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    ● Bagnanti e nudi femminili: i modelli e la loro lenta trasformazione
 Il tema delle bagnanti dà vita nella pittura ottocentesca ad 
    un vero e proprio genere, che prolifera in numerose soluzioni formali e 
    variazioni compositive. La sua fortuna è dovuta senz'altro all'ascendenza 
    dai modelli classici rinascimentali
 ( Raffaello, 
    Il trionfo di Galatea, 1511  )
    
    e neoclassici ( Trevisani,
    Trionfo di Galatea,  ) che ripropongono la 
    sacra presenza del divino nella natura.
 In seguito compaiono alcune raffigurazioni spoglie da intenti 
    celebrativi del divino e il tema di giovani donne che si bagnano 
    liberamente in fiume o in mare ricorre con una certa frequenza nella pittura 
    francese del primo Settecento ( 
    Jean-Honoré Fragonard, Bagnanti, 1765 - 1770 
    )
 Le personificazioni del divino - in forme marine, lacustri, fluviali, 
    con la presenza di ninfe, naiadi e tritoni - all'interno della natura 
    comunque non si estingue con l'età neoclassica. Il fatto che esse, 
    nella loro pura nudità oggettivino l'eterna, appagante suggestione del 
    rapporto dell'uomo con gli elementi naturali, fa sì che anche l'Ottocento 
    talvolta utilizzi  temi 
    mitologici sullo sfondo di paesaggi del tutto contemporanei, 
    plausibilmente riprodotti con tecniche realistiche. E' quanto avviene in 
    Camille Corot,
    Il bagno di Diana, 1873 - 1874.
 
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     R Raffaello, Il trionfo di Galatea, 1511
 
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  Jean-Honoré Fragonard, Bagnanti, 1765 - 1770
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  T Franco Trevisani, Trionfo di Galatea,  
    prima metà del XVIII sec.
 
 
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  Camille Corot, Il bagno di Diana, 1873 - 1874
 
 
 
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    ● Una nuova sensibilità per luce che si posa sul corpo femminile
 E' con Courbet che la
    concretezza e la fisicità del corpo femminile inizia ad avere una 
    diretta celebrazione, nel suo abbandono alla natura, intuita ora come 
    referente di piena liberazione del soggetto. Ne La 
    sorgente ( 1868 ) appare una figura femminile di scorcio, che si 
    bagna nelle acque di un fiume, in uno di quei fiumi che furono meta delle 
    sue frequentazioni giovanili dei dintorni di Ornans, sua città 
    natale, nella valle della Loue, in compagnia degli amici  più tardi 
    compagni di cacce nel sottobosco. Non sarà mai del tutto cittadino
    Courbet;  questi e
    altri soggetti esprimono un
    nuovo rapporto diretto e libero 
    con la natura, che anche l'ambiente parigino di lì a poco scoprirà.
 
    Con Renoir 
    il nudo femminile si libera in parte dai suoi referenti  
    classici, anche se a livello figurativo i modelli rinascimentali di
    Raffaello sono 
    largamente operanti ne Le Grandi bagnanti ( 
    1884 - 1887 ) e la linea di
    Ingres sarà  
    riscoperta dopo la crisi della fase impressionistica, dopo gli anni '80. Il 
    relativo allontanamento dai modelli è avvertibile soprattutto nella prima 
    fase della sua produzione, che è segnata dal consorzio 
    artistico con Monet 
    a La Grenouillère. Vi è in 
    questo momento la ricerca della purezza del colore, tesa a rendere 
    l'intensa luminosità delle atmosfere naturali. In 
     Nudo 
    al sole (1875 ) l'impiego - in attente gradualità tonali - stese 
    a 
    morbide e larghe pennellate, dà la sensazione di appiattire la figura 
    sullo sfondo, confondendo con il fogliame la pagana sensualità del 
    corpo femminile, attraversato dal chiarore di macchie luminose 
    trapelanti dall'alto . Difficile è definire il rapporto che 
    intercorre tra queste soluzioni espressive e il contesto ( 
    artistico-culturale e sociale ) che le rende possibili. Sono anni 
    tormentati in effetti quelli successivi alla caduta della Comune parigina: le intense sensazioni 
    offerte dalla natura a  La Grenuillère non costituiranno comunque 
    l'approdo definitivo  della ricerca pittorica dell'artista.
 
