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G. Guinizzelli -
Io voglio del ver la mia donna laudare
Mappa testuale

La prima parte del sonetto - che anticipa il modo poetico della lode dantesca - trasfigura l'immagine femminile in intensa manifestazione di luminosità (splende e pare). La prima parte del sonetto è impostata sul sistematico confronto della bellezza femminile con le più scelte e preziose realtà della natura: i fiori, rappresentati idealmente dalla rosa ( simbolo d' amore ) ed il giglio ( simbolo di purezza ), i corpi celesti ( la stella diana, ciò ch'è lassù bello ) che trasferiscono le virtù della donna sul piano elevato dal mondo sovrasensibile, più vicino a Dio, i colori più vivi della natura e delle pietre preziose ( ove la vivacità cromatica è ancora una volta legata alla intensità della luce che pervade ed attraversa i corpi con un richiamo alla metafisica della luce ).

La donna pare ispirare lo stesso Amore che si raffina, diventando sentimento alto e puro ( rafina meglio ) e producendo effetti moralizzanti e benefici nell'uomo. Amore smorza la superbia altera, reca perfezionamento morale e religioso ( dona salute / ..fa' di nostra fe' chi no la crede ) mentre esclude dal suo ambito d'azione ( e no 'lle pò apressare )  gli animi non nobili. La vista della donna stabilizza una concentrazione alta dello spirito che non conosce bassezza istintuale ( null'om pò mal pensar / finché la vede ).

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