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Firenze - Milano - Vercelli L'evoluzione politica del comune. La lotta contro l'impero. Dal comune alla Signoria Autonomie locali e stati regionali

L'evoluzione politica del comune.

I segni urbanistici e la struttura sociale

             

               S.Giminiano - La piazza ha un ruolo importantissimo nella città medioevale:ne è spesso il centro e ne accoglie le funzioni civili, religiose e commerciali. Esemplare è il caso di S. Giminiano dove la piazza del mercato e quella del Duomo e del Palazzo del Popolo sono tra loro strettamente collegate a formare il nucleo centrale del borgo.

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              La formazione e l'evoluzione delle istituzioni comunali è un fenomeno complesso, attuatosi attraverso trapassi che nelle varie città maturarono in momenti e circostanze diverse, ma sempre in connessione con le trasformazioni economiche, sociali, ideologiche delle collettività cittadine, che richiedevano innovazioni politiche e amministrative. L'autonomia comunale italiana ha radici profonde e remote: anche nei momenti di maggior depressione economica e politica le città continuarono ad essere sede di autorità laiche ed ecclesiastiche che governavano il territorio circostante e rimasero anche centro di relazioni economiche che si estendevano in quello stesso territorio e si collegavano con quelle che facevano capo alle città vicine.

              Nelle città non venne mai meno un ceto di cittadini ricchi ed autorevoli che  in varia misura collaboravano con le autorità locali e talvolta le contrastavano. Era un gruppo composito di cui facevano parte proprietari terrieri ( aristocrazia fondiaria ), vassalli vescovili e comitali, mercanti, giurisperiti, e che diventò vera e propria classe di governo quando la lotta per le investiture sconvolse gli equilibri locali determinando una carenza di autorità. un vuoto di poteri a cui si doveva necessariamente provvedere in qualche modo: ne presero l'iniziativa quei cittadini che avevano acquisito capacità amministrative e politiche collaborando con il vescovo o con il conte.  Nell'assumersi questo compito essi intendevano anche frenare la pressione di nuovi elementi sociali    ( popolo minuto, classi artigianali ) che, partecipando appassionatamente ai contrasti religiosi, avevano mostrato di essere capaci di farsi valere e di operare scelte politiche .

 

La coniuratio ( il giuramento comune )

Nelle varie città, in circostanze simili e con procedure analoghe. che fanno pensare a processi imitativi, i cittadini autorevoli che volevano prendere il controllo della situazione si garantirono una solida base di persone fidate e sicure, a cui si legarono con un giuramento di reciproca solidarietà.  Questa unione giurata che le fonti indicano con i nomi di coniuratio, di pax, di concordia, di tregua, si presenta come un'intesa a più livelli: accordo fra i promotori, fra i promotori e la base, fra i componenti della base, che dapprima è composta soltanto da coloro che i promotori hanno chiamato ed in seguito coinvolse tutti i cittadini. Questo non significa che l'accordo fosse un accordo di natura privata : nel Medioevo il limite fra pubblico e privato fu sempre molto labile e comunque la natura dell'accordo finirà per coinvolgere a livello istituzionale l'intera comunità. La nuova organizzazione cittadina prese il nome di comune e i suoi capi presero quello di consoli. Comune è un'espressione che in età romana era usata come sostantivo per indicare il complesso degli abitanti di un municipio e come aggettivo per distinguere ciò che era municipale da ciò che era pubblico, cioè statale

Le torri di San Giminiano - Il più antico potere politico nel comune è gestito dall'elemento  aristocratico. Le varie famiglie  spesso sono divise in rissose fazioni. Le torri, antico retaggio del mastio del castello, testimoniano il costante bisogno di difesa oltre che il simbolo di un potere che si fa sentire ancora duramente sul contado.

