprendimento è legata al consolidarsi di un modello di 
    apprendimento che potremmo designare come significativo (5): esso si ritrova 
    sotteso a gran parte delle pratiche formative attuali.
 Per limitarci a tratteggiare alcuni momenti essenziali, possiamo richiamare 
    le teorizzazioni di Jean Piaget, di Jerome S. Bruner, di David Ausubel e gli 
    sviluppi più recenti della psicologia cognitivista: tali orientamenti hanno 
    evidenziato il ruolo attivo e costruttivo del soggetto che apprende ed hanno 
    identificato l'apprendimento come progressiva modificazione nella modalità 
    di trattare ed organizzare l'informazione, dunque come processo in grado di 
    cambiare in profondità i modi di conoscere e pensare.
 Come è noto Piaget, spiegando l'apprendimento come progressiva 
    equilibrazione fra processi di assimilazione e di accomodamento, ha messo in 
    evidenza l'importanza degli schemi posseduti per comprendere l'esperienza: 
    fino a quando essi risultano sufficienti per dare significato a dati ed 
    eventi, il soggetto tende a metterli in gioco per semplificare ed 
    organizzare gli stimoli esterni; solo quando essi si mostrano inadatti 
    vengono ristrutturati ed integrati, determinando una modificazione 
    dell'organizzazione cognitiva individuale. Anche Bruner, spiegando 
    l'apprendimento come trasformazione qualitativa delle strutture di 
    conoscenza di un soggetto, mette l'accento su modificazioni che avvengono a 
    livello profondo e che determinano modalità nuove di interpretazione di dati 
    e delle informazioni. Ausubel, opponendo apprendimento significativo ed 
    apprendimento meccanico, evidenzia come l'integrazione e l'organizzazione 
    delle conoscenze sia il tratto che contraddistingue un apprendimento 
    efficace: l'apprendimento significativo consente al soggetto di attribuire 
    significato agli stimoli esterni mettendoli in relazione con quanto già sa, 
    riconfigurando, se necessario, il patrimonio delle conoscenze pre-esistenti, 
    mentre l'apprendimento meccanico, che avviene per una sorta di 
    giustapposizione o di superficiale accostamento delle conoscenze nuove alle 
    vecchie, non riesce a rendere il sistema di conoscenze possedute "più 
    potente", generatore di nuovi significati, anzi, comporta spesso il rapido 
    oblio di quanto appreso più recentemente. Gli sviluppi della psicologia 
    cognitivista hanno contribuito a descrivere il processo di costruzione della 
    conoscenza come sistema di rappresentazione simbolica dell'esperienza che, a 
    partire dai dati sensoriali, tende ad elaborare strutture comprensive a 
    carattere reticolare, dove concetti sono legati gli uni agli altri secondo 
    relazioni significative; l'apprendimento consiste nella strutturazione, 
    ristrutturazione e nel continuo affinamento delle modalità di 
    rappresentazione della conoscenza, dalle forme più legate ai dati 
    dell'esperienza diretta, alla costruzione di concetti e reti di concetti 
    sempre più decontestualizzate e comprensive rispetto alla realtà, 
    comunicabili in forma linguistica.
 Le mappe concettuali, come dispositivi di rappresentazione in forma 
    organizzata delle conoscenze, costituiscono uno strumento particolarmente 
    coerente con la concezione dell'apprendimento delineata e vengono 
    considerate come importante strategia per incrementare l'efficacia dei 
    processi di insegnamento/apprendimento (6). Affrontiamo il discorso in forma 
    un po' più analitica.
 
    2.2. Mappe e didattica
 Volendo tentare una recensione degli usi della mappe concettuali nei 
    contesti formativi, possiamo identificare almeno tre piste di lavoro che 
    sono andate progressivamente mettendosi in evidenza.
 
