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La storica costruzione della rete di canali.
  Il reticolo idrografico - Falde e risorgive- Il Canale Cavour - L'Associazione di Irrigazione Ovest Sesia

 Questa pagina esamina la formazione storica del reticolo idrografico del Vercellese. Ecco la rappresentazione cartografica del territorio vercellese, che  evidenzia il suo attuale assetto idrografico.
 


La rete irrigua vercellese si estende per 12.000 Km. Nella rete sono integrati sia i canali artificiali primari ( che tendono a seguire le linee di livello) che quelli secondari ( che tendono a seguire la massima pendenza ). A questi si aggiungono tutti i corsi d'acqua naturali minori di origine risorgiva ( indicati in azzurro ) - Il cartogramma è tratto da Borgia ( a cura di ) Le risaie del Vercellese, Guida al paesaggio, alla storia, alla natura delle terre d'acqua - Regione Piemonte
 

Nascita e sviluppo della rete irrigua

A metà Ottocento un grande proprietario di terre del Vercellese, il conte Camillo Benso di Cavour, Presidente del Consiglio dei ministri dello Stato sardo piemontese e anche ministro di Agricoltura, Industria e Commercio e delle Finanze, riunì tutta la documentazione sui corsi d’acqua derivati dai fiumi e torrenti, in un unico fondo ed ufficio alle dirette dipendenze del ministero. Fu composto un insieme di testimonianze, importanti per conoscere le diverse origini e ragioni dei diritti d’acqua, per un territorio vastissimo corrispondente al bacino del Po e dei suoi affluenti nella regione piemontese. L'insieme delle carte comprende gli atti di concessione e di passaggio del possesso dei diritti a partire dal tardo medioevo ; per i secoli più recenti contiene anche una collezione di rappresentazioni iconografiche con mappe del corso dei vari canali e derivazioni, con le prese d'acqua, le chiuse, le ruote con i relativi mulini e piste e quant'altro fosse collegato all'acqua. Il fondo che iniziò dalle disposizioni di Cavour è continuato nel tempo sino a noi, dopo essere stato conservato presso l'amministrazione dei canali demaniali, indicata anche come amministrazione dei canali Cavour. La maggior parte della documentazione concerne proprio le acque del Vercellese.
Il Vercellese è, per antonomasia,  il paese delle acque. L'acqua garantì l'irrigazione dei campi e la coltura del riso, ed i canali furono anche uno strumento fondamentale per l’apporto di energia indispensabile per le trasformazioni dei prodotti agricoli e per tutte le altre lavorazioni che richiedevano energia meccanica di origine idraulica.
 


Un canale derivato dal Canale Cavour -  Immagine tratta dal testo di Pietro Monti, L'irrigazione nel Vercellese, 1978
 


Il torrente Marcova tra le risaie sommerse
Foto tratta dall'opuscolo illustrativo dell'Associazione Ovest Sesia

 


Una fitta rete di canali

Il Vercellese è compreso fra fiumi e torrenti, come Dora Baltea, Po, Sesia e torrente Elvo. Nel corso dei secoli venne a formarsi un fitto reticolo di derivazioni che ne hanno fatto un territorio singolare.
Per quanto riguarda la storia dei più antichi canali del Vercellese, non si dispone di dati certi, ma solo di notizie frammentarie, riportate in alcuni studi, come quello del Prato, La vita economica in Piemonte a mezzo il secolo XVIII, Torino 1908 e soprattutto quello del Donna, Lo sviluppo storico delle bonifiche ed irrigazioni in Piemonte, dalle origini ai giorni nostri, Torino 1939.

In alcuni documenti si trova traccia di una derivazione d’acqua del torrente Elvo nei pressi di Salussola, detta Vercellina perché arrivava a fornire acqua alla città di Vercelli, fatta costruire dal vescovo Emiliano per ordine del re Teodorico. Gli statuti di Vercelli del 1241 riportano dei riferimenti alla roggia del Comune di Gattinara, derivata dalla destra del fiume Sesia in territorio di Romagnano, e irrigava i territori di Gattinara, Lenta e Ghislarengo.

