L’incognita del terrorismo sulla società occidentale
Costruite un articolo o un saggio breve sulla seguente tematica di carattere storico-politico.

Testo a ) - E’ un’arma feroce quanto efficace, violenta quanto spettacolare, criminale e al tempo stesso politica. Ma soprattutto il terrorismo è un’arma. A volte rappresenta l’extrema ratio per la realizzazione di principi che di per sé sarebbero anche nobili e condivisibili, se il terrorismo non avesse – quasi sempre – la caratteristica di sparare nel mucchio, di sacrificare civili inermi. Spesso la via terroristica rappresenta solo una scorciatoia per raggiungere finalità irraggiungibili per via pacifica. Il fenomeno del terrorismo si è imposto a livello globale con il secolo appena trascorso, ma con un’intensità ed una violenza sempre in crescendo. Non esiste, evidentemente, un solo terrorismo: accanto a quello "contro lo Stato" esiste la violenza terroristica "di Stato". E spesso è difficile stabilire una graduatoria di crudeltà tra un’azione terroristica in grande stile di un commando clandestino che sacrifica vittime innocenti ed il bombardamento di un’aviazione militare regolare di uno Stato civile che condanna alla stessa fine altre vittime innocenti.

Variegato è il mondo del terrorismo: si va dal terrorismo separatista ed irredentista, condotto da movimenti che hanno come obiettivo la lotta per la liberazione del proprio paese da forme di egemonia, per lo più esterne, fino al terrorismo inteso come guerra planetaria per affermare la prevalenza di una concezione del mondo. In altre parole da fenomeni di lotta armata circoscritti come quelli rappresentati dall’ETA basca, dall’IRA irlandese, dalle FARC colombiane, dall’UCK balcanico (solo per fare qualche esempio) fino alla galassia degli esegeti della paura che compongono il network islamico del terrore, in un miscuglio spesso indescrivibile dove lotta di liberazione e terrorismo, appunto, si confondono.

http://www.misteriditalia.com/terrorismo-internazionale/

Testo b) - Un corpetto esplosivo, nessun morto, un kamikaze palestinese di diciassette anni, ogni stratagemma saltato di fronte all'apparizione di una pattuglia israeliana. Cronache di ordinario stillicidio da Baghdad, Gaza, Cisgiordania. La verità è che ci siamo assuefatti al macabro ritornello del terrorismo suicida. La verità è che la logica implacabile della guerra, che tutto omologa nell'indistinzione del colpo su colpo, ci ha fatto perdere di vista rapidamente la tragica asimmetria del confronto fra gli eserciti che ammazzano e i «martiri» che si ammazzano per ammazzare. E tutti ci stiamo abituando a considerare quei corpi-bomba come delle bombe e basta, armi di guerra come altre. Tant'è che nel computo dei morti i terroristi non rientrano: quattro morti più la kamikaze, nessun morto oltre il kamikaze, leggiamo e scriviamo. Ma si sa che la lingua non mente: quel più e quell'oltre, messi lì per bypassare il problema, stanno invece a indicare implacabilmente un'eccedenza, la differenza inassimilabile alla nostra logica, e alla «normale» logica di guerra, del terrorismo sacrificale.

Ida Dominijanni – Il Manifesto gennaio 2004

Testo c)  -  Il mondo è cambiato dopo gli attentati dell'11 settembre. Anche se i colpevoli non sono ancora stati identificati con certezza, è molto probabile che facciano parte di una rete islamica transnazionale.
Diretta che sia dalla figura quasi mitica di Osama Bin Laden
o da qualcun altro, questi attentati ci obbligano ad esaminarne le conseguenze globali per i paesi arabo-musulmani e per il mondo.

Sono attacchi odiosi, alimentati, nel mondo arabo e musulmano, dalla collera e dall'umiliazione di gente respinta da un ordine mondiale che la marginalizza. L'esistenza di una rete capace di una violenza così estrema in nome dell'islam, costringe noi musulmani a chiarire la nostra posizione rispetto al «fondamentalismo islamico». L'Occidente ha la sua parte di responsabilità, ma noi non possiamo sottrarci alle nostre. Mi riferisco all'ascesa di un islam politicamente e socialmente totalitario, organizzato in gruppi armati che promuovono la loro interpretazione unilaterale dei testi sacri.

La maggioranza dei musulmani vuole vivere la propria religione in pace accanto a persone di diversa confessione, approfittando delle nuove possibilità offerte dal mondo contemporaneo. Non cerca in nessun modo di obbligare i cittadini di un paese, musulmani o meno, a vivere allo stesso modo. Esattamente come non vuole condurre una guerra contro il mondo per diffondere la propria religione. Queste tensioni tra un modo aperto e uno totalitario di vivere la propria fede non riguardano solo i musulmani. Negli Stati uniti esiste una corrente cristiana fondamentalista che adotta un linguaggio simile a quello di Bin Laden. Coloni ebrei estremisti, in nome delle proprie rivendicazioni religiose, sono pronti a condurre il mondo alla guerra in nome del Grande Israele. L'influenza dei movimenti islamisti sulle masse diseredate delle società musulmane ha isolato ancora di più le élite musulmane cosmopolite.


di HICHAM BEN ABDALLAH EL ALAOUI

Testo d) - Da giugno 2002 il rapporto tra successi e fallimenti cambia: se a maggio 2002 vi furono 8 attentati riusciti e 7 sventati, a giugno il rapporto è di 6 a 10, a luglio di 3 a 12, agosto 3 a 10, settembre 3 a 9, ottobre 1 a 15, novembre 1 a 18 e dicembre 0 a 18. Tra gennaio e oggi, il numero di tentativi è salito a 122, con due successi soltanto, il 5 gennaio e il 5 marzo. Questi dati parlano chiaro: non c’è correlazione causale tra operazioni militari israeliane e terrorismo palestinese. Solo l’intensificazione dell’attività antiterroristica, le sempre più frequenti incursioni, la sempre più pervasiva rete di informatori palestinesi, i colpi inflitti all’infrastruttura terroristica a seguito di arresti, uccisioni mirate e incursioni militari hanno indebolito la leadership del terrore, e possono sconfiggere il terrorismo.

http://www.ilfoglio.it/articolo.php?idoggetto=8820

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