    In seguito, i nudi di 
    Renoir acquisteranno 
    un'imponenza sempre più marcata. La suggestione del 
    Il trionfo di Galatea di
    Raffaello, 
    finalmente contemplata nell'originale, influenza la sua concezione della 
    bellezza in arte. Il tema della 
    bagnante è sempre più frequente, ma gli
    schizzi "en plein air" diventano 
    solo l'antefatto di opere successivamente eseguite in studio.  Le 
    Le Grandi bagnanti realizzate tra il 1884 e 
    il 1887, sono l'esempio più convincente della nuova fase evolutiva della 
    poetica pittorica di Renoir, tesa a conferire forma e solidità alla ricca 
    esperienza percettiva della stagione  
    impressionista. 
    L'incontro con il tocco costruttivo di
    Cézanne, visitato all'Estaque è ricco di suggestioni per Renoir, allora 
    interessato a conciliare istante e durata, a innestare lo studio 
    della luce e del colore su una struttura più solida, aspirando a una
    sintesi tra osservazione diretta e temi eterni. Nelle figure il colore circola liberamente 
    entro forme nette, espressione di un gusto che esalta armonie chiare e 
    sintetiche. 
    «Verso il 
    1883 si produsse come una frattura nella mia arte. Ero arrivato
    al punto estremo con l'impressionismo e constatavo che non sapevo ne 
    dipingere, ne disegnare, in una parola ero in un vicolo cieco», confessa Renoir 
    a Vollard, 
    rievocando la crisi di quegli anni. In quel periodo, lo studio della 
    luce, del suo carattere mutevole, fino a quel momento componente 
    fondamentale della sua pittura, comincia ad apparirgli qualcosa che può 
    metterlo fuori strada; l'artista torna al lavoro d'atelier, al disegno 
    portato a compimento con paziente accanimento, allo studio delle 
    tecniche tradizionali.
 
     Le Grandi bagnanti, opera 
    ispirata 
    al classicismo cinquecentesco,  è preceduta da una serie 
    vastissima di disegni, per la necessità di 
    riflettere sulla struttura interna del dipinto.  Circola inoltre 
    in esso una sensualità morbida e  
    accesa, nonostante l'insistenza sui contorni e il tono decolorato 
    dell'insieme. A un clima vagamente mitico, che propone una visione 
    atemporale della donna nel contesto della natura,
    si mescola un 
    senso di bellezza contemporanea e cittadina, uno charme prettamente parigino 
    con accenti di oggettività quasi fotografica: pur condizionato dai 
    grandi esempi, l'artista non rinuncia a essere "moderno".  
    Eseguita in studio,  Le Grandi bagnanti 
    rappresenta il punto estremo del 
    rifiuto della tecnica impressionista, i colori sono posti 
    all'interno di contorni nettamente definiti, la linea argina le 
    masse. Proust nella Fuggitiva, la descrive minutamente come 
    una delle opere più belle di Elstir, il personaggio al quale l'autore 
    della Recherche conferisce i tratti di vari impressionisti:
 «Donne nude in 
    un paesaggio fitto di verzura [...] Una ragazza solleva il piede, con 
    l'altro spinge nell'acqua una compagna che resiste allegramente, levando la 
    coscia, bagnando appena il piede nell'acqua azzurra. Il levar della coscia 
    vi produceva con l'angolo del ginocchio un meandro a collo di cigno [...] 
    Statue nude di dee come quelle che i grandi scultori disseminavano a 
    Versailles sotto i boschetti».
 
    Il tema dell'eterna forza rigeneratrice della natura, 
    rivissuto nel contesto dell'avanzante modernità, trova soluzioni artistiche 
    estremamente profonde e stimolanti nell'opera di 
    Paul Cezanne, capace di 
    universalizzare tale tematica riscoprendone le matrici mitiche, 
    ripercorse a lungo dalla cultura occidentale.Nel clima della terza mostra degli impressionisti le  Cinque 
    bagnanti  di
    Cezanne vennero criticate come opera "maldestra e barbara". In 
    realtà essa presenta una perfetta
    sintesi di primitivismo e razionalismo nella resa degli
    spazi naturali, armonicamente 
    fusi con i nudi femminili. Si combina in tal modo la spontaneità 
    con la composizione classica del gruppo ( a struttura piramidale ). Il 
    motivo delle Bagnanti si collega a vicende autobiografich; ai 
    ricordi giovanili dei bagni fatti con 
    Zola 
    nell'Arc e nella Torse, presso Aix-en-Provence: ricordi nostalgici 
    per qualcosa di definitivamente perduto, di un incontro armonico 
    dell'uomo nel grembo della natura, che assumeva le valenze della mitica 
    età dell'oro in cui la fusione tra uomo e natura si era 
    realizzata pienamente e si era poi spezzata con l'avvento della modernità
 
