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Le periferie di Umberto Boccioni e Giacomo Balla

L'esperienza artistica giovanile di Umberto Boccioni si intreccia  a Roma con quella di Giacomo Balla : insieme a Severini frequenta infatti lo studio romano del pittore nella sua fase divisionista. In particolare Boccioni resta affascinato dal suo particolare modo di affrontare l'immagine e dal taglio prospettico presente in alcuni suoi dipinti come il Ritratto della signora Pisani ( 1901 ). Qui l'immagine della città si distende come di scorcio, in una vista posta dall'alto di una terrazza, mentre la balconata taglia decisamente la prospettiva aerea alla maniera delle inquadrature di tipo fotografico di  Caillebotte.
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Ritratto di scultore ( 1907 ) e ne La signora Massimino ( 1908 ) come in altri ritratti Boccioni contrappone il luogo intimo e privato di una stanza alla realtà esterna di una strada, inquadrata nel telaio della finestra chiusa. La casa, la finestra diventano il luogo privilegiato da cui osservare, dall’alto, lo spettacolo della vita della città.
 



G. Balla, Ritratto della signora Pisani, 1901
 



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U.Boccioni, Ritratto di scultore, 1907
 


Nel ritratto La signora Massimino la luce si concentra sulla figura della donna seduta all'interno della stanza. Le immagini dell'esterno invece
- quasi del tutto in ombra tranne le poche figure toccate dalla striscia di sole - appaiono comparse casuali, disseminate sullo sfondo appiattito degli edifici, del tram e del carrettino con cavallo. La casa, la finestra assumono quindi il senso di un punto protetto da cui osservare, dall'alto, lo spettacolo lontano della vita della città. Nell'Autoritratto del 1908 la figura dell'artista, in piedi sul balcone, risulta immersa nell'atmosfera esterna di una vera periferia di città. Il cielo è freddo, la strada è deserta, c'è solo qualcosa che si muove in lontananza. Boccioni dipinge con precisione persino un carrettino inclinato all'indietro, tirato da un cavallo, entrambi minuscoli eppure ben distinguibili. La tecnica è perfetta, ma l'autoritratto risulta severo per l'espressione corrucciata del pittore. La lontananza tra la figura in primo piano e il paesaggio desolato testimonia un profondo distacco. Quanto più sfuggente appare all'artista l'umanità, tanto più piccola la raffigura negli sfondi dei quadri e più grande diventa la sua solitudine. Il tema della periferia milanese, che sarà sviluppato in dipinti prefuturisti, risulta qui per la prima volta trattato in una tonalità così uniforme e monotona da accentuare la desolazione della scena. E come se l'artista volesse portarsi all'estremo della consapevolezza mettendo a fuoco la sua sofferenza.

( da G. Di Milia, Boccioni, Art e dossier, n° 133, Giunti, 1998 )

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U.Boccioni, La signora Massimino, 1908




Umberto Boccioni, Autoritratto, 1908
 





U.Boccioni, Periferia, 1909
 

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Umberto Boccioni, Crepuscolo o Strada di periferia
con cantieri edili,  1909
 

Già nel periodo romano Umberto Boccioni, mentre rifiutava lo studio dei modelli classici - alla base dell'insegnamento tradizionale, si impegnava in riproduzioni - disegni, schizzi - di paesaggi urbani, riproduzioni di realtà colte direttamente per strada, studi di automobili. Tali motivi sarebbero poi stati ripresi dai Futuristi. L'incontro con Giacomo Balla apri la sua ricerca all'avanguardia romana ed al Divisionismo, una tecnica pittorica fondata sull'accostamento di piccole macchie di colore puro derivata dal Neoimpressionismo francese. Diversamente dalla maggioranza degli artisti contemporanei, egli nutre uno spiccato interesse per il mondo del lavoro e per la vita urbana, che riflettono la realtà nuova della modernità tecnologica ed industriale. Insieme a Balla e Boccioni troviamo anche Severini, uno dei fondatori del Futurismo. I loro interessi comuni riguardavano nel campo filosofico i testi di Nietzsche, Marx, Engels e Sorel. Il trasferimento a Parigi pone in contatto Boccioni con una vera realtà metropolitana e qui, nell'esaltante atmosfera della città francese, riferisce eccitato dei tram, delle stazioni della metropolitana con le loro luci elettriche, dei caffè, delle donne imbellettate e delle bizzarre danze al Moulin de la Gaiette, dove era ammesso gratuitamente come disegnatore. Nel 1907, dopo un breve viaggio in Russia torna a Milano, dove rimane fino al 1915, stabilendosi con la madre e la sorella nei pressi di Porta Romana, nella periferia industriale della città.

" Sento che voglio dipingere il nuovo, il frutto del nostro tempo industriale" . Cosi afferma Boccioni in quegli anni un'idea che si esprimerà ad esempio in Idolo moderno del 1911. Anche se la forma espressiva non è totalmente matura, anche se la sua ricerca pittorica deve ancora subire la rivoluzione futurista compare già in Mattino e in Officine a Porta Romana, opere entrambe del 1909, la nuova atmosfera della città, che si ridesta segnata dal fluire lento degli operai che vanno al lavoro. Periferie attraversate dalle ombre lunghe del mattino e dai carretti che trasportano materiale edilizio per una città che sta dilatandosi al suo esterno, celebrando così l'avvio dell'età industriale anche in Italia. 

Mattino ( 1909 ) è senza dubbio uno dei più suggestivi tra i paesaggi urbani dell'autore. La composizione, di notevole forza espressiva, è relativamente semplice, impostata sulla grande diagonale della strada e sull'intensa vibrazione cromatica che domina l'insieme. La presenza delle fumanti ciminiere delle fabbriche anticipa il tema futurista della città industriale con la sua attività intensa e la sua animazione, legata alle nuove iniziative economiche.
Siamo nell'età giolittiana, anche l'Italia vive la sua rivoluzione industriale e gli artisti iniziano a mitizzare i simboli della nuova società, per ora ritraendoli nella suggestione di vedute luminose; ben presto li rappresenteranno con il nuovo linguaggio futurista delle linee-forza.

 


U. Boccioni, Mattino, 1909
 







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Umberto Boccioni, Officine a Porta Romana, 1909



Umberto Boccioni, Sobborgo di Milano, 1910-11



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U. Boccioni, Idolo moderno, 1911
 


I primi dipinti di Giacomo Balla di ispirazione positivista combinano temi umanitari con l'interesse scientifico per gli effetti della luce sia naturale che artificiale. Il soggetto del lavoro ritorna di frequente nella sua arte, acquistando talvolta toni di rispetto se non di esaltazione per la fatica umana, come nel trittico "La giornata dell'operaio".

La lezione di Balla nella tecnica divisionista - dove il maggior rappresentante era Pellizza da Volpedo, scomparso nel 1907 -  ispira Boccioni nella fase prefuturista. I soggetti dei quadri di questo periodo, soprattutto nella scelta di periferie urbane in costruzione, anticipano i successivi sviluppi del futurismo. Al tema delle periferie Balla resterà fedele anche nella sua ultima fase di produzione ( La città che avanza, 1942 ).
 


G. Balla,
Luci all'alba a Roma, 1902


G. Balla, La giornata dell'operaio, 1904




G. Balla, La fila per l'agnello, 1942


 



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G. Balla, La città che avanza, 1942

 

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