 

La fase consolare

Quanto ai consoli, non si trattava di una coppia di consoli come nell'antica Roma, ma di un collegio assai più numeroso, nella cui composizione si rifletteva la composizione dei gruppo che aveva preso l'iniziativa di dare alla città un nuovo governo. Le città avevano fino allora avuto pochi agenti fissi e si erano largamente servite di commissioni di persone di fiducia. alle quali si dava spesso il titolo di boni homines. cioè di «esperti»: la creazione di una magistratura stabile, che, sia pure per un tempo predeterminato, curava gli interessi cittadini e coordinava l'azione collettiva, rompeva una tradizione secolare, ma era al centro dell'accordo tra i capi e la base.

Sul modo di designazione dei primi consoli non abbiamo notizie, ma si può essere certi che le prime nomine furono fatte per acclamazione, nell'arengo, arengo, cioè nell'assemblea generale dei partecipanti all'accordo giurato che aveva dato vita al comune.  In seguito, quando l'unione giurata si allargò a tutta la popolazione maschile e l'arengo risultò poco «manovrabile» si escogitarono sistemi di elezione indiretta a due o tre gradi, che sembravano garantire regolarità e imparzialità di scelte, ma che portavano comunque a scegliere i nuovi consoli nella solita cerchia di notabili. 

Palazzo comunale di Piacenza - Il palazzo del comune è simbolo di una volontà associativa, che porta gli abitanti, riuniti nell'arengo ,a difendere l'autonomia giurisdizionale del comune nei confronti dei grandi signori feudali e dell'imperatore.

Quali fossero i doveri degli aderenti all'unione giurata dei consoli e del consiglio,  lo sappiamo dalle più antiche formule di giuramento che i cittadini prestavano ai consoli e che i consoli prestavano ai cittadini. Queste formule, con le «addizioni» successive, sono il nocciolo intorno a cui si sviluppò la legislazione comunale indicata con il nome latino di Statuta, cioè «cose stabilite». Caratteristico di tutta la struttura comunale è il fatto che i consoli e i loro collaboratori restavano in carica per un periodo molto breve. questo doveva garantire la collettività contro il pericolo dell'affermarsi di un regime personale ed assicurare il mantenimento della libertà, ma non bastò ad impedire che il consolato e tutti gli altri uffici comunali fossero monopolizzati da una ristretta cerchia di famiglie.

Palazzo comunale di Siena - E' il più elegante edificio dell'architettura gotica civile in Toscana, eretto tra il 1297 e il 1342. E' costruito parte in pietra e parte in cotto. La Torre del Mangia di 102 metri è stata costruita nel 1348.

La sala della Pace del Palazzo del Comune di Siena ospita i famosi affreschi di contenuto allegorico di Ambrogio Lorenzetti, Il Buongoverno, Effetti del Buon Governo in città e campagna, Effetti del Mal Governo . Queste opere celebrano la volontà del Comune di enfatizzare positivamente il suo operato in campo politico e amministrativo, idealizzando la portata degli effetti prodotti sulla popolazione della città e delle campagne. E' il governo della città che condiziona nel bene e nel male, nell'ordine o nel disordine il vivere civile.

La fase popolare  

Verso la fine dei - sec.  XII, superata la grave crisi della lotta contro Federico Barbarossa ed ottenuto il riconoscimento della nuova situazione con la pace di Costanza (1183), la struttura si modificò.              I progressi realizzati in tutti i campi dalle attività produttive avevano rafforzato economicamente e socialmente quegli strati della popolazione urbana che in pratica erano esclusi dal consolato e che tutt'al più dovevano contentarsi di cariche secondarie. Organizzati in associazioni di mestiere, essi fornivano anche quelle fanterie che costituivano il nerbo dell'esercito comunale. Consapevoli delle proprie fondamentali funzioni, aspiravano ad avere nel governo comunale un ruolo adeguato e tale da frenare gli abusi che il ceto dirigente aveva finito con il commettere nell'amministrazione della giustizia, nella ripartizione delle imposte, nell'amministrazione dei redditi dei beni comunali.  La pressione dei popolari portò ad una trasformazione radicale della costituzione comunale.  I popolari ripresero la loro avanzata, divenendo quasi dovunque la classe politica dominante.  Nei c'orso dei XIII secolo la costituzione unitaria del comune si trasformò in una costituzione dualistica, a tutto vantaggio dei ceti popolari, perché accanto al consiglio generale, composto da tutti i ceti sociali, fu istituito un consiglio dei popolo, in cui entravano soltanto gli iscritti alle associazioni popolari; il potere esecutivo fu diviso fra  i rappresentanti popolari, i cosiddetti priori, ben presto presieduti da un capitano del popolo. Negli ultimi anni dei sec.  XII intanto al collegio dei consoli fu sostituito un magistrato unico designato con il titolo di podestà.