    Le figure delle Bagnanti 
    possono richiamare il principio femminile, la potenza creatrice 
    primigenia e, significativamente, il tipo muliebre che compare al centro 
    del gruppo riporta a Demetra,
    la dea greca della terra coltivata, del grano, la divinità legata all'eterno 
    ciclo della natura. Le tre versioni de Le Grandi bagnanti, opere 
    di grande formato alle quali l'artista lavorò dal 1898 al 1905,  
    vengono considerate il suo testamento spirituale. Per questa serie 
    Cézanne si 
    è servito di disegni, studi e copie di capolavori dell'arte 
    antica; l'artista li ha utilizzati soprattutto per fissare i punti 
    chiave della composizione, prestando molta  attenzione alla 
    componente strutturale del quadro. Lo schema base costituito da figure 
    in piedi o sedute viene arricchito, nell'ultimo periodo, da altre pose più 
    mosse, senza che in esso si verifichino mutamenti essenziali; 
    il riferimento all'acqua 
    appare tipico soprattutto dei primi dipinti della serie, mentre 
    successivamente 
    Cézanne tende a eliminarlo. 
    Nel ciclo delle 
    Bagnanti 
    Cézanne ha cercato di raffigurare la "verginità del mondo", 
    la totale fusione delle origini tra elemento umano ed elemento naturale, uno 
    dei miti più ricorrenti nell'immaginario classico. L'evanescente
    contorno della città 
    sullo sfondo del dipinto, testimonia però che questo tema non è solo 
    richiamato come lontano referente culturale, ma è intimamente rivissuto e 
    riattualizzato all'apparire del nuovo secolo che vedrà la 
    vittoria definitiva del moderno industrialismo.
 
    ( da M.T. Benedetti, Renoir, Art e Dossier 
    n°81, Giunti 1993 )
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     Sor G. Courbet, La sorgente, 1868
 
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     A. Renoir, Nudo al sole, 1875
 
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  1 A. Renoir, Le grandi bagnanti, 1884 - 1887
 
    
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     Paul Cezanne, Cinque bagnanti I, 1885
 
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     2 Paul Cezanne, Le grandi bagnanti I, 1898 - 
    1905
 
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     Paul Cezanne, Le grandi bagnanti I, 1906
 
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    ● Ritrarre la fisicità: la cura del corpo nei gesti quotidiani 
    Un ultimo aspetto, certo non secondario dell'immaginario 
    artistico che si sviluppa nel secondo Ottocento, legato alla nuova cultura 
    figurativa del realismo e dell'impressionismo, è
    l'interesse per il corpo 
    femminile colto nell'intimità di gesti quotidiani 
    e ripetitivi
    ( come il lavarsi, il pettinarsi, lo specchiarsi... ) ritenuti 
    tradizionalmente aspetti bassi dell'esistenza, non certo meritevoli 
    di essere immortalati in un'opera artistica rispettosa 
    dei modelli accademici. Soprattutto
    Degas 
    realizza numerosissimi studi ( pastelli, carboncini, litografie, 
    gessi su carta, tecniche miste )  su questi temi, ma anche
    Toulouse-Lautrec e
    Bonnard consentono di 
    verificare una nuova sensibilità artistica in tale direzione. Il realismo di Degas 
    si misura con questi soggetti a partire dalla metà degli anni '80, 
    quando è ormai totalmente consumata la stagione dell'impressionismo e il 
    disegno, con la cura per il modellato, divengono precisi 
    strumenti di indagine del reale. Una realtà - quella femminile - non 
    idealizzata o sottilmente evocata, ma costantemente annotata 
    nelle sue elementari costanti antropologiche, colta in movenze 
    quasi animalesche, freddamente ed impersonalmente ricostruite, spesso 
    deformate, curiosamente, da posture eccentriche, in torsioni 
    di corpi  sgraziati ed inestetici .
 A questi esiti figurativi, straordinari sul piano artistico, ma 
    decisamente inusuali e forse inaspettati, si aggiunge la tendenza di
    Degas - 
    propria degli ultimi anni di produzione - a 
    distorcere le espressioni dei suoi 
    personaggi, cancellando con velature 
    oscuranti i volti o deformandoli in tratti scimmieschi. Lo scritto 
    di Darwin 
    su L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali ( 1875 ) 
    gli era certamente noto ed egli intendeva in qualche modo 
    interpretare scientificamente la funzione del disegno e della 
    pittura, scrutando e rappresentando gli echi di queste possibili 
    analogie. La donna badando 
    al suo corpo, immersa nella tinozza, nell'atto di asciugarsi, di 
    pettinarsi, reclinando mollemente il capo,
    vive solo dei suoi movimenti, 
    diventa oggetto di osservazione 
    impietosa: non parla mai per lei l'espressione degli occhi, ma 
    sempre la sua sagoma riproposta di schiena, di fianco o con prospettive 
    dall'alto che misurano estensioni e sforzi degli arti, tensioni, 
    strofinamenti, pressioni, scorrimento di oggetti...... Insomma la 
    materialità degradante, impreziosita solo dalla gradevolezza e dalla 
    precisione del tratto artistico.
 
