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      STORIA DI MANTOVA
 Remotissime sono le origini di Mantova. Diventò città sotto gli Etruschi
      dei quali la popolazione mantovana conservò a lungo sangue e spirito
      civile, nonostante la successiva permanenza dei Galli, sostituiti,
      sul finire del III° secolo a.C., dai conquistatori romani. Al
      tempo di Augusto nacque il poeta Virgilio in un borgo
      chiamato Andes situato nel luogo in cui oggi, poco lontano da Mantova, è
      la frazione di Pietole appartenente al comune che porta il nome del poeta.
 
 Caduto l'impero romano, anche Mantova subì le invasioni barbariche.
      Vuole la tradizione che sia stato in territorio mantovano, presso
      Governolo, che papa Leone Magno indusse Attila ad
      interrompere la marcia verso Roma.
 
 Dopo questo cupo periodo Mantova venne inclusa nell'immenso feudo di
      Canossa, la potente famiglia di cui Matilde fu l'ultima e più
      illustre rappresentante. Morta la famosa contessa (1115) il popolo
      mantovano instaurò il governo comunale, durato fino a quando le
      lotte intestine non favorirono le ambizioni di Pinamonte Bonacolsi che
      nel 1276 si fece proclamare Capitano generale perpetuo di
      Mantova. Ma nel 1328 i
      Gonzaga ordirono una
      congiura e, cacciati i Bonacolsi, si
      impadronirono del potere che tennero fino al 1707. Poi, salvo
      la parentesi napoleonica tra il 1797 e il 1814, il territorio
      mantovano fu soggetto all'Austria fino al 1866 quando diventò
      parte dell'Italia unita.
 Numerosi monumenti attestano la feconda operosità del periodo comunale,
      il solenne prestigio della famiglia Bonacolsi, la prestigiosa magnificenza
      di casa Gonzaga.
 
 
 LA CORTE
 
 Dagli anni del ducato di Guglielmo
      fino al sacco di Mantova del 1630, la corte dei Gonzaga vive uno
      dei suoi momenti di massimo splendore.
 I tre duchi che si avvicendano in questo arco cronologico, ciascuno
      con la propria personalità estremamente caratterizzata, interagiscono con
      la corte in modo significativo, ogni volta trasformando completamente –
      almeno in apparenza – l’atmosfera che vi regna. A sua volta la città
      stessa, fitta di palazzi, chiese, conventi, botteghe, laboratori
      artigianali, negozi, mercati, interagisce con la corte ducale,
      accogliendola al centro del suo cuore pulsante.
 I personaggi che popolano Palazzo
      Ducale - il vero luogo in
      cui si materializza la corte ducale - e Palazzo Te sono innumerevoli e ricoprono le cariche e i ruoli più
      vari: il microcosmo della corte è un organismo perfettamente autonomo ma
      nello stesso tempo vive e respira attraverso un continuo scambio
      dialettico con l’esterno, inteso ovviamente non solo come città ma più
      universalmente come quell’insieme ricchissimo di relazioni molteplici
      che i Gonzaga hanno saputo intessere dovunque lungo lo scorrere del tempo.
 Pittori, decoratori, scultori, vetrai, orafi, artigiani di ogni genere e
      competenza; letterati, poeti, musicisti, cantanti, attori, compagnie
      teatrali, maggiordomi, ballerini, cuochi; e poi ancora botanici, medici,
      dottori universitari, precettori, astronomi-astrologhi, alchimisti,
      chiromanti, maghi, ciarlatani: buona parte di tutto questo caleidoscopio
      di personaggi viveva a corte, apparteneva a una scala gerarchica, lavorava
      al servizio del duca, e costituiva una "bocca" a carico delle
      finanze ducali.
 Il quadro si completa aggiungendo ecclesiastici e membri
      dell’aristocrazia mantovana che svolgono spesso ruoli di primo piano
      presso l’apparato burocratico che regola il meccanismo della
      corte gonzaghesca: la cancelleria ducale. Essa è in perenne evoluzione
      nel tempo; occorre tener presente che infatti, oltre alla diversa
      atmosfera creata a corte dall’avvicendarsi di ciascun duca, in questa
      fase storica ovvero a partire dalla seconda metà del Cinquecento
      anche la cancelleria sta cambiando profondamente: vengono attuate
      importanti riforme che testimoniano il completamento
      dell’evoluzione delle forme dello stato signorile a quello burocratico
      amministrativo, cui corrisponde un processo di aristocratizzazione
      dell’intero strato superiore della società inserito nel meccanismo
      statuale governato dal duca.
 Dal castellano all’ambasciatore, dagli archivisti ai corrieri, dal
      segretario al cancelliere di stato, al consigliere, ogni presenza
      contribuisce al buon funzionamento della cancelleria.
 I funzionari in questi anni di norma mutano gli incarichi al fine di
      progredire nella carriera cancelleresca: un'unica persona spesso può
      passare dal ruolo di cancelliere a quello di segretario e, magari
      attraverso la carica di diplomatico inviato alle corti estere – fuori
      dal ducato gonzaghesco –, può approdare al prestigioso incarico di
      consigliere ducale.
 L’aspetto più caratteristico dell’attività diplomatica nel
      Cinquecento è l’incremento delle residenze stabili, che sul
      finire del secolo sono 7: Venezia, Roma, la Francia e la Corte Cesarea, la
      Spagna, Milano e Genova. In esse risiedono funzionari gonzagheschi che
      oltre alle doti intellettuali hanno avuto un ottimo addestramento
      burocratico iniziato proprio in cancelleria.
 
 
 RAPPORTO CORTE-CITTÀ
 
 Il potere della corte in una piccola città come Mantova pervadeva
      ogni aspetto della vita sociale e culturale e la sua capacità di
      imporre il proprio dominio impedì l’affermarsi di un mercato
      delle opere d’arte basato sulla competizione e sulle leggi fondamentali
      della domanda e dell’offerta. Data questa situazione di un potere
      dominante fortemente accentratore, non stupisce il fatto che spesso i collezionisti
      privati mantovani furono assediati dalla corte, e talvolta anche depredati
      e costretti con vari escamotage a cedere le loro raccolte d’arte più
      ricche e pregiate.
 Il modello stesso del collezionismo
      ducale di conseguenza costituì per gli strati più elevati
      della società locale un termine di confronto ineludibile e un potente
      stimolo all’arricchimento delle collezioni private come mezzo per
      affermare la propria dignità e il proprio status. Seguendo
      l’esempio dei duchi, a partire dai primi anni del Seicento molti
      rappresentanti dell’élite mantovana si trasformarono dunque in
      appassionati collezionisti d’arte e in breve tempo riuscirono ad
      arricchire i loro palazzi di numerosissime opere.
  Mantova, Palazzo ducale
 
 
  Mantova, Palazzo Te
  da 
      http://www.mostragonzaga.it
      
      
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