I primi interventi nel XIV secolo

Risale al XIV secolo la roggia marchionale di Gattinara, derivata dal fiume Sesia in territorio di Gattinara.
Altra Roggia antichissima è quella di Lenta, derivata dal fiume Sesia, che irrigava i territori di Lenta, Ghislarengo, Arborio e Greggio. Nel 1333 si ha la concessione dell’Imperatore Corrado ai feudatari di Buronzo per derivare dal torrente Elvo, in territorio di Castelletto Cervo, la roggia chiamata di Buronzo, servirà per irrigare i territori di Buronzo, Balocco e Villarboit.

Nel XIV furono costruiti canali di piccola portata dai Comuni; questi canali formano la rete più antica della zona e quella che diede i maggiori benefici all’agricoltura. Nel 1448 il Duca Ludovico di Savoia concesse a due suoi sudditi di derivare, a sinistra del torrente Cervo in territorio di Buronzo, una roggia detta Molinara di Balocco, per l’irrigazione delle terre di Balocco e Villarboit. Le grandi opere furono approntate fra il XV e il XVI secolo, nel periodo della diffusione del riso.

La presenza di grandi proprietà, feudali ed ecclesiastiche, facilitarono la loro costruzione; spesso proprio i detentori delle grandi proprietà ecclesiastiche furono i principali promotori e i possessori dei canali.
La tradizione fa risalire ai monaci cistercensi di Lucedio il merito di aver introdotto e diffuso la coltura del riso nella loro abbazia e in tutto il Vercellese. È attribuibile al loro intervento la costruzione di uno dei canali fondamentali per l’agricoltura vercellese, il canale del Rotto. Infatti una violenta piena del fiume Dora Baltea, aveva aperto un varco nel territorio di Saluggia, definito Rotto.
I Marchesi del Monferrato ne approfittarono per costruire il noto canale; in quegli anni l’abbazia di Lucedio era sotto il patronato dei Marchesi del Monferrato e i monaci intervennero nella costruzione, garantendosi i due terzi della proprietà e godendo in modo privilegiato dell'acqua per le loro risaie. Dal canale del Rotto vennero in seguito derivati altri canali minori ( Naviletto della Camera presso Saluggia e i canali di Livorno e Bianzè presso S. Giacomo.

Ancor prima del canale del Rotto, il secolo XV vede sorgere un canale importante per il Vercellese, che nei secoli sarà oggetto di alterne vicende: il Naviglio di Ivrea.
Nel 1448 per opera di Amedeo VIII fu intrapresa la costruzione di un canale navigabile  per unire Ivrea e Vercelli; i lavori vennero abbandonati da Amedeo IX, che nel 1466 diede la concessione alla sua consorte, per derivare un canale dalla Dora, che scendesse verso Cigliano, Villareggia, Moncrivello, Borgo d’Ale, Santhià, Tronzano e poi verso Vercelli. Il progetto presentava alcune difficoltà ( l'aggiramento delle colline moreniche di Masino e Moncrivello, lo scarso dislivello del terreno lungo i 70 chilometri di percorso del canale ) che poi furono superate. I lavori di costruzione iniziarono grazie al contributo dei signori e delle comunità delle zone attraversate dal canale, che fornirono gratuitamente le terre destinate al passaggio e la mano d’opera. Il primo tratto del Naviglio fu terminato nel 1471. I lavori furono sospesi a causa di alcuni dissidi sorti con il Marchese di Monferrato, che voleva usufruire dell’acqua che attraversava le sue terre, riducendo però la portata del canale, ostacolando la navigazione delle barche, scopo per il quale esso era stato destinato. I lavori terminarono nel 1474.
In realtà Il Naviglio d’Ivrea diventerà, a  causa della sua difficile manutenzione,  un semplice canale per l’irrigazione, assolvendo per poco la funzione di canale navigabile. In origine doveva essere destinato al trasporto delle derrate e del sale tra Ivrea e Vercelli. Dato il carattere torrentizio del fiume Dora, il letto del naviglio era soggetto a continui insabbiamenti e alla rottura delle opere di presa delle acque.