 Mediazione
 
 Una prima e più immediata forma di utilizzo identifica le mappe nel novero 
    dei mediatori didattici (7), vale a dire dei dispositivi che favoriscono il 
    progressivo avvicinamento fra soggetto in formazione ed oggetto di 
    apprendimento, rendendo quest'ultimo adatto ad essere compreso ed acquisito 
    in forma stabile e profonda, in modo da stimolare processi di rielaborazione 
    personale e sviluppo della capacità di pensare.
 In tal senso, accanto all'utilizzo delle mappe come strumenti di 
    comunicazione culturale, utili ad un presentazione facilitata dei contenuti 
    di apprendimento, viene valorizzata in maniera sempre più marcata la loro 
    funzione rielaborativa e riflessiva, metacognitiva e strategica: la loro 
    costruzione è stimolata per favorire la penetrazione interpretativa di 
    conoscenze ed esperienze, la facilitazione dei processi cognitivi e 
    metacognitivi (8). A tale scopo, non soltanto vengono presentate mappe 
    pre-strutturate come schemi di lettura e di comprensione (9), ma i soggetti 
    in apprendimento sono guidati nell'elaborazione autonoma di mappe per 
    sintetizzare ed esprimere quanto estrapolato dalla lettura di testi o da 
    altre fonti, per rappresentare possibilità risolutive di fronte ad un 
    problema e pianificare percorsi di lavoro, per valutare criticamente 
    conoscenze individuali ed altrui in forma individuale o condivisa (10).
 
 Progettazione
 
 Una seconda proposta di introduzione delle mappe concettuali nella 
    formazione ha inteso migliorare le pratiche di progettazione e di 
    organizzazione dei percorsi educativi, favorendo una migliore esplicitazione 
    dell'intenzionalità formativa ed una maggiore aderenza dei percorsi 
    didattici alla situazione di partenza dei discenti (11).
 La rappresentazione schematica preliminare da parte dei docenti del sapere 
    da proporre mette in evidenza i nuclei concettuali da privilegiare e 
    costituisce un'ipotesi di lavoro iniziale che viene affinandosi e 
    riaggiustandosi in seguito al confronto dialogico con chi impara: esso, 
    generalmente condotto attraverso una conversazione clinica, rileva le 
    rappresentazioni e conoscenze pregresse e, in relazione ai temi che si 
    vogliono affrontare, mette in evidenza le direzioni che più proficuamente 
    possono essere seguite per rendere l'oggetto culturale adatto ad essere 
    appreso in profondità.
 Tale pratica assume promuove la riflessione metacognitiva e strategica 
    presso i docenti, in quanto migliora la consapevolezza del valore formativo 
    riconosciuto ai saperi da far acquisire e potenzia l'efficacia dei percorsi, 
    che diventano più significativi per i soggetti in apprendimento.
 
 Valutazione
 
 Le mappe concettuali costituiscono anche veri e propri strumenti di 
    rilevazione che possono incrementare il potere conoscitivo ed amplificare le 
    valenze formative della valutazione.
 La rilevazione delle conoscenze attraverso la strutturazione di mappe e 
    schemi può mettere in evidenza, più agevolmente di quanto sia possibile con 
    altri strumenti, la dimensione processuale dell'apprendimento, i concetti 
    che il discente ha strutturato in seguito all'esperienza, i rapporti di 
    inclusione gerarchica fra di essi, i legami logici (temporali, causali, 
    concausali …) che stabilisce fra elementi di sapere, il grado di 
    integrazione complessivo delle conoscenze.
 In tal modo è reso più profondo lo sguardo conoscitivo e diventano 
    potenzialmente più mirate le strategie di intervento, che hanno punti di 
    ancoraggio più solidi per incrementare la crescita delle potenzialità 
    individuali di apprendimento. Accanto alle funzioni diagnostiche, vengono 
    esaltate le potenzialità riflessive e metacognitive delle mappe quando il 
    soggetto viene reso partecipe dei processi di interpretazione attraverso 
    pratiche autovalutative: la rappresentazione in forma visiva di quanto sa e 
    pensa sostiene lo sguardo critico da parte di chi impara e favorisce 
    autocontrollo ed autoregolazione, con la promozione di una autonomia 
    conoscitiva sempre maggiore (12).
 