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    | 
  nu E. Degas, Donna nuda che si asciuga, 1886
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  Degas, Donna al bagno ( litografia ) 1896
 
 
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    | 
    Così lo scrittore 
    Huysmans interpreta mirabilmente la capacità di
    Degas di 
    alterare figurativamente la realtà, lasciando trasparire 
    in  la 
    demistificazione della figura femminile, che egli intende, 
    consapevolmente, operare: | 
  
    | " Degas, che in stupendi quadri di danzatrici, aveva così implacabilmente 
    reso la decadenza della mercenarla istupidita da meccanici sollazzi e da 
    monotoni salti, alimentava [...] coi suoi studi di nudo, un'attenta 
    crudeltà, un odio paziente. Pareva che [...] egli avesse voluto usar 
    rappresaglie e buttare in faccia al suo secolo l'oltraggio più eccessivo,
    con l'abbattere l'idolo costantemente risparmiato, la donna,
    che lui avvilisce. E allo scopo di ricapitolar meglio le sue 
    ripugnanze, la sceglie grassa, panciuta e corta. Qui è una di pelo rosso, 
    grossa e grassa, infarcita [...]; si piega in due, volendo portare il 
    braccio dietro la spalla [...] là è una bionda, rattrappita, tozza e ritta 
    [...], là poi è un donnone accoccolato che pende tutto da un lato, si 
    solleva su una gamba e ci passa sotto il braccio, si tocca nella tinozza di 
    zinco [...] Tali sono [...] le pose impietose che questo iconoclasta 
    assegna all'essere adulato da inutili galanterie. C'è, in questi 
    pastelli, qualcosa del moncherino di storpio, del seno sciupato [...] tutta 
    una serie di atteggiamenti inerenti alla donna anche giovane e graziosa 
    ...] ranocchiesca e scimmiesca [...] Ma al di là di quell'accento 
    particolare di disprezzo e di odio, bisogna vedere in quelle opere 
    l'indimenticabile veracità dei tipi eseguiti con un disegno ampio e 
    profondo, con una foga lucida e controllata, come con una febbre a 
    freddo [...] E la suprema bellezza delle carni inazzurrate o rosate 
    dall'acqua, rischiarate da finestre chiuse con tende di mussola, in stanze 
    oscure [...] Degas suscita ancora, in ogni quadro, la sensazione della 
    stranezza accurata, del non visto [...] la sua opera appartiene al 
    realismo, tal quale non poteva capirlo quel bruto di Courbet, ma tal quale 
    la concepirono certi primitivi».
 
 ( da A.Bargogelli, Degas, Art e Dossier n°76, Giunti 1993 )
 
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  E. Degas, La tinozza, 1886
 
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     E. Degas, La tinozza, 1886
 
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  E. Degas, Dopo il bagno, 1889
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     E. Degas, Donna seduta che si pettina, 1887 - 
    1890
 
 
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  E. Degas, Donna seduta che si fa pettinare, 1885 
    ( part. )
 
    
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     E. Degas, Donna seduta che si pettina
 
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    | 
    Vicino alla figuratività di 
    Degas è quella di
    Toulouse-Lautrec,
    caratterizzata dal segno rapido, incisivo, che organizza il disegno 
    per cogliere aspetti  transitori della realtà che lo circonda. 
    In
    