Fra il 1554 e il 1584 venne costruito il Roggione di Vercelli, derivato dal torrente Elvo alla confluenza con il torrente Cervo nei territori di Quinto, mentre più tardi venne derivata dal torrente Cervo la roggia Marchesa. Vittorio Amedeo III nel 1782 aveva disposto che il denaro, proveniente dalle vendite del patrimonio dei Gesuiti, fosse impiegato per derivare delle acque da impiegare nei terreni del Vercellese e del Biellese. Ci furono numerosi progetti che furono esaminati da una speciale commissione costituita nel 1782 ma tutti vennero scartati.

Le opere del XVIII e XIX secolo

Si fa strada un nuovo progetto: un canale dalla Dora Baltea all’Elvo. Nel 1783 venne ordinata la costruzione di un canale che partendo dalla Dora nei pressi di Mazzè, e scendendo a sud nei pressi di Cigliano, deviava ad oriente verso Bianzè, Santhià e Carisio, per poi finire nell’Elvo.
Fu attivato nel 1785 e fu chiamato canale di Cigliano, nome mutato in canale Depetris nel 1887, dopo che nel 1858 la sua portata era stata aumentata. Dopo l’attivazione del canale di Cigliano venne derivato il Naviletto di Saluggia che servì ad integrare l’irrigazione dei territori di Livorno, Lamporo, Crescentino e Fontanetto.

Nel settecento c'era stata la costruzione del Naviletto della Mandria, diramatore del Naviglio d’Ivrea, nonché del Naviletto S. Damiano, derivato dal torrente Elvo. Ci fu una ripresa dei lavori di canalizzazione durante il periodo della dominazione francese. Nel 1800 il conte Giovanni Maria Magrelli costruì un canale che derivava le acque dal Naviletto di Saluggia per portarla fino alla sua tenuta, servendo molti altri terreni. Nel 1837 venne costruito il Canale di Asigliano, e nel 1840 quello di Rive,derivati dal Canale di Cigliano. Tutte le opere idrauliche successivamente realizzate nel Vercellese sono legate alla costruzione del “grande canale” che avvenne tra il 1863 e il 1866.

Alla fine dell'Ottocento

Ricevendo maggiori quantità d'acqua, più razionalmente distribuite, nel secondo Ottocento, il vercellese poté trasformarsi anche in esportatore di questa risorsa verso i territori contigui. Sul terminare del secolo, infatti, la sua ricchezza in questo settore contrastava in modo stridente con le condizioni in cui languiva l'area situata tra Dora Baltea e Naviglio d'Ivrea, povera e arida. Concluso il canale Cavour, nell'arco di pochi anni si provvide anche a far risalire parte delle acque d'origine vercellese sino ad irrigare 1.500 ettari nelle campagne di Cigliano e Borgo d'Ale, Dal 1883 un'ardita opera ingegneristica permise di sollevare di 21 metri, 700 litri d'acqua al minuto - tratti dal naviglio d'Ivrea - grazie alla forza motrice fornita dal canale Depretis. Seguirono elevatori analoghi, come il Valentino e quello di San Germano, che prendeva acqua dal canale Lanza, a beneficio di 400 ettari in territorio di Casale.(1)

Canali, rogge, cavi e scaricatori nel Novecento
 

L'Associazione Ovest-Sesia finì per avere al suo attivo, dalla data di costituzione al 1884, ben 23 nuovi canali, pari a circa 80.000 metri di sviluppo. Nel 1867 erano state incamerate le acque di Ronsecco e Caresana, precedentemente di proprietà ecclesiastica. Nel 1873 vennero costruiti il raccoglitore di Crescentino, il nuovo cavo di  Ronsecco, il nuovo raccoglitore di Rive, il cavo di Verga e l'impianto di elevazione delle acque, quest'ultimo. in collaborazione con un gruppo di agricoltori. Negli anni Dieci del XX secolo la mano pubblica riprese l'iniziativa nei confronti dei canali vercellesi. Tra il 1909 ed il 1910 promosse l'ingrandimento del Naviglio d'Ivrea, dal canale Depretis al Cavour, per portare ad esso le acque della Dora, come già era avvenuto per il canale Farini. Sino alla metà del secolo non si cessò di agire, realizzando una serie di interventi, volti soprattutto a dare organicità all'uso e alla gestione delle risorse idriche, nonché a completare la rete d'adduzione d'acqua ove ancora carente o dove si verificavano nuove necessità.
Tra il 1924 e il 1933
, con successivi provvedimenti di legge, si pose inoltre fine all'antico regime di concessione gratuita di derivazioni dai canali demaniali trasformando quelle che erano state utenze perpetue in normali concessioni, così che i consumi d'acqua poterono essere razionalizzati, riducendoli alle reali necessità ed eliminando gli sprechi.
 


