La cartografia  La concezione del mondo nel medioevo Il mappamondo medioevale di Vercelli I pellegrinaggi I pellegrini Gli itinerari
I modellini della Terrasanta La devozione della croce

I Sacri Monti

Bibliografia Il progetto. Collaborazioni

La devozione della croce e le reliquie della Cattedrale di Vercelli.

La devozione alla Croce è sempre stata viva in città.  Particolare rilevanza ha ancora a Vercelli il rito dello "scoprimento del Crocifisso" che raduna un gran numero di fedeli della città e dei paesi vicini la mattina di Pasqua.  Il codice LIII dell'anno 1372, conservato presso l'archivio e Biblioteca Capitolare, riporta i momenti della celebrazione. La croce, appesa in origine sull'arco trionfale della basilica, veniva scoperta facendo calare il telo dall'alto al basso: ciò contribuiva a sottolineare l'idea del trionfo del Cristo che usciva dal sepolcro.

In duomo dalla seconda metà del secolo XI esisteva un altare dedicato alla S. Croce al quale, secondo l' Usus - codice LIII - si recava processionalmente il Capitolo nella vigilia della Esaltazione della Croce.  Nello stesso altare si trovava il sacello di S. Teonesto ed erano custoditi i corpi dei tre santi innocenti.

Altra testimonianza importante è il codice CLXV del secondo quarto del secolo IX: nelle prime due carte è riproposto il tema del ritrovamento della croce e della consegna all'imperatrice Elena.  La figura di Elena è presente anche in un importante quadro della cattedrale opera del pittore Ubaldo Gandolfi (1728-1781) e posto sull'altare dedicato a S.Elena e S.Emiliano nella navata sinistra della chiesa.  Il quadro, dipinto nel 1775, rappresenta Elena in ginocchio davanti alla croce.

Il tema del ritrovamento della croce è riproposto in due componimenti poetici del codice CXVII dell'Archivio e Biblioteca Capitolare, noto come Vercelli book.  Nel primo, intitolato "Sogno della Croce", il poeta ascolta dalla croce la narrazione della crocifissione, deposizione e sepoltura di Gesù, il suo ritrovamento e la sua esaltazione. La croce da antico strumento di ignominia diventa strumento di salvezza e dalla croce Gesù trionfa e sale al cielo tra gli angeli ed i santi.  Il secondo componimento intitolato "Elena" è una rielaborazione della tradizionale scoperta della vera croce di Cristo da parte dell'imperatrice.  A Costantino che si prepara alla battaglia appare in sogno la croce con l'iscrizione "In questo segno vincerai".  In seguito alla Costantino si converte al cristianesimo e la madre Elena inizia la ricerca della vera croce in Gerusalemme.  Alla ricerca si oppongono gli ebrei guidati da Giuda che, convertitosi, è battezzato con il nome di Ciriaco ed eletto vescovo di Gerusalemme.  Le tre croci sono ritrovate ed un miracolo indica quella su cui è stato crocifisso Gesù; vengono recuperati anche i chiodi utilizzati per la crocifissione e per contatto con il legno avvengono molti miracoli.  Al ritorno di Elena in patria viene istituita la festa del ritrovamento della croce di Cristo in tutto l'impero.

Segno di particolare devozione sono anche le reliquie custodite nella cattedrale di Vercelli ed in particolare quelle della croce.  Già l'Inventarium scripturarum del 1426  segnala la presenza di un reliquiario in rame che conteneva frammenti del legno della croce.  L’attuale croce reliquiaria però non corrisponde alla descrizione antica, ma ne è un rifacimento databile tra la fine del XVI e la prima metà del XVII secolo.  Si tratta di una croce reliquiaria in argento dorato, con piede polilobo dorato e ornato di graffito, di fattura di area lombarda.  All'interno di sei loculi, chiusi da cristallo, sono contenute le reliquie del legno della croce.

A questo reliquiario sono abbinati altri due in argento dorato di fattura simile con qualche differenza negli ornati, anch'essi databili tra la fine del XVI secolo e la prima metà del XVII.  Hanno piede polilobo graffito e scolpito sorreggente una mostra a doppio cristallo ottagonale legata da una cornice in argento dorato.  Uno contiene le due spine della corona di Cristo donate nel 1344 da Aimerico Avogadro di Cerrione, abate del monastero di S.Benigno di Codifaro di Genova, a Martino de Bulgaro canonico arcidiacono della cattedrale che a sua volta le aveva destinate al duomo di Vercelli.  L’altro conserva alcuni capelli e frammenti delle vesti della Madonna.

Home page