    2.3. Aspetti critici
 L'utilizzo delle mappe concettuali a scopo formativo pone tuttavia alcune 
    questioni critiche che proviamo di seguito ad identificare brevemente.
 
 Relatività
 
 Le mappe concettuali vanno considerate sempre frutto di un'elaborazione 
    personale: esse esprimono il punto di vista individuale e risentono dello 
    scopo e del momento nel quale sono prodotte. Tale osservazione deve rendere 
    particolarmente prudente il riferimento a modelli rappresentativi 
    precostituiti -in genere quelli strutturati dal formatore- sia come proposta 
    di apprendimento, ad esempio quando si utilizzano le mappe come strumento di 
    comunicazione culturale, sia come criterio per la valutazione: non ci sono 
    mappe-tipo riferite ad un certo argomento o ambito di conoscenza, ma vanno 
    ammesse differenti possibilità rappresentative. In generale, le mappe devono 
    essere considerate come strumenti flessibili, intrinsecamente dinamici ed 
    aperti a diverse possibilità comunicative.
 
 Congruenza epistemologica
 
 Le possibilità rappresentative delle mappe concettuali non rispondono con 
    uguale efficacia alle specifiche caratteristiche logico-argomentative dei 
    differenti domini di conoscenza. E' stato osservato, ad esempio, che esse 
    risultano particolarmente adatte alla rappresentazione negli ambiti di 
    sapere caratterizzati di "nuclei stabili" (13) di conoscenza, facilmente 
    catalogabili ed organizzabili, mentre con maggiore difficoltà consentono di 
    dare conto delle dimensioni critico-interpretative: il riferimento va, ad 
    esempio, all'ambito filosofico o letterario, a talune dimensioni del 
    discorso storico e storiografico.
 In generale, si deve segnalare che l'utilizzo di organizzatori semantici 
    come facilitatori dell'insegnare/apprendere non può essere disgiunto dalla 
    considerazione della natura dell'oggetto culturale che si intende comunicare 
    e non può, dunque, essere considerato come generalizzabile.
 
 Formalizzazione
 
 Un'ulteriore questione da segnalare riguarda i rischi di astrattezza e di 
    formalismo che l'utilizzo delle mappe può comportare. La difficoltà a 
    cogliere la trasformazione in chiave simbolica di messaggi o esperienze che 
    sono oggetto di spiegazione di una mappa può infatti limitare la 
    significatività di quest'ultima e l'incidenza sull'organizzazione cognitiva 
    del soggetto; tale rischio, presente particolarmente quando le mappe 
    concettuali vengono proposte come facilitatori della comunicazione 
    educativa, va tenuto in attenta considerazione ripercorrendo se necessario 
    in forma guidata e problematizzante i vari passaggi induttivi, dal dato 
    conoscitivo alla sua simbolizzazione, lasciando aperta la possibilità di 
    pervenire a soluzioni rappresentative alternative, maggiormente 
    significative per i soggetti a cui la comunicazione educativa si rivolge.
 
 Sistemi di codifica
 
 La fruizione e costruzione efficace di mappe concettuali non fa riferimento 
    ad unica modalità di codifica simbolica, ma richiama diverse possibilità di 
    realizzazione sul piano grafico (14). L'utilizzo efficace delle mappe 
    concettuali richiede l'acquisizione di una buona padronanza di tali sistemi 
    di codifica, in modo da rendere possibile il confronto intersoggettivo e 
    intrasoggettivo: è in gioco, in altri termini, la necessità di poter dare 
    un'interpretazione univoca alle mappe una volta prodotte, sia da parte dello 
    stesso soggetto in tempi diversi sia fra soggetti diversi, per favorire lo 
    scambio e la condivisione della conoscenza.
 