Comprensorio irriguo vercellese - Cartina tratta dal volume di Pietro Monti, L'irrigazione nel Vercellese, Vercelli 1978
 

Il Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese

Nel 1928 vennero concesse ( in proprietà o in gestione ) all'Associazione d'irrigazione Ovest-Sesia tutte le opere di derivazione e canali della Baraggia vercellese, perché riordinasse l'uso delle risorse e realizzasse le nuove opere necessarie. Vennero da allora acquistate direttamente dall'Associazione, la roggia Marchesa, derivata dal Cervo in territorio di Candelo, la roggia marchionale di Gattinara, che prende origine dal Sesia, quella di San Damiano, che si diparte dall'Elvo, mentre fu presa in gestione la roggia comunale di Gattinara.
Per provvedere alla medesima zona, nel 1950, sarebbe stato costituito il Consorzio di bonifica della Baraggia vercellese, responsabile per 36 Comuni, distribuiti su un'area di quasi 44.000 ettari; di lì a quattro anni veniva redatto il Piano di bonifica generale della Baraggia. Nel corso del secolo, l'incremento continuo delle coltivazioni risicole rese necessari altri sostanziali interventi, sia per sopperire alle carenze dei periodi di magra, che per raggiungere sempre nuove zone della Baraggia vercellese.
Spicca tra le realizzazioni degli anni Cinquanta il progetto per il Canale Regina Elena. Iniziato nel 1938 ed entrato in esercizio nel 1954, deriva dal Ticino (utilizzando le acque del lago Maggiore regolato) e si immette nel canale Cavour in prossimità di Novara, dopo un percorso di quasi 25 chilometri; la sua portata all’imbocco è di 70 m³/s. Poiché l’invaso del lago Maggiore rappresenta, specie nei periodi di carenza idrica, la più sicura fonte di approvvigionamento per l’intera rete, il canale Regina Elena ha per l’appunto la funzione - oltre che di estendere l’irrigazione a terreni asciutti - di integrare le ricorrenti deficienze del canale Cavour.
( http://www.estsesia.it/comprensorio/rete.html  )
 


Il Canale Regina Elena


Il Canale Regina Elena nell'ambito dei progetti del consorzio
dell'Est Sesia


In tempi più recenti  baraggi, paratoie e sfioratori ( sbarramenti meccanici ) sono stati ammodernati, sono stati rivestiti in cemento gli alvei di numerosi canali tra cui quello di Rive, di Asigliano, quello della Mandria, il Magrelli, il Naviglio di Ivrea ed il Naviletto di Saluggia.

 



Sbarramento che regola il deflusso delle acque dai fiumi
alle derivazioni secondarie

 


Il Canale di Asigliano durante una fase di manutenzione
 

Baraggio : sistema a paratoie posto trasversalmente al canale al fine di elevarne il livello a monte; sistema di derivazione d'acqua da un canale ad un altro.

Paratoia:  saracinesca in legno, metallo o cemento che serve a regolare il deflusso dell'acqua attraverso canali o corsi d'acqua naturali
 


Fonti bibliografiche:
Prato, La vita economica in Piemonte a mezzo il secolo XVIII, Torino 1908
-
Donna, Lo sviluppo storico delle bonifiche ed irrigazioni in Piemonte, dalle origini ai giorni nostri, Torino 1939.
-
Giuseppe Bracco, Uomini, campi e risaie nell'agricoltura del Vercellese fra età moderna e contemporanea, Unione agricoltori di
  Vercelli e di Biella, 2002
- Pietro Monti, L'irrigazione nel Vercellese, Vercelli 1978
- Borgia ( a cura di ) Le risaie del Vercellese, Guida al paesaggio, alla storia, alla natura delle terre d'acqua - Regione Piemonte
 

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