Germinale di
Emile Zola, tredicesimo romanzo del ciclo dei Rougon-Macquart, fu
pubblicato a Parigi il 25 febbraio 1885, dopo essere uscito a puntate sul «
Gil Blas » tra il novembre 1884 e il gennaio 1885. L'opera ottenne un
grande successo di pubblico, non solo presso la classe borghese, ma anche
tra i ceti artigianali e operai, e suscitò consensi e polemiche tra i
critici.
Fedele al metodo del
romanzo sperimentale, Zola preparò la stesura del romanzo, che lo impegnò
dal 2 aprile 1884 al 25 gennaio 1885, con un minuzioso lavoro di
documentazione diretta e indiretta. La sua idea originaria, quella di
scrivere un romanzo sulla vita dei minatori, si ispirò
agli scioperi che avevano insanguinato la fine dell'Impero (1869),
particolarmente quelli di Aubin e di La Ricamerie, in cui complessivamente
rimasero sul terreno ventisette morti.
Tra il
febbraio e il marzo 1884 lo scrittore si recò nella zona mineraria di Denain,
nella Francia settentrionale, dove visitò le baracche, le bettole, scese nei
pozzi e si informò sui metodi di lavoro, sulle malattie, sugli incidenti,
sui salari. Inoltre utilizzò studi di carattere
tecnico e scientifico sul lavoro nelle miniere e sulle condizioni dei
minatori, e opere più generali sulla questione sociale e sui problemi dei
lavoratori. Lesse i capitoli dedicati all'esistenza dei minatori da
H. Malot in Senza famiglia (1878) e La vita di Antonio Mathieu
di Paul Heuzy, imperniata sulle vicende di un minatore ribelle.
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La vicenda di
Germinale
si svolge vicino a Lilla tra il 1866 e il 1869. Il
giovane Stefano Lantier, figlio di
Gervasía Maquart, si reca
a Montsou a
cercare lavoro nelle miniere. Entra così nei meandri di un luogo infernale,
dove diecimila minatori soffrono, oppressi da turni di lavoro asfissianti,
magre paghe e baracche prive di luce e di spazio. Stefano trova compagni
buoni e onesti, si affeziona alla famiglia dell'operaio
Maheu
e in particolare alla giovane
Caterina. Un minatore volgare e malvagio,
Chaval,
invidioso delle simpatie che suscita in lei,
la seduce. Stefano fa amicizia
con un macchinista russo, diventato operaio per amore del popolo,
Souvarine.
Cupo e sognatore, anarchico e nichilista, questi rifiuta le soluzioni
riformiste, e vuol distruggere l'umanità per preparare la strada a un
rinnovamento universale.
Vive nella speranza di una rivoluzione promossa da
Bakunin per abbattere il potere borghese.
Stefano
invece si ispira a un socialismo evoluzionista, e fedele a
Marx
sogna di far
aderire i minatori all'Internazionale da poco fondata a Londra. Una
errata politica finanziaria del governo procura dissesti alla Compagnia
delle miniere, che per uscire dalla crisi economica decide di abbassare i
salari. Scoppia un grande sciopero che si prolunga per diversi mesi. Lo
guida Etienne, un capo rivoluzionario che si lascia inebriare dal potere e
dall'ambizione e scatena opposizioni e rivolte tra li operai. Stefano
capeggia il nuovo movimento e incita i compagni a un'inflessibile
resistenza, ma allo scoppio di una nuova sommossa, nello scontro con le
forse militari, molti operai restano uccisi ed egli è costretto a
nascondersi in una galleria abbandonata. Alla fine, davanti all' orribile
miseria delle loro famiglie, i minatori stanno per cedere. Quando a poco a
poco tornano nelle miniere, Souvarine
mette in opera il suo piano
nichilista: danneggia le strutture dei pozzi che franano e vengono invasi
dall'acqua. Stefano uccide Chaval in un impeto di odio e vicino al suo
cadavere, nelle profondità della terra, possiede Caterina che gli rivela il
suo amore, prima di morire dalla fatica.
Salvato da
squadre di soccorso, Stefano Lantier
si dirige a Parigi nella speranza di una prossima
redenzione del popolo, verso quel mondo a cui anche il mistico Souvarine si
era diretto dopo l’eccidio della miniera.
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