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I pellegrini

  Il desiderio di compiere pellegrinaggi è profondamente radicato nella natura umana.  Come atto penitenziale e di devozione il pellegrinaggio è attestato in testi religiosi pagani molto antichi e nella Bibbia.  Gli Ebrei infatti erano tenuti a recarsi a Gerusalemme tre volte all'anno in occasione delle feste di Pèsach', Shavuoth' e Sukkoth'.  Gli elementi comuni a tutti i pellegrinaggi erano la scelta del luogo significativo per la devozione, il cammino individuale o di gruppo e le finalità del viaggio, che si identificano in genere con il sacrificio.  Nell'ambito biblico il pellegrinaggio rimandava alla condizione del popolo ebraico inizialmente nomade e l'occasione del pellegrinaggio a Gerusalemme era anche motivo di rinsaldare i legami fra clan.  Con il pellegrinaggio quindi non solo si acquistava un nuovo rapporto con la spiritualità e con la fede personale, ma anche il significato sociale era particolarmente intenso.

Agli albori del cristianesimo i pellegrinaggi erano rari poiché il pensiero cristiano della Chiesa nascente tendeva ad accentuare la divinità e l'universalità di Cristo, piuttosto che la sua umanità.  Il numero di pellegrini aumentò durante il secolo VIII. I cristiani, usciti allo scoperto dopo secoli di clandestinità volevano vedere con i propri occhi i luoghi dove Gesù era nato, era vissuto, aveva predicato, ma soprattutto dove era morto e risorto.  Recarsi in Palestina quindi significava trovare una conferma per la propria fede e onorare i luoghi in cui Gesù aveva operato.

I pellegrini provenivano dalle più differenti classi sociali; vi erano sia ricchi che poveri, colti e analfabeti, religiosi e laici , vecchi e giovani.  Soltanto le donne, fino all'800, per intraprendere il cammino verso la Terrasanta avevano bisogno di una speciale dispensa, poiché il papa Gregorio XIII aveva proibito alle donne il pellegrinaggio sotto pena di scomunica.

Erano animati da una grande fede religiosa e, spesso, erano pronti alla morte che, molte volte, li colpiva durante il cammino per le guerre, i predoni o le difficoltà del viaggio.

Tra il VII e I'VIII secolo ad opera dei monaci missionari irlandesi si diffuse la concezione cristiana della vita come ininterrotta peregrinazione.

Contemporaneamente la riforma della penitenza canonica, che prevedeva una corrispondenza tra i possibili peccati e le varie pene, favori anche i pellegrinaggi come espiazione delle colpe. I pellegrini che intraprendevano il viaggio ad espiazione di peccati particolari venivano spogliati dell'abito mondano, simbolo del passato di peccato, nel corso di una suggestiva cerimonia e rivestiti di un nuovo abito umile e modesto, simbolo del cambiamento che intendevano operare in se stessi.  Tutti i pellegrini erano comunque contrassegnati da particolari segni a seconda della loro meta: se diretti a Gerusalemme portavano una croce o una palma idealmente raccolta a Gerico.

Nell'iconografia medioevale il pellegrino che si reca a piedi nei luoghi di culto indossa un mantello lungo fino ai piedi con un cappuccio detto "pellegrina" oppure con un cappello rotondo a tese larghe tenuto fermo da un laccio.  Immancabilmente impugna un bastone da marcia e porta una bisaccia sufficiente per il minimo indispensabile al viaggio.

Molti non si accontentavano di vedere e pregare sul luoghi di culto, ma una volta ritornati volevano tenersi vicino le reliquie, cioè piccole porzioni dei resti mortali dei santi o degli oggetti appartenuti a Gesù o al santi e ai martiri.  Questo desiderio, che alimenta nel medioevo un animato passaggio di reliquie, è segnato dal bisogno di riportare con sé, una volta intrapreso il non facile ritorno, un oggetto che continui a rappresentare un legame tangibile con la straordinaria esperienza vissuta.

Nel secoli IX e X poi vescovi e confessori imposero anche ai pellegrini mete precise al raggiungimento delle quali era legata la remissione della colpa.

Alcuni pellegrini possedevano delle "cartine" con alcuni punti di riferimento, ma la mappa più importante della Terrasanta fu scoperta nel 1896 in una chiesa di Madaba, località dell'attuale Giordania, dove, durante alcuni lavori, fu portato alla luce un mosaico molto ben conservato che risale al secolo VI e che riporta buona parte dei luoghi visitati dal pellegrini.

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