 3. Mappe concettuali, rappresentazione della conoscenza e apprendimento 
    mediato dal computer
 
 Con il diffondersi delle tecnologie multimediali dell'informazione sembra 
    delinearsi, almeno a livello concettuale, una certa identificazione della 
    comunicazione con la didassi: all'idea di "società educante" potremmo 
    accostare quella di "ambiente docente" (15), nel senso che l'ambiente parla 
    oggi essenzialmente il linguaggio della trasmissione tecnologizzata dei 
    messaggi; la comunicazione attraverso le tecnologie multimediali, in altri 
    termini, si carica di valenze formative ed interpella la riflessione 
    pedagogico-didattica a farsi carico di molteplici questioni. Proponiamo 
    alcuni brevi spunti in merito all'uso del computer in relazione ad alcuni 
    significativi "punti di incrocio" con i problemi relativi alla 
    rappresentazione della conoscenza ed all'utilizzo della mappe concettuali.
 Possiamo identificare almeno due livelli di discorso.
 In prima istanza, possiamo riferirci all'uso "pratico-utilitaristico" (16) 
    del computer, come sorta di sussidio che permette di potenziare l'efficacia 
    dell'apprendimento. Il riferimento va, in questo caso, particolarmente 
    all'utilizzo di software che facilitano la costruzione di mappe concettuali, 
    ampliano le possibilità di realizzazione di schemi di rappresentazione della 
    conoscenza: sono ormai disponibili molteplici e collaudate proposte in tal 
    senso (17).
 La realizzazione di mappe e schemi per mezzo di software non deve far 
    dimenticare alcune delle esigenze segnalate in precedenza, quali l'apertura 
    a diverse modalità di rappresentazione in risposta alle personali modalità 
    di lettura della realtà, ai momenti ed agli scopi comunicativi; 
    l'adattabilità alle caratteristiche dei diversi campi di sapere; la 
    rintracciabilità dei riferimenti all'esperienza o alle conoscenze da 
    simbolizzare; l'efficacia comunicativa e la facilità d'uso del sistema di 
    codifica proposto.
 Un ulteriore livello di discorso può essere affrontato superando una la 
    logica che considera in maniera essenzialmente strumentale dell'uso del 
    computer, per considerare le caratteristiche del linguaggio multimediale e 
    l'influenza che esso esercita sulle modalità di pensiero e di apprendimento 
    individuali (18). Tra i molti aspetti che si potrebbero mettere in evidenza 
    (19), accenniamo ad una questione particolarmente rilevante, riferita alla 
    natura essenzialmente ipertestuale della comunicazione supportata dal 
    computer, alla sua struttura fatta di nuclei informativi collegati fra loro 
    in forma reticolare o associativa: di fatto, possiamo dire che una logica 
    "per mappe" (20) è sottesa, generalmente, alla costruzione di materiali 
    informatici e che essi inducono il soggetto fruitore a "pensare per mappe", 
    peraltro secondo modalità che sembrano essere particolarmente vicine ai 
    meccanismi di elaborazione mentale della conoscenza e che possono 
    incrementare il ruolo attivo e costruttivo da parte di chi ne fruisce. 
    L'ipertesto, infatti, permette di costruire percorsi individuali di 
    conoscenza, di seguire i link che paiono più rilevanti, di leggere un 
    messaggio attribuendo significato ad alcuni elementi piuttosto che ad altri.
 In realtà rimangono aperti alcuni dei problemi evidenziati in precedenza.
 Le strutture logiche sottostanti la costruzione di ambienti informatici sono 
    comunque generalmente "date", secondo scopi e punti di vista ben precisi: il 
    soggetto, che ha certamente un certo margine di libertà nella costruzione 
    del proprio percorso di conoscenza, si muove comunque entro una struttura 
    argomentativa che privilegiata certi concetti, certe chiavi di lettura del 
    sapere e dell'esperienza. Si tratta di tenere presente l'importanza, sul 
    piano educativo, di mettere talvolta in discussione il "formato" di sapere 
    proposto, recuperando se necessario un riferimento più diretto al sapere ed 
    all'esperienza individuali, anche con il ricorso a forme comunicative e 
    rappresentative alternative, in modo da offrire occasioni di riflessione 
    critica ed un approccio alla conoscenza più autenticamente costruttivo.
 
