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Le piazze d'Italia: dimensioni mentali della condizione umana


G. De Chirico, Le Muse inquietanti, 1918
 

G. De Chirico, Le Muse inquietanti, 1918

Dagli scambi culturali ed artistici ferraresi con Carrà, Savinio e De Pisis e dalle riflessioni sulla filosofia di Nietzsche e Schopenhauer, nascono le celebri visioni metafisiche.
La città diventa pretesto per assemblare su un palcoscenico quasi teatrale le memorie del passato rinascimentale, affiancate agli emblemi di un'arte classica ( le statue-manichino) ormai priva di riferimenti storici e ridotta a enigmi melanconici e vuoti di significato. Sullo sfondo gli altri emblemi della società industriale, che straniano ulteriormente rispetto all'omogeneità culturale della città.


 

G. De Chirico, Melancolia, 1912

In questa rappresentazione quasi surreale, più che metafisica della città, ricompare la solita struttura architettonica di arcate profonde che tagliano uno spazio aperto, solcato da ombre inquietanti. L'enigma questa volta si regge su nitide corrispondenze tematiche legate a un preciso personaggio. La statua al centro della piazza raffigura Arianna e richiama un prototipo ellenistico presente nei Musei Vaticani. E' immagine mitica che rimanda al labirinto e all'abbandono. Essa è però legata anche alla figura di Dioniso che incontra dopo l'abbandono di Teseo. Fa pensare dunque alla sapienza di un oracolo dovuta allo stato dell'ebbrezza, del sonno, della divinazione.
Lo spazio della città si apre a molteplici suggestioni di significati filosofici mentre un profondo senso di solitudine  pervade il dipinto.


G. De Chirico, Melancolia, 1912
 


G. De Chirico, Melanconia di un uomo politico
 

Nel 1912 appaiono le prime Piazze d'Italia  Con esse ha inizio la fase matura dell'artista, e quella forse più nota ed apprezzata da parte del pubblico: la pittura metafisica.
Le Piazze d'Italia sono visioni di piazze prive di vita. In esse appaiono edifici squadrati e lunghi porticati, che rimandano alle architetture di Firenze, Torino, Monaco, o ai dipinti di Giotto. L'uso di prospettive assurde e sconcertanti, e i colori terrosi evocano l'idea di uno spazio impossibile, in cui tutto è immobile ed il tempo si è fermato.

 

La stessa atmosfera si ritrova anche nelle composizioni di oggetti. Oggetti di ogni genere si ritrovano accostati in contesti temporali o spaziali a loro estranei, deformati prospetticamente. Si crea così un senso di enigma, malinconia e spaesamento. L'uomo e il mondo sono un enigma. Solo individui superiori possono rivelare l'essenza intima della realtà, la vera natura delle cose.
Dietro l'apparenza del quotidiano si cela il mistero dell'esistenza. Il vero artista riesce a tradurlo in immagini.


G. De Chirico, Piazza d'Italia, 1961

 

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