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Venezia nel vedutismo ottocentesco in Italia

  • Il vedutismo di Bison e Caffi e le scene di vita urbana

    Nel Veneto si protraggono i rimpianti della cultura artistica settecentesca. Accanto al paesaggio che ha come motivo le rovine del passato ( inventato dal veneto Piranesi ) e che ispirò capolavori agli anni giovanili di Canaletto e di Guardi, si impone, con lo sfiorire del mito neoclassico, una nuova fase  del vedutismo veneziano, che ritrae anche scene di vita urbana. Nell'Ottocento le vedute di Venezia hanno un aspetto più dimesso, più anonimo, più romanticamente melanconico che non quelle settecentesche più dinamiche e luminose, volte a celebrare ancora la grandiosità della Repubblica di Venezia. Anche autori come Italico Brass, Ettore Tito, Ippolito Caffi, Bernardino Bison e Guglielmo Ciardi realizzeranno vedute della città lagunare

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G.Berbardino Bison (1762-1844), Il Canal Grande sotto la neve,



G.Bernardino Bison (1762-1844), Il Rialto e il Palazza Camerlinghi
 



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Ippolito Caffi, Il Canal Grande e la Salute sotto la neve, 1841
 

Ippolito Caffi, Neve e nebbia a Venezia, 1841
 
  • Il realismo di Cammarano e Nono

L'opera di Michele Cammarano  è un documento della vita della borghesia veneziana all'indomani dell'Unità d'Italia. Si intravede di scorcio il famoso Caffè Florian a dare un senso di spiccata vitalità a tutta la composizione. Il tono spigliato della rappresentazione e la vivacità cromatica rendono questo realismo un po' bozzettistico, vicino alla pittura degli impressionisti francesi, tutta proiettata alla resa di sensazioni luministiche.
 


Michele Cammarano, La Piazza San Marco, 1869
 

Il realismo di Luigi Nono trasforma in un tema sociale la presenza umana nel paesaggio della laguna. L'opera di Alessandro Milesi ( Panni al sole, 1925 ) testimonia della continuità del genere bozzettistico di ascendenza realistica ed a sfondo sociale, che ancora nel Novecento trova numerose testimonianze.
 



Luigi Nono,  La famiglia del gondoliere, 1890 ca.

 



Alessandro Milesi, Panni al sole, 1925

  • Il vedutismo dinamico di Boldini e di Mentessi

Giovanni Boldini, pittore ferrarese, nella giovinezza aderì al gruppo dei Macchiaioli, mentre nella maturità fu testimone di una vicenda professionale trascorsa interamente nella capitale francese, e scandita da frequenti viaggi in Italia, soprattutto a Venezia. Egli ritrasse con toni dinamici ed eleganti soprattutto il mondo della Belle Epoque. Anche nelle grandi vedute veneziane si sforzò di cogliere le atmosfere sfuggenti ma vivide della città lagunare, estrosamente ritratta in scorci ricchi di pennellate guizzanti e nervose, che destrutturano decisamente le forme tradizionali del vedutismo ottocentesco, per illuminare ambientazioni sorprendenti, quasi sospese sulla superficie lagunare.

La pittura elegiaca Giuseppe Mentessi,  legato alla Scapigliatura milanese, sta agli antipodi della pittura elegante ed estrosa dell'altro suo illustre concittadino ferrarese Giovanni Boldini, il testimone entusiasta del gran mondo di fine secolo. Le immagini di Venezia in Mentessi sembrano piuttosto intrise di una presenza sociale sfuggente e convulsa.
 

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Giovanni Boldini, Vista di Venezia, 1895
 


Giovanni  Boldini, Gondole a Venezia, 1895


Giovanni Boldini, Venezia, 1907
 




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Giuseppe Mentessi,  Venezia; sagrato della basilica di San Marco

 


Si imporrà poi nel corso del secolo il cosiddetto "genere veneziano" ( "impressioni di Venezia") che catturerà numerosi artisti europei attorno alla rappresentazione del fascino tutto particolare della città. Autori stranieri da Turner a Corot, da Redon a Monet si cimenteranno nella interpretazione pittorico- luministica di Venezia.

 

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