Todi - Palazzo del Popolo e del Capitano del Popolo ( a sinistra ) e Palazzo dei Priori ( XIII sec. ) a sinistra. I Priori erano i capi delle Arti e ad essi in alcuni comuni era affidato il governo della città.

La fase podestarile

Al posto dell'arengo fu poi costituito un consiglio generale molto numeroso, in cui tutti i ceti popolari erano largamente rappresentati ed in cui la possibilità di discutere le proposte più ampiamente di quanto non si facesse nell'arengo e la norma di votare regolarmente, pro o contro, consentivano un'azione politica efficace e continua. I primi podestà erano cittadini poi furono scelti in città vicine o lontane, ma amiche, nella persuasione che essendo forestieri fossero estranei alle rivalità locali.  Ben presto si formò una categoria professionale di podestà che, regolarmente stipendiati ed accompagnati da un certo numero di collaboratori, si spostavano da una città all'altra: questo favorì la progressiva omogeneizzazione delle istituzioni e delle leggi, che finirono per plasmarsi - regione per regione - secondo schemi comuni.

Il nuovo sistema politico concentrava nei podestà il potere esecutivo, riservando il potere legislativo al consiglio : era un sistema razionalmente elaborato, sebbene fosse tutt'altro che democratico - nei senso moderno del termine- perché alle cariche pubbliche erano eleggibili soltanto coloro che possedevano beni immobili o mobili.  Né vennero meno gli antagonismi che dividevano il vecchio ceto dirigente e lo contrapponevano ai ceti popolari.  

Le fazioni in gara si presentavano come guelfi e ghibellini e cercavano di imporsi agli avversari con la forza: la collaborazione fra partiti, il riconoscimento agli avversari di diritti uguali ai propri, sono concetti che il Medioevo ignorava.  La forza di un partito non consisteva nel numero degli aderenti, nella maggioranza dei voti, ma nella capacità di occupare materialmente la piazza e il palazzo comunale e di espellere gli avversari dalla città.  Gli espulsi si rifugiavano in qualche città vicina. governata da un partito amico e si organizzavano in forme modellate su quelle del comune, con il nome di comune extrinsecorum («comune di quelli di fuori»), preparandosi a rientrare in patria con le armi.

Il passaggio alla  Signoria  

Ma nemmeno il nuovo regime riuscì a conservare l'equilibrio tra le varie forze politiche e, ad un certo momento, unico rimedio parve quello di mettersi sotto gli ordini di un capo che le vicissitudini della lotta politica avevano già fatto emergere. La sua autorità. i suoi poteri vennero riconosciuti con il conferimento dei titolo di dominus signore. li bisogno di ordine, di unità. che è la causa fondamentale dei formarsi delle signorie, là dove le circostanze non consentono l'affermarsi di un regime personale porta all'instaurazione di regimi oligarchici, più o meno ristretti ( come a Venezia ed a Genova ).  Il risultato è lo stesso: per avere la pace si è rinunciato alla libertà e, anche se le forme esteriori non vengono mutate e consigli e magistrature sembrano funzionare al modo antico, lo spirito è ormai completamente cambiato.

 

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