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La vicenda amorosa da allegoria ad elegia


Sebastiano Ricci, Medoro e Angelica, 1713-1729

La natura cornice della vicenda amorosa. Il tema elegiaco

Nella letteratura italiana (ma analoga osservazione si potrebbe fare anche per altre letterature) il genere elegiaco è, per così dire, un genere "di lunga durata": esso, infatti, risulta presente, sia pur in varie forme e con diversa intensità, dal XIV al XX secolo. Nella poesia classica il termine elegia indica, alle origini, un genere prima metrico che tematico, caratterizzato cioè dall'impiego di un certo tipo di metro (il distico elegiaco) più che dalla trattazione di certi temi. Con gli elegiaci latini di età augustea ( Tibullo, Properzio, Ovidio ) il genere si caratterizza per la dominante tematica amorosa e per l'elaborazione di una vera e propria ideologia elegiaca. Per usare le parole di Gian Biagio Conte, "al centro di questo sistema ideologico è da riconoscere la concezione secondo cui l'amante-poeta è schiavo: della sua donna, della sua passione, della sua incurabile debolezza, e in fondo anche della sua poesia". L'amore elegiaco è soprattutto sofferenza e insoddisfazione; e non si dimentichi che "il nome stesso dell'elegia parlava di una poesia di pianto" (Conte).
 

L'elegia come compianto dell'amante deluso,
che confida alla natura il suo stato d'animo


A Pier Francesco Mola, Erminia scrive su un albero il nome di Tancredi, 1650-1659
( immagini tratte da Episodi e personaggi della letteratura, Electa )
 

Il dipinto rappresenta un episodio del canto VII della Gerusalemme liberata; Erminia che, ormai ambientatasi nel modo di vita pastorale, porta il gregge al pascolo ed esprime il suo amore impossibile per Tancredi scrivendone il nome sulla corteccia degli alberi. L'episodio tassesco inverte originalmente il tema dell'amante inappagato, ponendo la figura femminile al centro del dramma amoroso. Troviamo lo stesso soggetto rappresentato in un bellissimo paesaggio di Salvator Rosa e in una scena dì genere di Michelangelo Cerquozzi.
 


Elegia come idillio amoroso, che isola gli amanti dal mondo esterno

L'idillio amoroso è uno dei soggetti privilegiati dalla pittura, che prevede un numero limitato di varianti iconografiche e richiede la massima concentrazione sulla bellezza delle figure. Idillica ed anche elegiaca - sullo sfondo della guerra che incombe - può definirsi la vicenda di amanti corrisposti, isolati nell'intimità  appartata e privilegiata di di una natura complice e serena.

Angelica e Medoro

"Angelica fugge continuamente dal prepotente desiderio di tutti gli uomini in cui si imbatte, rifiutando anche gli eroi più famosi dell'esercito cristiano. La troviamo aperta all'amore soltanto nei confronti di una figura che nulla ha della brutale aggressività di tutti gli altri: l'imbelle, in fin di vita, giovanissimo, innocente e inesperto, oltre che di umile estrazione sociale, Medoro. I teneri amori con il bellissimo paggio sono uno dei soggetti prediletti dalla pittura profana di destinazione privata del Cinquecento, Seicento e Settecento. Della lunga serie di episodi narrata dall'Ariosto sull'argomento, la tradizione figurativa ha compiuto una scelta esclusiva che non ammette quasi eccezioni. La fortuna figurativa della vicenda concerne infatti soltanto tre episodi: più raramente il ritrovamento di Medoro ferito e semisvenuto da parte di Angelica, spesso Medoro giacente tra le braccia materne di Angelica (e questa soluzione iconografica si distingue solo per attributi di dettaglio dall'iconografia degli amori di Rinaldo e Armida derivata dalla Gerusalemme liberata). Ma soprattutto vengono rappresentati i due amanti che, seduti l'uno vicino all'altro, incidono i loro nomi sulle rocce e sui tronchi degli alberi. L'ambientazione della scena è quella del locus amoenus descritto dal poeta, un paesaggio primaverile, fresco e sereno. " ( da F. Pellegrino, F.Poletti,  Episodi e personaggi della letteratura, Electa )

L'elemento elegiaco in questo soggetto è legato a due aspetti distinti. Medoro, appena guarito dalle ferite, ancor debole fisicamente - scampato alla morte - si offre in tutta la sua tenera ed ingenua delicatezza ad Angelica, vivendo un'esperienza intima e segreta, di cui solo la natura ed il pastore che ospita la coppia sono a conoscenza. Tale privatezza lascia intuire tuttavia intensità e coinvolgimento negli amanti, che nella confessione alla natura esprimono l'intensità della loro passione, scrivendo i loro nomi sugli alberi della foresta.

 




François Boucher, Angelica e Medoro, 1763
( immagini tratte da Episodi e personaggi della letteratura, Electa )

 



Giambattista Tìepolo, Angelica incide sulla corteccia
il nome di Medoro,
1757,
( immagini tratte da Episodi e personaggi della letteratura, Electa )
 

Rinaldo e Armida

Gli amori di Angelica e Medoro e di Rinaldo e Armida sono molto diversi. Lo spirito elegiaco - di tenero abbandono dell'amante nelle braccia della donna - negli episodi che contrassegnano il rapporto tra il cavaliere cristiano e la maga pagana è continuamente condizionato dall'inganno operato dalla natura e dalle arti seduttive della maga. Tasso fa intuire che dietro al sentimento d'amore di Rinaldo c'è in realtà una rinuncia non voluta, una lacuna morale, un errore di valutazione della situazione non ancora percepito. L'idillio nella reggia di Armida,  lussurreggiante e fascinosa, come la natura sempre curiosa nelle sue imprevedibili metamorfosi, nascondono falsità demoniache. Quindi l'atmosfera di dolce abbandono in cui si cala Rinaldo è sottilmente venata dalla malinconia per la promessa militare tradita, per un amore proibito. Solo l'intervento di Ubaldo fornirà al cavaliere crociato la consapevolezza dei suoi doveri. Nello scudo Rinaldo vedrà ritratta la sua vera personalità di soldato, offuscata dall'abbandono amoroso.
Anche Armida del resto ha fatto forza al ruolo di vindice dei pagani, escludendo l'uccisione del cavaliere cristiano e sostituendola con la  seduzione amorosa, che comunque non approderà ad una conquista definitiva.

 




Ludovico Carracci, Rinaldo e Armida, 1583

 







Louis Lagrenée, Rinaldo e Armida, 1766

 

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