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Le città trasparenti, fantastiche e disgregate di Alberto Savinio

"Si tratta di vedere le cose che gli altri non vedono: quelle che vivono all'ombra delle sorelle ammirate: le cenerentole della città. Si tratta di vedere le cose che vedono anche gli altri, ma nei momenti in cui gli altri non le guardano, e quelle dimettono la rigidità della posa, si abbandonano, respirano più tranquille."

Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore, città

 

  • Città trasparenti

    Su una piattaforma gigantesca, poggiata su un piedistallo, sorgono le città trasparenti di Savinio; esse incorporano i segni della perenne vitalità della natura, fatta di continue sorprendenti apparizioni . Si tratta di forme che ricordano i contemporanei accumuli di giocattoli tanto nel colore quanto nella disposizione. Per queste forme Savinio si ispira alle pagine dell'alchimista Anatole France, il quale sostiene che con una vista più acuta si può acquisire la capacità di vedere i paesaggi dell'aria.

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Alberto Savinio, La cité des promesses, 1928
 


Alberto Savinio, L'île des charmes,  1928
 

I poliedri delle sue città promesse sono quasi cristallini, incorporei, ma capaci di specchiare, di riflettere i colori dell'atmosfera circostante: sono tutti gli oggetti della città, schematizzati, quasi astratti, che proliferano da un magma caotico e interno, attraversati da decorazioni fitte e insistenti,  e poggiano su un invisibile tracciato labirintico.

La cité des promesses  è collegata ad una serie di sei dipinti che Savinio realizza per la decorazione dell'appartamento del gallerista Léonce Rosenberg a Parigi, a cui collaborano anche De Chirico, Léger, Picabia, Valmier, Severini, Rendon, Violler, Metzinger e Ernst.

L'intero ciclo delle "città trasparenti" propone sviluppi di forme spettacolari, che ritroviamo nella produzione di giocattoli nella foresta. Si tratta in questo caso di volumi policromi dai colori squillanti collocati in mezzo ad una natura ancestrale spenta e ottenebrata dal tempo.

La vitalità del sogno ludico ed innocente dell'immersione nel tempo, produce in altri casi forme trasparenti e policrome, specchianti la gioia dell'pprodo, che occupano completamente lo spazio della composizione. L'île du trésor si ricollega al romanzo di Robert Stevenson  ed evoca la presenza - nell'immacolato regno dell'immaginazione - dei soliti caotici ammassi di solidi, di forme preziose, retaggio simbolico e giocoso della città abbandonata. Tali oggetti sono ora trasfigurati in una piramide dinamica e proliferante di forme,  quasi il premio di un ipotetico viaggio ( sorta di navigazione o volo onirico ), che si proietta verso remotissimi approdi. Qui pare, per divino prodigio, remoto anche il male della terra.
 

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A. Savinio, Objets dans la forêt, 1927-1928
 


Alberto Savinio, L'île du trésor, 1928
 

  • Città disgregate attraversate da demoni

    Dagli anni Trenta le immagini metafisiche divengono più violente, con stravolgimenti delle forme più ossessivi e decisamente meno gioiosi, dove la natura stessa sembra produrre apocalittiche e distruttive metamorfosi
    Appaiono demoni deformati nelle loro tentacolari espansioni, che avvolgono le strade del meriggio o i  borghi immersi nella nera notte.





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A. Savinio, Le temple foudroyé, 1931
 


A. Savinio, Il demone meridiano, 1950
 

Le atmosfere si fanno talora ancor più spettrali, attraversate da folgori simboliche  minacciose di morte, che solcano il terreno, devastando gli edifici sacri o tracciano spettrali fasci di luce, annunciando una imminente devastante disgregazione della città.
 

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A. Savinio, La notte sul borgo, 1950
 


A. Savinio, Scenografia per l'Armida di G. Rossini, 1952
 

  • Una fonte iconografica

Davvero sorprendente la somiglianza dei cieli spettrali ed incombenti sulle città di Savinio con quelli di alcune composizioni del pittore spagnolo  El Greco , che riprende temi mitologici e biblici in ambiente controriformistico tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII, accentuando il carattere visionario della mistica spagnola del tempo e ricrea atmosfere e scenografie metafisiche, caratterizzate - tra l'altro - dall'accentuata deformazione verticale delle figure e dalla tensione dinamica dei soggetti di chiara impronta manieristica.
 



El Greco, Veduta di Toledo, 1595

 


El Greco, Laocoonte, 1608-1614
 



El Greco, Santi Giovanni evangelista e Francesco - 1600

 


El Greco, Apertura del quinto sigillo dell'Apocalisse, 1610
 

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