    
    Due donne seminude 
    e ne La toilette ( 1896 ) 
    l'artista coglie due momenti di pausa 
    nelle case di 
    appuntamento. Le rappresentazioni colgono con esplicita immediatezza 
    i corpi seminudi delle donne, nella sciatta noncuranza delle 
    sottovesti cascanti nel primo caso ed in una fase di 
    raccolto abbandono del corpo, dopo il bagno nella tinozza, nel secondo. In 
    entrambi i casi il taglio di tipo fotografico dell'inquadratura ( 
    colta dall’alto verso il basso ne La toilette )  
    contribuisce a ricreare l'impressione di naturalezza nel catturare questi 
    istanti di vita in un ambiente precluso alla percezione esterna.
 
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     H. Toulouse-Lautrec, Due donne seminude viste 
    posteriormente
 nella casa di appuntamenti, 1896
 
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     toi H. Toulouse-Lautrec, La toilette, 1896
 
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    ● Gli sviluppi del tema nel Novecento 
    In Bonnard 
    infine ( Nudo davanti al caminetto, 1907 e
    Nudo alla luce della finestra, 1909 ) il 
    corpo femminile si esamina accuratamente allo specchio o 
    resta in un cono d'ombra mentre la luce esterna trapela generosamente 
    dalle tendine di un'ampia vetrata e invade la stanza. In questi soggetti si 
    coglie un più un sottile rapporto simbolico tra gli oggetti e le 
    situazioni. Nella prima delle due opere caminetto e specchio 
    costituiscono i referenti dell'intimità domestica, all'interno della quale 
    stride un po' la nudità esibita, quasi come una provocazione.Ancor più ambigua l'atmosfera di Nudo in controluce dove si instaura il solito scambio emotivo 
    tra ambiente esterno ed interno, già presente nella serie dello stesso 
    autore dedicata al tema della finestra. 
    Questa volta la tensione vitale che sembra sprigionarsi dal quadro è tutta 
    raccolta nella luminosità dell'interno, alla quale il corpo femminile 
    sembra in procinto di donarsi.
 
 Susanne 
    Valadon, madre del pittore
    Maurice Utrillo, 
    dopo essere vissuta a lungo a Montmartre, patria della bohème 
    artistica parigina, era stata modella di
    Degas e di
    Renoir ed 
    aveva vissuto a contatto con
    Toulouse-Lautrec. 
    Abbandonato il circo, dove si esibiva come trapezista, in seguito a un 
    incidente, la sua vocazione artistica fu incoraggiata proprio da
    Degas che 
    ne intuì le straordinarie doti di disegnatrice e di colorista. La pittura 
    della Valadon  
    evolverà dall'esperienza impressionista a quel solido senso della forma e 
    del colore che ne caratterizza l'opera matura. I suoi interni 
    riconducono ad un'intimità 
    riletta autobiograficamente, capace di richiamare la dignità della 
    sopravvivenza quotidiana in un contesto di vita  sempre difficile ( le 
    umili origini, la precoce esperienza di Montmarte, la maternità vissuta 
    fuori dal matrimonio, le varie unioni sentimentali, l'angoscioso confronto 
    con la sofferta esperienza psicologia ed artistica del figlio che tende a 
    sovrapporsi alla sua forte personalità ).
 
 (
    
    http://www.mclink.it/n/dwpress/donnarte/12_97/donnarte.htm )
 
    Maurice 
    Brianchon ( Donne alla toilette, 
    1930 ) è uno dei più delicati e sottili tra i pittori francesi che, 
    tenendosi lontani dalle polemiche dell'avanguardia e dagli 
    ateliers cubisti e surrealisti, rianno continuato a coltivare, negli anni
    Trenta, un realismo intimista di impostazione tradizionale; 
    il cromatismo intenso e raffinato rivela l'influsso dei fauves e dei nabis, in particolare di 
    Bonnard e Matisse.   | 
  
    | 
     Bo P. Bonnard, Nudo davanti al caminetto, 1907
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     P. Bonnard, Nudo in controluce, 1909
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    | 
 
  3 Suzanne 
    Valadon, Alla toilette, 1903
 
 
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  Suzanne 
    Valadon, Nudo sulla coperta a righe, 1923
 
 
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  4 Suzanne 
    Valadon, La camera blu, 1923
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     Maurice Brianchon, Donne alla toilette, 1930
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