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La lotta tra i comuni e Federico Barbarossa

Federico Barbarossa

La lotta contro Federico Barbarossa, che si protrasse per oltre trent'anni nella seconda metà del XII secolo, fino alla pace di Costanza del  1183, segnò la tappa più famosa ed importante della reazione delle autonomie comunali contro la pretesa imperiale di continuare ad esercitare il suo diretto controllo sulle regioni italiane.

Agli inizi del XIII secolo, l’Impero attraversava un periodo di crisi dovuto a uno scontro tra Guelfi; (partigiani della casa di Baviera) e Ghibellini; (partigiani della casa di Svevia), per il controllo del trono tedesco. Alla fine dello scontro prevalse Federico I di Hohenstaufen che in Italia sarà poi detto Barbarossa. 

Il Sacro Romano Impero Germanico, al tempo di Federico Barbarossa non costituisce uno stato politicamente e amministrativamente unitario. Esso infatti è la risultante di due regni: il regno Germanico (area verde e celeste) e il regno d'Italia (area gialla) Va, poi, tenuto conto che il regno di Germania, essendo uno Stato feudale, è suddiviso, a sua volta in una serie di grandi feudi (Regno di Borgogna e Ducati di Lorena, Sassonia, Slesia, Moravia, Pomerania, Svevia, Franconia, Baviera, Austria, Boemia). Anche il regno d'Italia è frammentato in una serie di altri feudi minori e , soprattutto è caratterizzato dalla presenza di numerosi e prosperi Comuni tra i quali spiccano quello di Milano e la Repubblica di Venezia (area marrone). Contro di essi si infrangerà il tentativo di rafforzare il potere imperiale di Federico Barbarossa

Egli nel 1154 discese nella penisola per farsi incoronare re d’Italia e ripristinare il controllo delle città del nord, cercando di impadronirsi delle regalie (cioè i diritti di imporre tasse, battere moneta, confiscare beni vacanti, amministrare la giustizia…)

Dopo l’incoronazione Federico Barbarossa convocò a Roncaglia (Pavia) i rappresentanti dei comuni italiani e durante un’assemblea dichiarò nulle le regalie di cui i comuni si erano appropriati. Di fronte però all’opposizione dei partecipanti non poté far nulla e dopo una breve azione dimostrativa in Piemonte e in Lombardia discese a Roma dove abbatté il governo comunale di Arnaldo da Brescia.

La seconda spedizione di Barbarossa in Italia avvenne nel 1158 e si caratterizzò per l’asprezza dell’imperatore nei confronti dei comuni del centro nord della penisola e in una seconda assemblea, sempre a Roncaglia, affermò la propria autorità sulle regalie e ordinò che in ogni città si stabilisse un governatore di nomina imperiale proibendo tutte le altre forme di organizzazione politica. 

Di fronte a questa presa di potere la chiesa si schierò dalla parte dei comuni ribelli: il definitivo distacco tra Papa e Impero avvenne con la nomina del pontefice Alessandro III, alla quale, l’imperatore reagì nominando un antipapa. Molti comuni però non accettarono questa decisione e la reazione dell’imperatore fu durissima: dopo un lungo assedio nel 1159 fu distrutta Crema, nel 1162 venne abbattuta Milano e tutte le sue fortificazioni.

 Dopo questi episodi alcuni comuni lombardi e veneti si riunirono in due leghe che nel 1167 si fusero nella Lega Lombarda alla quale aderì anche il pontefice. 

 

Comuni della Lega Lombarda   Comuni ghibellini alleati con Federico Barbarossa

 

Lo scontro decisivo avvenne nel 1176 a Legnano dove le truppe imperiali vennero duramente sconfitte. Dopo innumerevoli trattative nel 1183 fu conclusa la Pace di Costanza in base alla quale i comuni dell’Italia centro-settentrionale ottennero la loro autonomia in cambio di una formale sottomissione all’Imperatore. 

La lotta con i comuni dell'alta Italia continuerà anche con un successore del Barbarossa, l'imperatore svevo Federico II, che non riuscirà comunque ad ottenere la sottomissione delle città italiane.

Nelle immagini che seguono sono raffigurate epicamente gli avvenimenti della decisiva battaglia di Legnano .

A. Cassioli, La battaglia di Legnano (XIX secolo )

In questa raffigurazione dell'Ottocento appare in tutta la sua enfasi la celebrazione del momento della sconfitta dell'imperatore tedesco, scalzato da cavallo, mentre sullo sfondo campeggia il Carroccio ( grande carro a quattro ruote, trainato dai buoi in battaglia come simbolo del comune nella sua autonomia dall'impero  ). Su di esso sventola lo stendardo della città. Adottato fin dal secolo XI l'uso del carroccio si diffuse in molte altre città italiane.

La battaglia di Legano verrà esaltata nel Risorgimento come un glorioso momento di lotta degli Italiani contro lo straniero. L'ostilità dei comuni non nasceva però da un sentimento nazionalistico, ma da motivi economici e sociali. Mancava ancora al popolo italiano un sentimento saldo e preciso di nazione.

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