    NoteSono stati proposti diversi 
    formalismi per la rappresentazione della conoscenza: il termine mappa 
    concettuale viene inizialmente proposto da J. D. Novak e D.B. Gowin (Learning 
    how to learn, Cambridge University Press, New York, 1984; trad. it: 
    Imparando a imparare, SEI, Torino, 1989), in riferimento ad una concezione 
    essenzialmente gerarchica della memoria semantica; l’uso del termine mappa 
    concettuale in questo scritto vuole avere una valenza più generale 
    estendendosi a diversi tipi di mappe, a struttura gerarchica, reticolare 
    (A.M. Collins, M.R. Quilian, Retrieval Time from Semantic Memory,”Journal of 
    Verbal Learning and Verbal Behaviour”, 1969, 8, pp.240-247 cit in B.M. 
    Varisco, Alle radici dell’iperstestualità, in A. Calvani, B.M. Varisco, 
    Costruire/decostruire significati, Padova, Cleup, 1995); radiale (T. Buzan, 
    The MindMap book, BBC Books, London, 1995).
 Le possibilità di utilizzo 
    delle mappe vengono indagate nell’ambito della psicologia cognitiva, della 
    psicopedagogia e dalla didattica, ma anche della ricerca sociale per lo 
    studio delle decisioni politiche ed organizzative.
 Una rassegna di ricerche sul 
    potere esplicativo e predittivo della mappe cognitive si può ritrovare in L. 
    Codara, Le mappe cognitive. Uno strumento di analisi per la ricerca sociale 
    e l’intervento organizzativo, Roma, Carocci, 1998, pp.65 e ss.
 La funzione strategia della 
    mappe cognitive è valorizzata particolarmente negli studi sociali (si veda 
    L. Codara, op.cit.74 e ss).
 Abbiamo affrontato tale 
    questione altrove: D. Maccario, Didattica e rappresentazione delle 
    conoscenze. Utilizzare mappe e schemi per costruire/far costruire 
    apprendimento significativi, in A. Rossebastiano (a cura di), Per la 
    scuola del 2000. Maestri tra presente e futuro, Tirrenia Stampatori, 
    Torino, pp. 95-106. Si rimanda anche alla bibliografia finale per 
    riferimenti più estesi su questo aspetto.
 Continua a costituire un punto di riferimento fondamentale il 
    lavoro di J. D. Nowak e D.B. Gowin, Imparando a imparare, cit; ricordiamo 
    anche il più recente: J.D. Novak, Learning creating, and using knowledge: 
    Concept maps as facilitative tools in schools and corporations, Lawrence 
    Erlbaum, Mahwah N.J.,1998 (trad.it L’apprendimento significativo. Le mappe 
    concettuali per creare e usare la conoscenza, Erickson, Trento, 2001).
 E. Damiano, L’azione 
    didattica. Per una teoria dell’insegnamento, Armando, Roma, 1993.
 Un approfondimento in tal 
    senso si ritrova in D. Maccario, Strategie metacognitive e studio 
    universitario. Un'esperienza di studio con l’utilizzo delle mappe cognitive, 
    in C. Coggi (a cura di), Una facoltà allo specchio, Pensa Multimedia, Lecce 
    (in stampa).
 Rispondono a questa esigenza, 
    ad esempio, gli schemi  di sintesi e gli esercizi che sempre più spesso si 
    ritrovano nei libri di testo e nell’ambito del materiale didattico rivolto 
    agli allievi della scuola primaria e secondaria.
 Una proposta didattica 
    rivolta agli studenti universitari si ritrova in D. Maccario, P.Ricchiardi, 
    Riuscire all’università. Strategie e strumenti per costruire il proprio 
    progetto di apprendimento, Pensa Multimedia, 2003, pp.113-134.
 Il riferimento fondamentale, 
    almeno per quanto riguarda l’Italia, va a Elio Damiano ed al suo gruppo di 
    lavoro (E. Damiano (a cura di), Insegnare con i concetti, SEI, Torino, 1994; 
    E. Damiano, Guida alla didattica per concetti, Juvenilia, Bergamo, 1999); si 
    può vedere anche P. Tamir, Concept mapping, in A. Levy (ed.), The 
    International Enciclopedia of Curriculum, Pergamon Press, Oxford, 1991
     Abbiamo approfondito altrove 
    la questione: D. Maccario, Valutazione: processi cognitivi e metacognitivi, 
     in  C. Coggi, A. Notti (a cura di), Docimologia, Pensa Multimedia, Milano, 
    2002, pp.191-213.
 T. Maldonado, Critica della 
    ragione informatica, Feltrinelli, Milano, 1997, p. 134.
 I concetti possono essere 
    espressi da un unico termine o da brevi espressioni, può essere proposto o 
    meno l’uso di box per indicare il loro livello di generalità, si può 
    ricorrere a caratteri diversi, i legami fra i nodi concettuali possono 
    essere espressi da frecce o linee di stile variato, possono essere 
    “etichettati” con espressioni che ne specificano il significato; la mappa 
    può essere distribuita spazialmente  seguendo orientamenti diversificati 
    (dall’alto al basso, da sinistra a destra, dal centro verso l’esterno).
 C. Scurati, Tecniche e significati. Linee per una nuova didattica formativa, 
    Vita e Pensiero, Milano, 2000, p.10.
 C. Scurati, op.cit., p.31.
 Possiamo segnalare, fra le 
    proposte più significative i programmi “Inspiration 7,5” (http://www.inspiration.com/ 
    ); “Personal Brain” (
    
    http://www.thebrain.com ); “Concept Map Tools” (http://cmap.coginst.uwf.edu/); 
    “Wmap” (http://far.unito.it/wmap 
    ).
 Possiamo richiamare le 
    posizioni di M. Mc Luhan e di D.R. Olson ( si possono vedere: M.Mc Luhan, Il 
    medium è il messaggio. Un inventario di effetti, Feltrinelli, Milano, 1981; 
    D. R. Olson, Linguaggi, media e processi educativi, Loescher, Torino)
 Per un'esposizione più 
    analitica si può vedere: R. Maragliano, Manuale di didattica multimediale, 
    Laterza, Bari, 1995.
 Per un'esposizione più 
    analitica rimandiamo a B.M. Varisco, cit., Padova, Cleup, 1995, pp. 1-86; P. 
    Ardizzone, Gli ipertesti, in C. Scurati, cit. pp. 81-109.
 
    BibliografiaAlfieri F.-Colombo M.-Del Lungo Barbi M. G., Scienza cognitiva e educazione, 
    Bollati Boringhieri, Torino,1992.
 Antonietti A., Il divenire del pensiero, Cortina, Milano,1995.
 Antonietti A., Cantoia M., La mente che impara, La Nuova Italia, Firenze, 
    2000.
 Ardizzone P., Di qui al cd-rom. L'ipertesto fra formazione e autoformazione, 
    gioco e ricerca, Elle Di Ci - Leumann, Torino, 1998.
 Ardizzone P., Gli ipertesti, in Scurati C., Tecniche e significati. Linee 
    per una nuova didattica formativa, Vita e Pensiero, Milano, 2000, pp. 
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    Winston, New York, 1967; trad.it. Educazione e processi cognitivi Angeli, 
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    rappresentazione fra filosofia e scienza, in Damiano E. (a cura di), 
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